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“Mi mancava il tempo per provare le mie ricette, ho sbagliato il purè. I regali? Non li accetto, i soldi vanno spesi anche per le vacanze senza weekend offerti”: parla Benedetta Rossi

"Adesso torno a essere io", spiega la food blogger replicando ai titoli "Mondadori compra Benedetta Rossi"

“Ci siamo resi conto che ciò che avevamo creato era diventato troppo grande per noi. Ci stavamo trasformando in manager perdendo la passione”, racconta Benedetta Rossi in un’intervista a La Stampa. La notizia aveva suscitato clamore, interesse e curiosità. Per quasi sette milioni di euro il gruppo Mondadori ha comprato il 51% di Waimea, la società che gestisce i diritti di proprietà intellettuale e di immagine della popolare e amatissima foodblogger marchigiana. Nove libri che hanno venduto oltre 1,5 milioni di copie, 17 milioni di follower, programmi televisivi per il gruppo Warner Bros. Discovery, 4 milioni di utenti unici mensili per il suo sito web: il tutto a colpi di ricette e di “fatto in casa per voi”. “Rossi e suo marito rimarranno amministratori con piena autonomia nella gestione delle attività”, aveva spiegato in una nota Mondadori.

“Adesso torno a essere io”, spiega la food blogger replicando ai titoli “Mondadori compra Benedetta Rossi”: “Per le mie ricette approfondisco, studio, ma gli ultimi tre anni sono stati faticosissimi, mi mancava il tempo per provarle e stavo perdendo l’entusiasmo. Sono arrivata a sbagliare un piatto semplice come il purè perché ero sovrappensiero. La collaborazione editoriale col Gruppo Mondadori ha fatto sì che la scelta fosse naturale. Non siamo mai stati costretti a fare passi per cui non eravamo pronti. I libri per esempio, non mi piace uscire con un titolo all’anno a tutti i costi, la gente spende, devo offrire qualcosa di nuovo. E loro si sono sempre fidati“.

Un cambio di prospettiva e gestione: “La mancanza di tempo ci ha impedito di valorizzare qualcuno con cui abbiamo collaborato. Avremmo dovuto star più dietro alle persone, farle entrare nel mondo di Benedetta. Fra mille progetti, la stanchezza l’ha fatta da padrona”. La scelta di vivere in un piccolo paese delle Marche lo considera “un vantaggio dal punto di vista umano, ma dalle nostre parti è difficile trovare le professionalità giuste. I ragazzi che hanno studiato sono rimasti a Roma o a Milano. Abbiamo provato a creare un gruppo di lavoro ma, per non far finire male la nostra realtà, ci serviva un team strutturato”.

Non accetta regali e le partnership sui suoi profili sono rare e segnalate: “Un regolamento nel settore degli influencer? Basterebbe il buon senso. Norme più rigide sarebbero importanti per l’esposizione dei bambini o delle persone fragili. Il mercato si autoregolamenterà quando i brand capiranno che ciò che stanno facendo è inutile, se non controproducente. Abbiamo poche aziende con cui collaboriamo e dichiariamo con trasparenza. Il nostro tempo e la nostra privacy non sono in vendita. Ci hanno insegnato che il denaro guadagnato con il proprio lavoro va speso per vivere, per andare in vacanza senza farsi offrire weekend in montagna gratis. Se pubblicizzi tutto la credibilità finisce. È triste, no?”, ha concluso Rossi.