È stata uccisa con violenza inaudita, con pugni e mosse di arti marziali, prima di essere strangolata. Così è morta Maria Campai, il cui cadavere è stato trovato nel giardino di una villa abbandonata nel centro di Viadana. L’autopsia sul corpo della donna – eseguita all’ospedale Carlo Poma di Mantova dal dottor Antonello Cirnelli, il medico legale incaricato dalla procura dei minori di Brescia – ha evidenziato tutta la violenza con cui lo studente di 17 anni – ora in carcere con le accuse di omicidio premeditato e occultamento di cadavere – si sarebbe scagliato contro la donna dop un rapporto intimo nel garage di casa trasformato in palestra. Probabilmente non c’era stato accordo sul prezzo dell’incontro, concordato invece sulla chat a pagamento a cui si era rivolto il giovane, incappando causalmente nella foto della 42enne.

Quando si è tratto di pagare, di fronte alle richieste della donna, il 17enne ha scatenato la sua furia. Prima l’avrebbe colpita con pugni sul volto e alle testa e poi l’avrebbe soffocata, ricorrendo ad una mossa di arti marziali, stringendole il collo tra braccio e avambraccio. Lei si sarebbe difesa e lui l’avrebbe picchiata ancora, tanto che sul corpo sono stati rilevati molti traumi. L’autopsia ha rivelato tanti particolari che contraddicono la versione resa dal ragazzo, secondo cui lui avrebbe stretto con il braccio il collo della donna quando era stesa sul divano da dove sarebbe caduta, picchiando con la testa sul pavimento dove ha lasciato le vistose macchie di sangue.

L’esame del cadavere ha, invece, evidenziato le tante fratture sia alla testa che allo sterno e alle costole che rendono impossibile che siano dovute ad una caduta da un’altezza di 40 centimetri. Si è ipotizzato che il ragazzo abbia sbattuto la testa della donna contro il muro del garage, ma questa circostanza, almeno stando all’autopsia, non è confermata, per cui serviranno altri accertamenti. Il giovane, dopo aver aver ucciso con violenza la donna, ha spostato il corpo nell’adiacente giardino di una villa abbandonata, lasciandolo sotto un albero e ricoprendolo di foglie e arbusti per nasconderlo.

Lì è rimasto per sette giorni, durante i quali il 17enne ha condotta la sua vita come se nulla fosse, dividendosi tra la scuola e la palestra. È stato poi lui stesso, fermato dai carabinieri su indicazione della sorella della vittima che lo aveva riconosciuto come ultimo accompagnatore di Maria, a indicare ai militari il luogo dove aveva nascosto il corpo. Davanti al giudice per le indagini preliminari che ha svolto l’interrogatorio di garanzia e confermato la custodia cautelare nel carcere Beccaria di Milano, il ragazzo avrebbe respinto le accuse, dicendo che si sarebbe difeso dalla donna e solo per scansarla l’avrebbe presa per il collo.

Una versione che non ha convinto il giudice che, infatti, ha confermato il fermo con le medesime, gravi accuse iniziali. A pesare l’aggravante della premeditazione che il magistrato ha confermato nei confronti del ragazzo tenendo conto delle frequentazioni sul web alla ricerca di notizie sul sesso estremo e su come uccidere un persona a mani nude, con quella frase rilasciata agli investigatori subito dopo il fermo: “Volevo sapere che cosa si prova a uccidere una persona”. Una frase smentita dal suo legale che le ha definite “fantasie”.

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