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In Medioriente va impedito il conflitto totale: la capacità di dissuasione Usa può ben poco

La sconfinata e criminale hybris di Benjamin Netanyahu e dei suoi accoliti nazisionisti sembra finalmente destinata a raggiungere l’obiettivo che si era più o meno lucidamente proposta: la guerra aperta in Medio Oriente e il conseguente scatenamento della guerra mondiale. Unico modo per salvare le flaccide terga ed evitare la destituzione e l’inevitabile reclusione nei carceri patrii o in quelli della Corte penale internazionale.

Ancora una volta l’Occidente, di cui il losco premier israeliano è un’appendice malsana ma purtroppo naturale, paga il prezzo della sua arroganza e della sottovalutazione del nemico di cui è alla costante ricerca per puntellare in qualche modo colla forza militare brutale e indiscriminata il proprio sempre più vacillante predominio sul resto del mondo.

Nonostante i soliti pennivendoli e anchormen di regime si siano sforzati in modo addirittura commovente di farci credere il contrario, è infatti evidente che l’offensiva missilistica iraniana di ieri sera ha bucato, come opportunamente sottolineato dalla prima pagina del Fatto, una delle poche voci libere rimaste in circolazione nella serva Italia di dolore ostello, lo scudo gentilmente messo a disposizione di Netanyahu dagli Stati Uniti.

È altresì evidente che l’offensiva iraniana, pienamente giustificata dal diritto internazionale, dotata dei requisiti di proporzionalità e diretta verso obiettivi militari e altri bersagli legittimi, ha messo in campo solo una piccola frazione del potenziale militare a disposizione di Teheran.

Se quindi nei circoli dominanti israeliani dovesse prevalere il partito della guerra indiscriminata e a oltranza, si profilerebbe sempre più nettamente l’incubo del conflitto totale in Medio Oriente e tendenzialmente, date le alleanze internazionali dei contendenti, nell’intero pianeta. Un esito catastrofico contro il quale dobbiamo lottare con tutte le nostre forze se ci teniamo alla sopravvivenza nostra e delle future generazioni.

Israele del resto è tuttora ben inserita nel sistema occidentale della guerra e dell’industria bellica e gode dello sfacciato sostegno dei principali governi, con in testa (anche per esportazione di armamenti) Stati Uniti, Germania e Italia. La mossa azzardata e maldestra dell’escalation contro il Libano, avvenuta violando la sovranità nazionale e territoriale di tale Stato e di altri, compreso l’Iran (da cui la rappresaglia di ieri) sembrerebbe del resto stata ispirata a Netanyahu anche dalla furbesca – ma in ultima analisi sciocca – mossa di approfittare del vuoto di potere creatosi a Washington, dove, almeno fino all’appuntamento elettorale delle presidenziali del 5 novembre, il malfermo Biden sembra un’anatra più che zoppa: oramai del tutto paralitica.

Netanyahu e i suoi accoliti volevano pertanto mettere il prossimo presidente – fosse esso Harris o Trump, del resto non molto diversi tra di loro sulla questione – di fronte al fatto compiuto dell’avvenuta debellatio di Hezbollah, decapitato coll’uccisione di Nasrallah con una bomba statunitense di vari quintali. Ma hanno fatto i conti senza l’oste, dato che non solo Hezbollah continua a rispondere colpo su colpo, ma è sceso in campo anche l’Iran, con un’offensiva misurata ma politicamente e psicologicamente molto significativa.

Sembra ora che una convulsa discussione si stia svolgendo ai vertici dello Stato israeliano, mentre ben poco si può fare affidamento, come si è visto ripetutamente negli ultimi mesi, sulla capacità di dissuasione degli Stati Uniti, più che mai legati mani e piedi al carro sionista lanciato a velocità folle verso il baratro della catastrofe per sé e per il resto del mondo.

Stesso discorso va fatto, si parva licet, per il governo italiano. La tartufesca Meloni da un lato condanna l’attacco iraniano, cosa che si è ben guardata di fare nei confronti di Israele da sempre, e dall’altro chiede il cessate il fuoco, ma sostanzialmente continua a rimpinzare Israele di armamenti e a garantirgli il suo sostegno politico in sede internazionale ogniqualvolta sia necessario. Né si può dire che l’opposizione, altrettanto tartufesco Pd in testa, brilli per lucidità e determinazione.

Tutti agitano a sproposito il vessillo della cosiddetta sicurezza di Israele, ma la vera sicurezza deve essere di tutti e richiede l’impegno per una soluzione politica basata sull’esercizio del diritto di autodeterminazione del popolo palestinese e quindi sul ritiro di esercito e coloni israeliani da Gaza e Cisgiordania, oltre che ovviamente dalla fine immediata dell’aggressione nei confronti del Libano.

Ma per imporre una tale soluzione a Israele occorrerebbe una comunità internazionale compatta. Il folle criminale al potere a Tel Aviv gode invece ancora del sostegno altrettanto folle e incondizionato dell’Occidente, che impedisce anche alla consistente opposizione radicata nei settori più consapevoli del popolo israeliano di svolgere fino in fondo il proprio ruolo estromettendo il tiranno omicida e stringendo l’alleanza strategica coi palestinesi, indispensabile per il necessario futuro comune, in mancanza del quale avremo sempre e solo guerre sempre più sanguinose.