Cronaca

Norme anti-familismo: lo Ior licenzia due dipendenti che si erano sposati. I coniugi fanno ricorso al tribunale vaticano

Due dipendenti dell’Istituto per le opere religiose sono stati licenziati perché sposati. Il nuovo regolamento dello Ior prevede infatti che i dipendenti dell’istituto non possano sposarsi tra loro. “La difficile decisione di recedere dal rapporto di lavoro con entrambi i dipendenti – fa sapere lo Ior – è stata presa per la perdita dei requisiti […]

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Due dipendenti dell’Istituto per le opere religiose sono stati licenziati perché sposati. Il nuovo regolamento dello Ior prevede infatti che i dipendenti dell’istituto non possano sposarsi tra loro. “La difficile decisione di recedere dal rapporto di lavoro con entrambi i dipendenti – fa sapere lo Ior – è stata presa per la perdita dei requisiti di assunzione. La formazione di una coppia coniugale fra i dipendenti è infatti in contraddizione con il Regolamento vigente all’interno dell’Istituto, il cui primo obiettivo è quello di ovviare al rischio di accuse di familismo e di garantire trattamenti imparziali tra i dipendenti”.

I due coniugi, sposati dallo scorso maggio, hanno però deciso di impugnare la decisione dell’ente perché ritenuta illegittima. Il licenziamento quindi, finirà davanti al tribunale vaticano. L’atto, ritenuto “lesivo dei diritti fondamentali”, è stato presentato dal legale della coppia, Laura Sgrò che ha commentato: “Il 1° ottobre, lo Ior ha notificato ai miei assistiti l’atto di recesso immediato del rapporto lavorativo, invitandoli a lasciare il luogo di lavoro e a riconsegnare subito le loro tessere di accesso allo Stato della Città del Vaticano e di loro eventuali familiari, nonché le carte di credito e le tessere bancomat collegate ai loro rispettivi conti correnti”. L’avvocato ha inoltre tenuto a sottolineare che i due ex dipendenti non sono funzionari, non hanno alcun ruolo di spicco e sono collocati in ambiti separati. “Nessuno dei due – tra l’altro – ha accesso ad informazioni riservate della clientela e non hanno ricevuto proposte da parte dello Ior di cambi di settore, né tantomeno di ricollocamento in altro Ente Vaticano.”

Sgrò ha infine precisato che – contrariamente a quanto riportato dai media – l’Ufficio risorse umane dell’ente è stato avvisato a febbraio del matrimonio, quindi prima della pubblicazione del nuovo regolamento: “L’Istituto – inoltre – aveva erogato un anticipo sul TFR a uno dei miei assistiti per l’acquisto di un immobile che doveva essere adibito a casa coniugale. Anche di ciò lo Ior era stato prontamente informato con idonea documentazione. – A causa però proprio della retroattività del Regolamento – nel mese di agosto 2024 i miei assistiti avevano formulato a Sua Santità Papa Francesco richiesta di dispensa rispetto alla normativa dettata dal nuovo regolamento, entrato in vigore quando i preparativi del matrimonio erano stati ultimati e le pubblicazioni già avvenute. Della richiesta è stato informato anche il Direttore dello Ior, dott. Gian Franco Mammì. Nessuna risposta è mai pervenuta ai miei assistiti”. E così, decorsi 30 giorni dal matrimonio, martedì il colpo di scena: i due vengono licenziati in tronco.

Anche l’Associazione Dipendenti Laici Vaticani, sul sito web hanno commentato la notizia del duplice licenziamento: “Ciò fa più male alla Chiesa – si legge in una nota -, è l’amara constatazione che il sacramento del matrimonio, anziché essere difeso e sostenuto, è diventato causa di licenziamento. Questo al pari di un atto gravemente illecito come il furto o la rivelazione di segreti d’ufficio. Siamo pronti a prendere iniziative concrete di protesta a sostegno dei nostri due colleghi. Pensiamo che in Vaticano si debba aprire una stagione in cui il diritto del lavoro sia basato su principi universalmente riconosciuti, e non su interpretazioni unilaterali”. E concludono: “Se l’Ufficio Internazionale del Lavoro avesse dettagli di questa vicenda, non potrebbe che esprimere biasimo. Infatti l’ organismo dell’Onu afferma che il matrimonio non costituisce motivo valido di licenziamento“.

Riceviamo e pubblichiamo

L’Istituto per le Opere di Religione (IOR) comunica di aver preso la difficile decisione di recedere dal rapporto di lavoro con entrambi i dipendenti per la perdita dei requisiti di assunzione. La formazione di una coppia coniugale fra i dipendenti è infatti palesemente in contraddizione con il Regolamento vigente all’interno dell’Istituto, il cui primo obiettivo è quello di ovviare al rischio reputazionale di accuse di familismo e conseguentemente di garantire trattamenti imparziali tra i dipendenti e di evitare il possibile insorgere di situazioni di conflitti di interesse nella operatività dell’Istituto, a protezione della propria integrità e del servizio per i propri clienti.

Tale decisione, intrapresa con profondo rammarico, è stata dettata dalla necessità di preservare la trasparenza e l’imparzialità nelle attività dell’Istituto, e in nessun modo intenzionata a mettere in discussione il diritto di due persone di unirsi in matrimonio.

Con l’aggiornamento del suo Regolamento interno, lo IOR ha voluto segnare un altro passo nel percorso di rinnovamento intrapreso negli anni recenti, ispirato ai principi fondamentali che regolano le attività delle istituzioni finanziarie di tutto il mondo.

Oggi, grazie a questa norma, l’Istituto è in grado di garantire condizioni di parità di trattamento tra il personale dipendente e i candidati esterni e di prevenire potenziali conflitti d’interesse di tipo professionale che inevitabilmente si verificherebbero tra coniugi in un istituto finanziario che riunisce poco più di cento di dipendenti in un’unica sede, senza filiali.