La possibilità che la gestione di Inter e Milan venga affiancata da uomini scelti dal Tribunale di Milano sarebbe un unicum? No, è già accaduto una volta che un club calcistico si sia ritrovato “accompagnato” da un amministratore giudiziario. Avvenne a Foggia e il commissariamento della società fu disposto proprio dai magistrati milanesi su richiesta dello stesso pubblico ministero (Paolo Storari) che oggi indaga sullo strapotere delle curve nerazzurra e rossonera e ha deciso di avviare un “procedimento di prevenzione” nei confronti di Inter e Milan.

Il caso del Foggia Calcio
La vicenda risale al 2018, quando il giudice per le indagini preliminari Guido Fanales accolse la richiesta di Storari decidendo – primo caso in Italia – di commissariare la società di calcio, indagata ai sensi della legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa. Per sei mesi, il commercialista barese Nicola Giannetti fu l’amministratore giudiziario del Foggia Calcio, che all’epoca militava in Serie B. Il piano inclinato che fece scivolare i rossoneri in quella situazione fu l’arresto del precedente patron Fedele Sannella, coinvolto in un’inchiesta in cui era accusato di aver ricevuto e riciclato circa 380mila euro per pagare in nero atleti, procuratori e allenatori.

I legami con gli ultras da recidere
Una vicenda evidentemente diversa rispetto a quelle che oggi lambisce le dirigenze delle due squadre milanesi, al momento estranee all’inchiesta, ma che dimostra come un procedimento del genere nel mondo del calcio sia già avvenuto. Nelle prossime settimane Inter e Milan dovranno dimostrare, in un contraddittorio, di aver reciso i legami con il mondo ultras, soprattutto sul fronte della gestione dei biglietti per le partite, altrimenti i pm potrebbero chiedere alla Sezione misure di prevenzione del Tribunale un provvedimento di amministrazione giudiziaria, cioè l’affiancamento a manager e dirigenti della società di professionisti affinché vengano ristabilite procedure corrette nella gestione del club.

Cosa avviene ora
La procura guidata da Marcello Viola ha nominato dei propri consulenti per seguire il caso e si sta interfacciando con i legali delle due società. E ha ritenuto, allo stato, che non vi fossero i presupposti per arrivare a una richiesta di commissariamento (su cui avrebbero dovuto decidere i giudici), anche solo di alcuni settori dei club. Per il presidente nerazzurro Giuseppe Marotta “non c’è nulla da temere” e il club “applica protocolli rigidi”. Spetterà ora proprio alle due società dimostrare di aver già superato le numerose criticità alle quali fa riferimento il giudice per le indagini preliminari Domenico Santoro che ha disposto l’arresto di 19 persone al termine dell’inchiesta condotta da Storari e dalla collega Sara Ombra sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Alessandra Dolci, che guida la Dda milanese.

La “sudditanza” e “l’agevolazione colposa”
La situazione più delicata appare quella dell’Inter. L’inchiesta ha “evidenziato che la società interista si trova in una situazione di sudditanza nei confronti degli esponenti della Curva Nord”, ha scritto Santoro parlando di “contatti agevolatori” . L’affresco dell’inchiesta, ricorda il gip, è relativo agli anni 2019 e 2020 e lo definisce “preoccupante”, sottolineando poi che “la situazione non sarebbe di molto mutata negli anni successivi”. Anzi: “Ad oggi, non è per nulla mutata (se non peggiorata) come attestato dalle attività investigative”. Mentre i pubblici ministeri avevano messo nero su bianco che il club nerazzurro “alternando atteggiamenti variabili tra agevolazione colposa e sudditanza, intrattiene (indirettamente) rapporti con la criminalità organizzata e con la criminalità da stadio, incapace di interrompere in maniera netta tali relazioni”. Proprio ciò che ora la procura chiede di dimostrare di aver fatto.

X: @andtundo

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