La Dengue comincia a dilagare nel Centro Italia? La domanda è legittima dopo l’aumento dei casi – raddoppiati nel giro di una settimana nell’area di Fano – e per cui le autorità sanitarie e regionali hanno dichiarato di aver messo in campo una serie di misure. Per l’Istituto superiore di sanità, comunque, la risposta è no. Anzi c’è stato un decremento. Intanto ieri è stato certificato il terzo caso di Dengue a Ortona nel Chietino (Abruzzo) e per questo si teme ora che ci sia un altro focolaio. “Con una nota del Servizio di igiene ed epidemiologica -ha reso noto ieri il Comune – la Asl 02 Lanciano Vasto Chieti ha comunicato l’esistenza di un terzo caso di Dengue relativo ad un paziente residente a Ortona, in contrada San Donato”.
Sulla scorta di quanto “è disposto nel “Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi, il commissario straordinario ha adottato una nuova ordinanza contingibile e urgente per l’attuazione di specifiche misure localizzate, utili a prevenire la trasmissione del virus”. In particolare, è stato ordinato alla società EcoLan di procedere alla disinfestazione per tre giorni consecutivi e per un raggio di almeno 200 metri dal luogo in cui la persona si è infettata, comprendendo sia le aree pubbliche che quelle private (cortili, piazzali, giardini, terrazze). La disinfestazione avverrà in contrada San Donato nelle notti tra il 2 e 3, tra il 3 e 4 e tra il 4 e 5 ottobre, a partire dalle 21.30 fino alle 00.30. Essendo il servizio previsto anche nelle pertinenze private, come cortili, piazzali, giardini e terrazze, i residenti sono tenuti a consentire l’accesso agli addetti alla disinfestazione per l’effettuazione del trattamento”.
Sul focolaio di Fano, nelle Marche, sembrano arrivare rassicurazioni. “I casi di Dengue a Fano sono in decremento rispetto ai picchi del 16 e 14 settembre, con l’ultimo caso di esordio dei sintomi segnalato il 25 settembre 2024. Stiamo continuando a monitorare e facciamo delle riunioni continue tra Istituto superiore di sanità, ministero della Salute e regione Marche. Bisogna evitare allarmi ma i medici di famiglia devono essere allertati a richiedere il test in casi sospetti” ha detto all’Ansa, Anna Teresa Palamara, direttrice di Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità, a margine del convegno.
“È importante in questa fase – precisa Palamara – monitorare tutti i piani di disinfestazione, partire prima con le disinfestazioni e proseguirla per tutto il tempo necessario. Si sta facendo tutto quello che si deve. L’unica raccomandazione che si può dare è che bisogna allertare i medici a riconoscere le malattie precocemente. Perché l’infezione Dengue spesso viene riconosciuta tardi. Se il paziente non fa la diagnosi, non si attivano per tempo i controlli sui conviventi e non si provvede immediatamente alla disinfestazione della zona, quindi si favorisce la trasmissione”. Trasmissione che comunque, ricorda Palamara, “avviene attraverso la puntura di zanzara e non tramite il contatto tra persone”. Purtroppo, non ci sono sintomi molto specifici che permettano al medico di riconoscerla, perché la dengue, in fase iniziale, si manifesta con febbre e dolori osseo-muscolari. Ma “esiste un test del sangue per confermare la sospetta infezione, che dovrebbero fare coloro che rientrano da un viaggio nelle zone più endemiche. Questo è uno dei problemi che si sono verificati nelle Marche, non si è pensato alla Dengue e i pazienti sono stati identificati tardi”.
Polemico l’intervento di virologo Roberto Burioni – che già nei giorni scorsi – aveva parlato di “situazione fuori controllo”. Per lo scienziato “le infezioni sono come minimo il doppio. Speriamo nell’arrivo del freddo. Di nuovo, pensate fosse successo a giugno”. Il professore di virologia e microbiologia dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano punta il dito anche contro le misure messe a disposizione, come il kit con 10 larvicidi, uno spray repellente e una pennetta disinfettante al prezzo calmierato di 15 euro venduto a 15 euro nelle farmacie di Fano.
“Sempre più surreale la storia del kit antizanzare per contrastare la Dengue a Fano” la riflessione del medico che è tornato all’attacco via social, dopo i post di ieri in cui domandava quale fosse il principio attivo contenuto nel prodotto repellente incluso nel kit in vendita in farmacia, a base di oli essenziali di lavanda e menta secondo quanto riportato dalla stampa. Oggi un nuovo appunto: “Il prodotto non funziona, ma potete sostituirlo (se venite autonomamente a sapere che non funziona, però)”, osserva commentando un articolo di stampa in cui si cita il presidente della società Aset che gestisce le farmacie comunali della località marchigiana. “Come per Chiara Ferragni, si tratta di un ‘errore di comunicazione'”, scrive Burioni in merito alle dichiarazioni riportate in cui le farmacie ammettono “un errore di comunicazione perché non abbiamo spiegato alla gente che quello in vendita è un ‘kit base’, ma che poi il prodotto può essere sostituito, grazie alla consulenza del farmacista, con uno più aggressivo, in base alla caratteristiche della persona, senza spendere un euro in più”. È un errore di comunicazione “che sarebbe opportuno evitare – chiosa lo scienziato – quando sono professionisti sanitari che ‘comunicano’ ai cittadini come prevenire una infezione molto pericolosa“. Burioni conclude con un “PS: il presidente delle farmacie comunali di Fano, Giacomo Mattioli, rassicura i cittadini affermando che il repellente contenuto nel kit è utile. Però si dimentica di dirci la cosa più importante, e io ripeto la domanda: qual è il principio attivo contenuto in questo repellente?”.
Intanto salgono a 572 i casi confermati di Dengue in Italia, di cui 130 autoctoni, con il focolaio principale, nella Marche, che ha visto nell’ultima settimana un calo del 93% dei casi segnalati rispetto a quella precedente afferma l’aggiornamento settimanale, riferito solo a questo virus, del bollettino della sorveglianza, diffuso dall’Iss. Dal 1 gennaio al 1 ottobre 2024 al sistema di sorveglianza nazionale risultano: – 572 casi confermati di Dengue (442 associati a viaggi all’estero e 130 casi autoctoni, età mediana di 43 anni, 49% di sesso maschile e nessun decesso).
Casi sporadici e focolai più limitati di infezione autoctona da DENV di tipo 1, 2 e 3 sono stati segnalati in Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Abruzzo e Toscana. Le indagini epidemiologiche in corso, al 1 ottobre 2024, non hanno mostrato evidenze di collegamenti epidemiologici/microbiologici tra loro o con i casi segnalati dalla Regione Marche. Al momento della identificazione di tutti i casi autoctoni segnalati, sono state attivate le misure di controllo della zanzara vettore (del genere Aedes) e di prevenzione per garantire la sicurezza di trasfusioni e trapianti nelle aree interessate come previsto nel Piano Nazionale delle Arbovirosi (consulta il “Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi (Pna) 2020-2025”). l