Calcio

Inchiesta Curva Inter, gli appetiti del clan Flachi sui business della Nord dopo l’omicidio Bellocco: la rivelazione del leader Ferdico

Di clan in clan, in una manciata di giorni. Morto un capo, eccone un altro. La Curva Nord dell’Inter era pronta a passare di mano dal controllo di Antonio Bellocco, assassinato il 4 settembre, a quello di un esponente del clan Flachi, almeno secondo quanto spiegava Marco Ferdico, uno dei leader degli ultras nerazzurri e arrestato nell’inchiesta della procura di Milano, allo zoccolo duro del settore del tifo organizzato. Sono passati pochi giorni da quando Andrea Beretta ha accoltellato a morte Bellocco per le tensioni legate alla spartizione della torta del merchandising: al Baretto dello stadio, storico luogo di ritrovo della curva, si tiene la riunione in cui sarà nominato il nuovo direttivo dato in mano a Renato Bosetti e Giuseppe Caminiti, poi entrambi arrestati nel blitz di lunedì. In quel frangente, annota la procura, Ferdico si lascia andare a rivelazioni importanti sul futuro della curva e sui nuovi appetiti mafiosi che già si stanno facendo avanti.

Si legge infatti: “Ferdico” commentava “su nuovi soggetti terzi interessati alla gestione della tifoseria organizzata a sostegno della squadra di calcio Internazionale F.C., (il riferimento sul punto è a tale “Davidino”, Davide Flachi), nonché spostare l’argomento sul tenere un profilo basso”. Finita l’era Bellocco dunque già pochi giorni dopo l’omicidio ecco il clan Flachi egemone da anni nel quartiere Comasina avanzare pretese di successione mafiosa a San Siro. Dirà poi Ferdico rispetto al nuovo direttivo e al suo ruolo: “Io non ci sarò più perché non so se avrò la forza morale per andare avanti. Ci saranno Renato e Pino Caminiti e voglio che la curva venga gestita da loro due”. Poi un ultimo sfogo dopo la morte di Bellocco: “Non me la sento proprio di dire una cosa che magari è sbagliata veramente il pensiero che quello ha fatto una cosa del genere, che sia vero o non vero che quell’altro poteva pensarla, ci chiamavamo famiglia ragazzi, eravamo insieme la sera prima, io non riesco ancora a capire come possibile è successo, capito? Noi eravamo parte di questa cosa”.

La vicenda della riunione al Baretto e i commenti di Ferdico, annotati dai magistrati, riguardo ai “soggetti terzi interessati” alla gestione della tifoseria organizzata, fanno risuonare le parole del pm Paolo Storari, titolare dell’inchiesta insieme alla collega Sara Ombra, nel giorno degli arresti: “Qui c’è un problema di carattere organizzativo – aveva spiegato – se l’organizzazione non cambia a queste persone destinatarie di misure cautelari, sostituiremo altre persone. Bisogna iniziare a pensare che lo stadio non deve più essere il luogo dove succedono certe cose, ma un posto dove si va ad assistere a uno spettacolo. E questo si può fare solo con l’aiuto della società”.