Imponevano la propria egemonia nelle attività illecite lungo il litorale ionico-lucano anche con azioni violente e minacciose. Per questo 21 persone sono state fermate con un provvedimento firmato dalle procure antimafia di Potenza e Lecce in un’inchiesta che conta in totale 43 indagati – tra cui il sindaco di Scanzano Jonico, ex consigliere regionale della Lega – che rispondono, a vario titolo, di associazione mafiosa aggravata dalla disponibilità di armi e volta ad assumere e mantenere il controllo di attività economiche finanziate, in tutto o in parte, con i proventi dell’attività illecita.

Secondo l’accusa, avrebbero fatto parte di una “confederazione mafiosa” costituitasi sulla costa ionico-lucana (in particolare nell’area territoriale antistante lo specchio di mare compreso tra Metaponto e Nova Siri) allo scopo di esercitare la propria egemonia criminale”, scrivono il procuratore di Potenza Francesco Curcio, il sostituto procuratore della Dda di Potenza Anna Gloria Piccininni, dai sostituti procuratori distrettuali di Lecce Milto Stefano De Nozza, Sarah Masecchia, Marco Marano, e dal sostituto procuratore Angela Continisio. L’associazione operava in modo “sinergico e unitario” – sostiene l’accusa – sul litorale ionico lucano per commettere reati di estorsione, illecita concorrenza, detenzione e porto di armi ed esplosivi, la gestione del traffico di stupefacenti, la gestione e il controllo delle attività balneari, di pesca professionale e di ristorazione anche con azioni violente e minacciose.

“Il settore di attività – ha aggiunto – del clan è quello della pesca. Il clan gestiva il tratto di mare lucano e tarantino come se fosse la piscina di casa, imponendo il pagamento di una cifra ai pescatori per potervi accedere, e obbligandoli anche con metodi violenti a pescare solo in quella zona, dietro ulteriori corrispettivi a fronte di quanto pescato. È dal 2018 – ha concluso – che una confederazione mafiosa detiene il controllo su tutto quel tratto di mare. Questa è la punta di un iceberg di un procedimento lungo che si è chiuso con la richiesta di fermo per il pericolo di fuga di uno degli esponenti del clan”.

L’operazione è stata condotta da personale della Direzione investigativa antimafia, della Squadra Mobile di Taranto, dei carabinieri del Ros, della compagnia di Policoro, della Guardia di Finanza di Taranto e della compagnia di Policoro. Stando alle risultanze della loro indagine, il sodalizio, che si avvaleva della forza di intimidazione del vincolo associativo imponendo “assoggettamento ed omertà”, risultava composto da due nuclei familiari e i relativi adepti: il primo con a capo Andrea Scarci, 70enne di Taranto, già condannato con sentenza passata in giudicato il 6 novembre 2004 per associazione mafiosa, il secondo con a capo Salvatore Scarcia (condannato con sentenza definitiva del 5 giugno 2001 per associazione mafiosa), 57enne di Taranto, e Daniele Scarcia, 51enne di Policoro, che a sua volta aveva una propria articolazione criminale nel comune di Stigliano.

Tra gli indagati, come detto, c’è il sindaco di Scanzano Jonico Pasquale Cariello, ex consigliere regionale della Lega, perquisito nelle scorse ore. Gli viene contestato il reato di turbativa di funzione religiosa, aggravata dall’associazione per delinquere di tipo mafioso. Nel giorno di Ferragosto – ha detto il procuratore Curcio – “di sua iniziativa Cariello avrebbe turbato l’esercizio della ‘Processione della Madonna del Mare con le barche’ facendo compiere una sorta di inchino con la statua nei pressi di uno stabilimento balneare riconducibile ai clan Scarci-Scarcia”.

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