Economia

I sindacati bocciano il Piano strutturale di bilancio. “Fa austerità selettiva su lavoratori e pensionati. Tassare rendite e grandi ricchezze”

È il giorno delle prime audizioni sul Piano strutturale di bilancio appena approvato dal governo. Il segretario confederale Cgil Christian Ferrari davanti alle commissioni congiunte Bilancio sul Psb ha bocciato il documento: “Palazzo Chigi e dal Mef avevano davanti un bivio”, ha detto. “Tagliare la spesa o andare a prendere le risorse dove sono, azionando la leva redistribuiva del fisco su profitti, extra-profitti, grandi ricchezze, rendite, lotta all’evasione e una vera progressività ed equità fiscale. Si è scelta la prima strada: quella di un’austerità selettiva scaricata su lavoratori e pensionati che, dopo aver subito un brutale impoverimento a causa dell’inflazione, continueranno ad essere colpiti da tagli a un welfare sempre meno pubblico. Per altri, invece, si continua a escogitare ogni strumento possibile per consentire loro di evitare di pagare quanto dovuto al fisco“.

I rappresentanti della Uil hanno aggiunto che il Piano “difficilmente porterà quella crescita di cui il paese ha fortemente bisogno” perché “non vediamo risorse aggiuntive”. Anzi, come è noto prevede tagli per 12-13 miliardi l’anno. Nel testo “si richiamano più volte risorse che dovrebbero arrivare dalla lotta all’evasione fiscale e dalla riforma della compliance fiscale, ma sono risorse che per loro natura sono incerte“. Per il segretario confederale della Cisl Ignazio Ganga le risorse vanno reperite “con una spending review condivisa con le parti sociali che vada a colpire le zone grigie, le sacche di spreco, le rendite, le intermediazioni parassitarie e la finanza speculativa“. Vanno “tassate maggiormente le grandi rendite immobiliari e finanziarie, devono essere imposti contributi di solidarietà alle grandi multinazionali eliminando i regimi di tassazione privilegiata”.

Il vicepresidente di Confindustria Angelo Camilli in audizione ha invece “condiviso” l’attenzione sui conti pubblici e “la necessità di proporre un sentiero di politica fiscale realistico e, al contempo, credibile e prudente, che permetta di alleggerire in modo strutturale l’elevato stock di debito pubblico e la relativa spesa per interessi“. Bene i tagli e la spending review, dunque. Con l’eccezione ovviamente degli incentivi che fanno comodo alle aziende: “Gli obiettivi posti dalla cosiddetta direttiva Case Green – ha detto Camilli – possono innescare meccanismi virtuosi per gli investimenti privati. Ne deriva l’esigenza di pensare ad un piano di revisione degli incentivi a sostegno dell’edilizia che non siano soggetti a proroghe annuali ma che, in maniera strutturale, permettano di raggiungere gli obiettivi di riqualificazione”. Non solo: “Le misure fiscali a favore di alcuni settori sono diventate centrali per rafforzare e consolidare la competitività del sistema produttivo e quindi vanno salvaguardate quelle cruciali per tali fini”. Infine non poteva mancare la richiesta di procedere con il “Piano casa” auspicato più volte dal presidente Emanuele Orsini: viale dell’Astronomia, ha ricordato il vice, “sta elaborando un progetto destinato a individuare soluzioni abitative per i lavoratori dipendenti, con l’obiettivo di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e rendere le imprese maggiormente attrattive nei confronti dei lavoratori, in particolare quelli a basso reddito, e soddisfare il bisogno di alloggi in affitto a canoni sostenibili”.