In un primo momento era sembrato che l’investimento di due persone avvenuto nella notte vicino alla stazione ferroviaria di Mestre potesse essere frutto di una fatalità. Invece la Procura della Repubblica di Venezia ha contestato il reato di tentato omicidio volontario al conducente di un Suv che ha investito un quarantenne napoletano e un 45enne tunisino. Il primo, chiamato dagli amici di strada “Nello” è ricoverato nel reparto rianimazione dell’ospedale, in coma farmacologico. È in grave condizioni. Il secondo, Lazar, rimasto ferito lievemente, è stato dimesso la mattina successiva all’incidente. La decisione di iscrivere il nome del guidatore nel registro degli indagati è stata presa dal sostituto procuratore Giovanni Gasperini, dopo aver ricevuto i primi rapporti riguardanti l’incidente. Formalmente l’iscrizione serve anche all’indagato per difendersi dal sospetto di un gesto volontario ai danni di due sbandati in una zona degradata della città. Nella sostanza però, si cerca di capire se davvero l’incidente sia frutto di un guasto meccanico come egli sostiene.
La persona finita sotto inchiesta è un commercialista mestrino di 40 anni. L’inchiesta dovrà accertare se ha ragione il conducente o se invece a dire la verità siano alcuni amici di una delle vittime. Questi ultimi erano in via Montello e hanno riferito delle minacce ricevute dall’investitore, prima che l’auto travolgesse le due persone. Il professionista, invece, afferma di aver perso il controllo dell’auto e di essere finito contro un muretto perché l’acceleratore si era inceppato, impedendogli di tenere sotto controllo il mezzo, mentre stava compiendo una manovra di parcheggio.
Sarà molto probabilmente una perizia tecnica a verificare la dinamica dei fatti e lo stato del veicolo. L’incidente è accaduto di fronte a un edificio che ospita un’attività turistica gestita dalla compagna del conducente del Suv. I due amici si trovavano sotto il b&b di via Montello e stavano chiacchierando. Il tunisino ha riferito di essere stato affrontato e minacciato con un martello dal professionista, prima di essere investito. Si tratta di una versione che il pubblico ministero intende verificare con scrupolo. In un primo tempo la Questura di Venezia aveva diffuso un comunicato in cui sosteneva che non vi fossero elementi per sostenere la volontarietà del fatto.