Nella settimana della maxi indagine della procura di Milano sul mondo ultras e sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle curve dello stadio San Siro, pochi minuti prima della partita tra Inter e Stella Rossa, valida per la seconda giornata di Champions League (e vinta per 4-0 dai nerazzurri), il presidente del club Giuseppe Marotta ha voluto presentarsi davanti ai microfoni: “Innanzitutto voglio tranquillizzare tutti i tifosi. Come i magistrati hanno dichiarato nel corso della conferenza stampa, noi siamo parte lesa e non abbiamo nulla da temere. Allo stesso tempo abbiamo garantito la massima collaborazione alla magistratura e siamo a totale disposizione, lo eravamo prima e lo siamo maggiormente oggi”, ha dichiarato a Sky Sport. “L’Inter ha una struttura e una direzione di sicurezza affidata a un ex funzionario dell’ordine pubblico, che applica protocolli molto rigidi e regolamenti molto stringenti. Noi queste cose le vogliamo sempre far applicare, ma ci sono fenomeni che spesso sono fuori dal perimetro istituzionale e aziendale”. Queste le parole di Marotta, che ha ricordato quanto dichiarato dal procuratore capo di Milano, Marcello Viola, ovvero che sono “soggetti danneggiati“. Ma c’è anche il un giudizio tranchant del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano, Domenico Santoro, che ha firmato i 19 arresti dei vertici degli ultras del club nerazzurro e del Milan. Ad avviso del giudice, le indagini dei pm antimafia Paolo Storari e Sara Ombra hanno “evidenziato che la società interista si trova in una situazione di sudditanza nei confronti degli esponenti della Curva Nord”.
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Le accuse pesanti mosse al club nerazzurro
Nonostante le dichiarazioni rilasciate dal presidente Marotta, l0Inter non è esente da accuse pesanti messe nero su bianco dai pm: infatti, l’Inter di oggi, “alternando atteggiamenti variabili tra agevolazione colposa e sudditanza, intrattiene (indirettamente) rapporti con la criminalità organizzata e con la criminalità da stadio, incapace di interrompere in maniera netta tali relazioni”. Non è un caso dunque che la procura voglia sentire come persone informate dei fatti, e probabilmente lo farà molto presto, il vicepresidente Javier Zanetti e l’allenatore Simone Inzaghi.
L’incapacità di tagliare questi rapporti pericolosi è sottolineata dai pm della Dda di Milano Paolo Storari e Sara Ombra nella richiesta di custodia cautelare per gli ultrà delle curve di Inter e Milan che ha portato in carcere i vertici del tifo organizzato, come Andrea Beretta, già in cella per l’omicidio di Antonio Bellocco, Marco Ferdico e Luca Lucci. Un’indagine per mettere fine al giro di affari illeciti e ai legami della Curva Nord con le famiglie di ‘ndrangheta che hanno cercato di mettere le mani sul business altamente redditizio legato al racket dei biglietti, del catering, panini e birre compresi, dei parcheggi allo stadio Meazza e del merchandising.
Inchiesta ultras, avviato un “procedimento di prevenzione” a Milan e Inter
Sia per Inter che Milan, pur non essendo indagate le società – come dichiarato dallo stesso Giuseppe Marotta – è stato infatti aperto un “procedimento di prevenzione”: non è scattata la richiesta di amministrazione giudiziaria ma ci sarà un contradditorio con i legali dei club. Un procedimento costruito in modo tale da dare la possibilità ai due club, ora ufficialmente “sorvegliati speciali”, di correre ai ripari ed eliminare tutte le situazioni ritenute dagli inquirenti illegali. In caso contrario, potrebbe diventare realtà l’ipotesi di un amministratore giudiziario che lavori a fianco del management per mettere fine a una situazione che, come si legge dagli atti dell’indagine condotta sotto la super visione del Procuratore Marcello Viola, va avanti da tempo. Un discorso che vale soprattutto per l’Inter del presidente Marotta, al quale viene chiesto di tagliare quelle relazioni “pericolose“. Cosa che finora non è stato in grado di fare.