Attacco al procuratore di Napoli Nicola Gratteri, reo di aver criticato la riforma Nordio. L’attacco è di peso, perché è arrivato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che – quando si dice ironia della sorte – è magistrato anche lui. Così come il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Mantovano, alla conferenza stampa post consiglio dei ministri, non cita Gratteri per nome ma è evidente che si riferisce a lui quando dice che “a proposito della legge Nordio approvata qualche settimana fa, quello che caratterizza la reazione di taluni magistrati rispetto a novità normative è un atteggiamento non di lettura critica”, che può portare a correzioni di un provvedimento, “ma è una sorta di riflesso condizionato da una sorta di demonizzazione“. Mantovano lancia il siluro contro Gratteri senza neppure nominarlo, rispondendo a una domanda sulle critiche di diverse procure alla riforma Nordio e in particolare all’interrogatorio preventivo, quello che i pm sono obbligati a prevedere quando chiedono l’arresto di qualcuno. Insomma, è l’aiuto a indagati pure pericolosi come ha denunciato Il Fatto, raccontando delle minacce a un testimone da parte di spacciatori che avevano scoperto la sua identità per la documentazione ricevuta in vista dell’interrogatorio preventivo. Ed è proprio Gratteri che ha ribadito le sue critiche a quella norma, definendola una “norma grottesca”.

Ma per Mantovano si tratta di una “misura che nell’ottica del governo e parlamento rafforza le garanzie, vediamo come funziona, poi se ci sono limiti eccessivi si modificheranno”. E in conclusione: “Trovo veramente complicato il confronto con chi per ogni cosa fa azionare la sirena. È difficile discutere con la sirena continuamente azionata. È un rumore un po’ fastidioso“. Affermazioni deboli nel merito della norma e al vetriolo per poter giustificare l’intera riforma Nordio – che nei fatti legalizza l’impunità – e proviene dal governo che dell’ordine e della sicurezza ha sempre fatto la sua bandiera politica.

Per quanto riguarda il complesso della riforma, il procuratore Gratteri, alla festa del Fatto Quotidiano, il mese scorso, com’è nel suo stile schietto, non le ha mandate a dire, così come per quanto riguarda la riforma precedente, firmata dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia: ”Farei una legge con un solo articolo, aveva detto, che abroga le norme del governo dei ‘migliori’ e del governo di oggi e poi ricominciamo a parlarne”. Gratteri si era detto convinto che “le riforme sulla giustizia del governo Meloni sono figlie di quelle del governo dei migliori, lo dico per par condicio”. Come dire, critico da magistrato, senza pregiudizi politici. Ma il collega magistrato Mantovano, prestato alla politica, svelena.

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