Il tentativo dell’italiana Unicredit di acquisire il controllo della banca tedesca Commerzbank potrebbe avere un esito paradossale: la nuova banca che si creerebbe dalla fusione tra i due istituti potrebbe avere sede centrale a Francoforte, potrebbe diventare tedesca e avere però una proprietà prevalentemente americana. In tutto questo possibile business c’è ancora da dimostrare che i risparmiatori italiani sarebbero davvero protetti, come richiede la Costituzione Italiana all’articolo 47, primo comma “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”.
Perché la nuova banca nata dalla fusione delle due banche Unicredit e Commerzbank potrebbe diventare tedesca? Semplicemente perché se la fusione andasse in porto, considerando che Unicredit controlla già un’altra grande banca tedesca, la HypoVereinsbank, il nuovo gruppo Unicredit otterrebbe ricavi e profitti maggiori dal mercato tedesco rispetto a quelli che avrebbe nel mercato italiano. Quindi – sempre nel caso che le negoziazioni andassero in porto – il governo tedesco e i vertici di Commerzbank potrebbero legittimamente chiedere e imporre che la sede centrale sia a Francoforte, attuale sede di Commerzbank, e che la nuova banca sia soggetta alle leggi e alla vigilanza tedesche. Anche perché – e questo è un punto centrale e delicato – ora le due banche, Unicredit e Commerzbank, stanno molto bene; ma nel caso che le cose si mettessero male per il nuovo gruppo bancario molto esposto nel mercato tedesco, sarebbe proprio il governo di Berlino a doverlo soccorrere con i soldi dei contribuenti per non lasciare a terra i risparmiatori tedeschi.
Così, nonostante la retorica ipernazionalista promossa dai media nazionali sull’incursione di Unicredit, l’assalto italiano al sistema bancario tedesco potrebbe ritorcersi paradossalmente contro l’Italia, perché Unicredit con la fusione potrebbe non essere più italiana ma tedesca!
Ma c’è di più: la maggioranza del capitale di Unicredit è in mano straniera, non italiana, e tra i maggiori azionisti sia di Unicredit che di Commerzbank ci sono i colossi della finanza americana BlackRock, che gestisce complessivamente fondi per circa 10mila miliardi di dollari – cioè più del Pil di Germania e Francia e Italia messe insieme – e Vanguard, che gestisce fondi per circa 9mila miliardi di dollari. Gli azionisti italiani di Unicredit sono già in minoranza nella “banca italiana”, ma con l’eventuale fusione con la banca tedesca conterebbero ancora di meno, molto di meno. Quindi, al contrario di quanto scrive la grande maggioranza dei media – con l’eccezione del Fatto Quotidiano – l’assalto di Unicredit a Commerzbank non riguarda tanto una banca italiana verso una banca tedesca, ma riguarda una banca con azionisti internazionali che gestisce i risparmi degli italiani, cioè Unicredit, e un’altra banca, Commerzbank, che pure avendo una proprietà di riferimento in mani tedesche ha anch’essa una forte componente internazionale nel capitale.
In pratica a comandare nel nuovo gruppo, nel nome dell’Unione Bancaria europea, alla fine potrebbero essere i fondi americani ed extra Ue. Ma i depositi sarebbero dei risparmiatori europei. E qui veniamo al vero punto dolente: in tutto questo business a vantaggio degli azionisti, cioè della big finance, come può lo Stato italiano garantire – come deve assolutamente secondo la Costituzione – i risparmi degli italiani depositati nella banca Unicredit se Unicredit va all’estero?
Il problema essenziale è che l’unione bancaria europea che la Bce, la Commissione Ue, Mario Draghi e Enrico Letta auspicano caldamente da anni non prevede allo stato attuale la piena tutela dei risparmiatori nel caso che una banca transnazionale fallisca. Non esiste una assicurazione europea sui depositi bancari. Se il gruppo Unicredit-Commerzbank-HypoVereinsbank dovesse fallire, chi interviene allora per proteggere i soldi dei risparmiatori italiani e tedeschi? Lo Stato italiano o quello tedesco?
Le maggiori istituzioni europee guidate da Ursula von der Leyen e da Christine Lagarde corrono verso il gigantismo bancario perché vogliono che le banche europee competano alla pari con le grandi banche americane: ma così rischiano fortemente di accelerare il percorso verso la prossima crisi bancaria. E’ infatti noto a tutti gli economisti che sono proprio i colossi bancari, come Lehman Brothers e Credit Suisse, ad avere provocato e a provocare le più disastrose crisi finanziarie. Eppure la Ue corre per realizzare “banche troppo grandi per essere salvate”!
Non è dunque il caso di rivedere tutto l’impianto dell’unione bancaria europea, di smetterla di rincorrere il gigantismo finanziario che provoca crisi gigantesche e di seguire invece il dettato costituzionale su cui i nostri governanti hanno giurato?