“Confermando” la storica postura degli industriali italiani a favore di liberi commerci, mercati e concorrenza, il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ribadisce il suo sostegno all’applicazione di dazi europei contro le auto elettriche che vengono dalla Cina. Vetture tecnologicamente più avanzate e meno costose rispetto a quelle prodotte in Europa che però, effettivamente, ricevono un sostegno pubblico.

Del resto Pechino si è conquistata la leadership globale nel settore grazie ad una politica industriale avviata nel 2015 con obiettivi al 2025. A Confindustria, però, le ingerenze statali che non siano aiuti alle imprese, non piacciono. Ma, forse e chissà, le imprese italiane potranno in futuro contare sull’arma competitiva individuata da Orsini: “piccoli reattori nucleari in ogni azienda per avere energia a basso costo”.

“Non possiamo non pensare di non incrementare il dazio verso le automobili cinesi elettriche”, ha detto il leader degli industriali, in conferenza stampa a Bruxelles. Orsini ha aggiunto che sulla revisione delle regole Ue sullo stop al motore a diesel e a benzina nel 2035 “arrivare al 2026 è troppo tardi, abbiamo bisogno di risposte molto prima”.

Venerdì è il giorno del giudizio, l’Europa deve decidere il via libera definitiva alle tariffe doganali. Ma c’è il terrore di fare il passo più lungo della gamba. Se i cinesi dovessero “arrabbiarsi” davvero, e adottare ritorsioni sullo stesso comparto, taglierebbero fuori i produttori europei dal più grande mercato del mondo, per di più in un momento in cui le case automobilistiche del Vecchio Continente sono già in grave difficoltà.

Non a caso la Germania, paese di Volkswagen, Mercedes e Bmw, si oppone, seppur non in modo monolitico, all’ipotesi dei dazi. Il cancelliere Scholz ha dato mandato al rappresentante tedesco di votare contro e Berlino starebbe cercando di portare gli altri paesi sulla sua posizione, sebbene le speranze di bloccare le tariffe non siano molte. Per lo stop serve una maggioranza qualificata di almeno 15 stati membri. Al momento solo Ungheria e Slovacchia, si erano espresse per il no. I due paesi ospitano siti di produzione di marchi cinesi che comunque, essendo basati all’interno dei confini dell’Ue, eviterebbero i dazi.

“Naturalmente dobbiamo difendere la nostra economia dalle pratiche di commercio sleale”, ha detto oggi il cancelliere. “La reazione come Ue però non deve comportare che danneggiamo noi stessi, ha aggiunto. Per questo dobbiamo andare avanti con le trattative con la Cina rispetto alle auto elettriche”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Media, Scholz sta cercando in autonomia di ristabilire un dialogo con Putin. Politica ed economia spingono il cancelliere

next
Articolo Successivo

Meloni riceve i vertici Microsoft. Promessi 3 miliardi di investimenti nell’IA. Ma c’è la questione energia

next