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L’Italia deferita alla Corte Ue sugli stipendi degli insegnanti precari. Bruxelles apre procedura d’infrazione sulle assicurazioni

L’abuso dei contratti precari per gli insegnanti costa un deferimento alla Corte di Giustizia europea per l’Italia. Ad aprire il procedimento sul nostro Paese è stata la Commissione Ue, che contesta a Roma di non aver posto fine all’uso abusivo di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro discriminatorie. L’Italia, afferma, “non ha […]

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L’abuso dei contratti precari per gli insegnanti costa un deferimento alla Corte di Giustizia europea per l’Italia. Ad aprire il procedimento sul nostro Paese è stata la Commissione Ue, che contesta a Roma di non aver posto fine all’uso abusivo di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro discriminatorie. L’Italia, afferma, “non ha adottato le norme necessarie per vietare la discriminazione in merito alle condizioni di lavoro e l’uso abusivo di successivi contratti a tempo determinato”. Il tema è la legislazione sullo stipendio degli insegnanti a tempo determinato nelle scuole pubbliche che “non prevede una progressione salariale” basata sui “precedenti periodi di servizio” ed è “una discriminazione rispetto agli insegnanti assunti a tempo indeterminato“.

La Commissione, viene spiegato più dall’esecutivo comunitario, “ritiene che la legislazione italiana che determina lo stipendio degli insegnanti a tempo determinato nelle scuole pubbliche non preveda una progressione salariale incrementale basata sui precedenti periodi di servizio”. Da Bruxelles aggiungono che “ciò costituisce una discriminazione rispetto agli insegnanti assunti a tempo indeterminato, che hanno diritto a tale progressione salariale”. Inoltre, prosegue la Commissione, “contrariamente al diritto dell’Ue, l’Italia non ha adottato misure efficaci per impedire l’uso abusivo di successivi contratti di lavoro a tempo determinato del personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole pubbliche. Ciò viola la normativa Ue sul lavoro a tempo determinato. La Commissione ritiene che gli sforzi delle autorità siano stati, finora, insufficienti e pertanto sta deferendo l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea“.

Non è l’unico procedimento aperto. E’ stata infatti avviata oggi la procedura di infrazione per non aver recepito correttamente le disposizioni della direttiva sulla distribuzione assicurativa. Lo annuncia sempre la Commissione, che ha inviato una lettera di messa in mora all’Italia. La direttiva in questione, ricorda Bruxelles pubblicando il pacchetto di procedure di infrazione di ottobre, “stabilisce norme minime per la distribuzione di prodotti assicurativi nel mercato unico”. L’Italia ha ricevuto la lettera insieme a Germania e Austria. Nel caso di Roma, la lettera di costituzione in mora riguarda le norme sulle attività transfrontaliere degli intermediari assicurativi in regime di libera prestazione di servizi. I tre Paesi hanno ora due mesi di tempo per rispondere e colmare le lacune sollevate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di emettere un parere motivato e portare avanti l’iter di infrazione.

È quello che è già successo per il caso dei giudici onorari. La Commissione Ue ha infatti deciso di inviare all’Italia un parere motivato aggiuntivo, nell’ambito della procedura di infrazione avviata per non aver allineato pienamente la propria legislazione nazionale sui giudici onorari al diritto del lavoro dell’Ue. Il documento riguarda i giudici onorari entrati in servizio dopo il 15 agosto 2017, in quanto l’Italia non ha fornito risposte sostanziali né adottato misure per affrontare i problemi individuati dalla Commissione nel suo parere motivato del luglio 2023.

Secondo la Commissione, la legislazione italiana continua a non essere conforme alle norme dell’Ue sul lavoro a tempo determinato, sul lavoro a tempo parziale e sull’orario di lavoro. Diverse categorie di giudici onorari (giudici di pace onorari, procuratori aggiunti onorari e giudici onorari dei tribunali), ricorda la Commissione europea, non godono dello status di “lavoratori” ai sensi del diritto nazionale italiano e sono considerati volontari che forniscono servizi su base “onoraria”. Ricevono un trattamento meno favorevole rispetto ai giudici ordinari comparabili per quanto riguarda diverse condizioni di lavoro, come indennità in caso di malattia, infortunio e gravidanza, trattamento fiscale, ferie annuali retribuite e modalità e livello di retribuzione. Non ricevono alcun indennizzo in caso di abuso. Inoltre, non esiste un sistema per misurare il loro orario di lavoro.

La Commissione ha avviato questa procedura di infrazione a luglio 2021, seguita da un’ulteriore lettera di costituzione in mora inviata a luglio 2022 e da un parere motivato a luglio 2023. Nonostante le modifiche legislative previste per garantire la conformità al diritto dell’Ue per quanto riguarda i magistrati onorari in servizio il 15 agosto 2017, l’Italia non ha presentato piani per affrontare la questione per i giudici onorari assunti dopo tale data. L’Italia ha ora due mesi per rispondere e adottare le misure necessarie.