Non abituiamoci a prezzi del gasolio su valori relativamente accettabili.Con una riga inserita nella delega fiscale il governo Meloni apparecchia, molto probabilmente, un prelievo di 3,1 miliardi di euro dalle tasche degli automobilisti. Così si legge nella delega fiscale “utilizzare il riordino delle spese fiscali (tax expenditures) in determinati ambiti di tassazione, come l’allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina”. In altri termini, molto probabilmente, il governo punta ad eliminare lo sconto fiscale che attualmente è in vigore sul gasolio. Se per la benzina le accise incidono per 0,72 euro al litro, per il diesel pesano per “soli” 0,61 euro.
Secondo i calcoli di Assoutenti questo allineamento si tradurrebbe un aumento di 5 euro in media al pieno, per un importo complessivo di circa 3 miliardi l’anno. Maggior gettito che fa molta gola ad un governo alla disperata ricerca di soldi per far quadrare i bilanci. Mentre su altri tributi, come la tassa sugli extraprofitti di banche e grandi aziende, non si vuole insistere troppo, colpire gli automobilisti è facile e poco rischioso.
Protestano gli autotrasportatori di Fai Conftrasporto che si dicono “preoccupati per il possibile riallineamento delle accise di benzina e diesel citato nel Piano strutturale di bilancio e in una nota chiedono rassicurazioni da parte del governo. “Le notizie che si stanno diffondendo sui media riguardanti interventi nella prossima legge di bilancio sulla accisa del gasolio sollevano legittime preoccupazioni tra gli operatori dell’autotrasporto”, afferma il presidente Paolo Uggè.
Del resto, sinora, il governo Meloni, con una premier che quando era all’opposizione si era vigorosamente, e ripetutamente, scagliata contro le accise, si è distinto per aver eliminato lo sconto fiscale sui carburante che era stato introdotto dall’esecutivo Draghi, in seguito all’impennata dei prezzi energetici innescata dalla guerra in Ucraina. Ultimamente l’effetto è stato attutito dalla discesa delle quotazioni petrolifere che però hanno ripreso a salire negli ultimi giorni e potrebbero risentire dell’aumento delle tensioni in Medio Oriente.
“Quella delle accise è una truffa epocale di Meloni: dall’opposizione accusava Draghi di aver messo uno sconto troppo esiguo su diesel e benzina. Arrivata a Palazzo Chigi quello sconto lo ha tolto, facendo schizzare il prezzo dei carburanti oltre i due euro al litro. Poi ha puntato il dito contro i benzinai, accusandoli di fare speculazione”, ricordano i parlamentari del Movimento 5 Stelle.
Quanto alle accise, la loro storia fa ormai parte del folklore nazionale. Se ne contano ben 20 che dal 1935 in poi sono andate a sommarsi una sull’altra. Prelievi in teoria temporanei per emergenze (guerra in Etiopia, disastro del Vajont, etc) diventate poi permanenti, come non di rado accade in Italia. Oltre al danno c’è la beffa, poiché le accise vanno a comporre la somma su cui applica l’Iva che diventa così una tassa sulla tassa. Il risultato è che il prezzo della benzina è composto al 58% da tasse. Per il diesel ci si ferma al 54%. Ancora per poco.