Il governo Meloni si sta specializzando anche nei miracoli. Non ci credete? Andatelo a chiedere a migliaia di persone che usufruivano dell’Assegno di Inclusione (Adi) – uno dei due strumenti con cui il governo Meloni ha abolito e sostituito il reddito di cittadinanza (RdC) – perché persone con disabilità (o con persone con disabilità a carico). In migliaia il 25 settembre hanno ricevuto il seguente sms: “la tua domanda è stata aggiornata in stato ‘decaduta’”. Inps suggeriva di a quel punto di consultare “il dettaglio sul servizio Adi accessibile dal portale Inps”.

Ed è lì che si poteva ammirare il compimento del miracolo!

Nell’apposita sezione, migliaia di persone hanno letto “Composizione nucleo. Assenza di beneficiari nel nucleo”. Per Inps, quindi, chi per mesi aveva avuto diritto all’Adi perché persona con disabilità ora decade da questo beneficio perché, evidentemente, il governo Meloni ha ridato la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, la parola ai muti! E senza dover nemmeno recarsi in pellegrinaggio a Medjugorje!

“Lazzaro, alzati e cammina!”, questo il vero motto di Meloni & camerati, altro che “non disturbare chi produce” con cui umilmente la Giorgia nazionale si era presentata in Parlamento il giorno della sua investitura.

Per chi, miscredente, si ostina a non voler credere ai poteri taumaturgici dell’ultradestra di governo, c’è una spiegazione alternativa. Una spiegazione che non parla la lingua dei santi, ma quella degli orrori di Inps e del governo Meloni. L’assenza del requisito dell’invalidità sarebbe infatti un errore dell’Inps. Un orrore, per l’appunto, anche perché arriva senza l’accompagnamento di alcuna spiegazione, lasciando migliaia di persone – in condizione di “fragilità”, secondo la definizione governativa – a brancolare nel buio.

Se ci si rivolge ai Caf per vedersi svelato l’arcano, è probabile che la risposta sia grossomodo del tenore della seguente: “a far data dal 26 settembre 2024 sono state riscontrate, a livello nazionale, anomalie in merito alle domande Adi con particolare riferimento alla disabilità. Tutte le domande Adi che rispettano il requisito legato alla disabilità risultano decadute. Si fa presente che lo stato di ‘decaduta’ delle domande Adi deriva da un’anomalia dell’Inps. L’Istituto non si è ancora espresso sulla modalità di risoluzione delle anomalie predette”. Stando ad alcune fonti interne ai Centri per l’Impiego (Cpi) e a diversi Caf siamo di fronte all’ennesimo bug del sistema Inps, che da mesi sta rendendo l’accesso al Supporto Formazione Lavoro (Sfl) e all’Adi più complicato di una competizione di decathlon.

La stessa Inps, in messaggi indirizzati agli utenti, comincia ad ammettere l’“incidente”. Qualche giorno fa, all’esterno di un Cpi, un percettore, in attesa di capire perché gli fosse stato sospeso quel sostegno che gli permette di pagare le bollette e andare avanti, protestava contro un governo che “ha creato un sistema folle per farci vivere continui tormenti”. Una corsa a ostacoli per ottenere Adi e Sfl che, a ogni passo, alza barriere, crea un “incidente”, un bug. Una volta è la piattaforma Siisl, un’altra il Padi (Patto di Attivazione Digitale Individuale), un’altra ancora l’accertamento da parte dell’ente. Per non parlare della giungla di corsi di formazione “disponibili” per i percettori del Sfl, strumento di disciplinamento e di drenaggio di risorse pubbliche, più che di “formazione”.

Il risultato di queste “forche caudine” lo mette nero su bianco Inps. Delle 860mila famiglie che nel 2023 hanno beneficiato di almeno sette mensilità del RdC, ben 331mila nel 2024 non hanno ricevuto l’Adi. In buona parte si tratta di famiglie con anziani over 60, con persone con disabilità o con minori. Alla faccia del “tuteleremo le categorie più fragili”, di cui si erano vantati Meloni & Co.

Di fronte a questo disastro si possono levare le braccia al cielo e lamentarsi dell’incapacità dell’ultradestra. Oppure rifiutarsi di spiegare tutto sulla base di una presunta “fatalità”. Oggi, infatti, siamo al punto di arrivo di un percorso il cui primo passo è stata la martellante campagna ideologica in cui per anni gli attori ideologici (quotidiani e tv, dell’ultradestra ma anche del centrosinistra) hanno dipinto i percettori del RdC come “furbetti”, “divanisti”, fannulloni e chi più ne ha più ne metta.

L’obiettivo non era, come rilevano spesso i Cinque Stelle, semplicemente “fare cassa” sulla pelle dei più poveri. C’era e c’è l’intento di aumentare il potere di ricatto delle imprese, che avranno più facilità a costringere a salari da fame e contratti vergognosi, perché chi si presenta al colloquio non ha più il paracadute del reddito, ma solo la scelta tra mangiare la minestra o buttarsi dalla finestra. C’era e c’è soprattutto la costruzione di un nemico, il “parassita”, contro cui indirizzare la frustrazione e la rabbia che si vivono in larghe fette della popolazione lavoratrice, che si vede continuamente impoverita. I bug del sistema assomigliano sempre più a una precisa volontà di “punire”.

Ps: Nella giornata di martedì 1 ottobre alcune delle domande misteriosamente decadute sono tornate “accolte” e in alcuni casi i percettori si sono visti accreditate le somme spettanti. Ciò nulla toglie alla difficoltà creata, con quest’ennesimo problema, a migliaia di persone che per una settimana hanno dovuto vivere con l’ansia dell’incertezza di non poter fare la spesa, pagare le bollette, acquistare farmaci, retribuire gli assistenti alla cura personali.

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