Riccardo Turrini Vita è stato nominato dal governo – su proposta del ministro della Giustizia Carlo Nordio – come nuovo garante nazionale dei detenuti: “Questa carica è ora ricoperta da una persona di elevata cultura, grande esperienza e particolare sensibilità per il mondo carcerario”. In conferenza stampa il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, ha annunciato l’avvio dell’iter per concludere la procedura di nomina del nuovo garante. Riccardo Turrini Vita, 63 anni, magistrato, sostituisce Maurizio D’Ettore, morto all’improvviso a 64 anni un mese fa.

Turrini Vita, in magistratura dal 1987, ha iniziato la carriera nelle sezioni civili come giudice del tribunale di Pordenone e successivamente al tribunale di Roma. Ha lavorato in corte d’appello ed è stato dirigente generale dell’Amministrazione della giustizia. E’ anche docente presso le università di Roma Tor Vergata e La Sapienza. Dal primo luglio del 1994 presta servizio al ministero della Giustizia, prima come capo della segreteria del sottosegretario di Stato, poi come direttore dell’ufficio affari legislativi dell’organizzazione giudiziaria. E ancora, direttore dell’Ufficio rapporti con il Parlamento del gabinetto del ministro e addetto al dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, dove ha presieduto il Comitato ministeriale di studio sui circuiti penitenziari. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20 giugno 2002 è stato nominato direttore generale dell’esecuzione penale esterna, con incarichi rinnovati nel 2004 e nel 2006. È stato anche consulente giuridico presso l’Alto Commissariato dei diritti umani delle Nazioni Unite. Tra le sue pubblicazioni, i volumi “Civiltà della pena” edito nel 2006 e “Le trasformazioni del probation in Europa” scritto insieme a Michele Ciarpi e pubblicato nel 2015.

Critica sulla nomina l’associazione Antigone: “Terzietà e imparzialità devono essere le caratteristiche del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. Altrimenti viene meno il ruolo di indipendenza“. “Aldilà di giudizi personali e delle qualità professionali del dirigente del ministero della Giustizia, proposto a ruolo di garante nazionale – aggiunge Gonnella – c’è un palese problema funzionale che stride con il ruolo al momento svolto. Una confusione di ruoli, tra controllati e controllori. Confusione che mette in gioco la valutazione di terzietà della funzione ricoperta”. Per Gonnella “è singolare che un massimo dirigente dell’amministrazione della giustizia penitenziaria minorile tutto a un tratto diventi il garante dell’utenza soggetta a controllo. Come può controllare il sistema minorile se fino a oggi era (e sembra che tuttora sia) il vice capo del minorile? Non è un giudizio sulla persona ma sulla funzione”.

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