Giustizia & Impunità

Morti nelle Rsa, la Cassazione ha annullato l’assoluzione di un infermiere accusato di omicidi di anziani

L’ergastolo inflitto in primo grado era stato “cancellato” in appello. Oggi la Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione emessa dalla Corte d’assise d’appello di Ancona nei confronti di Leopoldo Wick, infermiere alla Rsa di Offida (Ascoli Piceno), al centro del caso delle morti sospette di diversi anziani ospiti della struttura dell’Asur Marche. L’uomo sarà di nuovo processato davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Perugia, competente per territorio.

Wick era accusato di aver somministrato indebitamente alcuni farmaci agli anziani della Rsa provocandone la morte, tra il 2017 e il 2018. Per l’accusa l’infermiere aveva ucciso volontariamente 8 persone e tentato di ammazzarne altre quattro. In primo grado era stato riconosciuto colpevole di 7 omicidi e un tentato omicidio attraverso la somministrazione di “insulina e psicofarmaci”. L’infermiere era stato arrestato nel giugno del 2020 e condannato in primo grado al fine pena mai nel giugno dello scorso anno, con l’assoluzione dell’appello era stato ovviamente scarcerato

Per arrivare a definire il quadro accusatorio, la Procura aveva svolto anche degli approfondimenti, rilevando “un deciso picco di mortalità” nella Rsa, con il doppio dei decessi rispetto alle altre strutture per anziani nel territorio che si trovano ad Ascoli Piceno e Acquasanta Terme. A segnalare anomalie sui decessi era stata un’operatrice socio sanitaria che, non trovando ascolto nei suoi superiori, si era rivolta direttamente ai carabinieri. Wick si è sempre professato innocente.

L’impugnazione della procura generale riguardava sei casi di omicidio e un caso di tentato omicidio. Nel ricorso, tra le varie obiezioni la Procura generale aveva sottolineato l’inosservanza e l’erronea applicazione delle disposizioni sull’utilizzabilità delle prove. In particolare il riferimento alle analisi sui campioni prelevati dai cadaveri degli anziani ospiti della Rsa di Offida.

I giudici di primo grado Macerata avevano stabilito che tali attività non potevano essere qualificate come ‘amministrative’, essendo state svolte su incarico della Procura di Ascoli, e che quindi dovevano garantire i diritti di Wick, permettendogli di essere rappresentato legalmente durante le operazioni. A tal proposito nel ricorso era stata richiamata una sentenza della Cassazione secondo cui “l’obbligo per il pubblico ministero di iscrivere nel registro una ‘notitia criminis’ a carico di un determinato soggetto sorge solo quando emergono nei confronti di quest’ultimo specifici elementi indiziari, non essendo sufficienti meri sospetti”. La Cassazione ha oggi stabilito che quelle analisi sono valide e utilizzabili per cui ha annullato la sentenza assolutoria disponendo un nuovo processo per Leopoldo Wick.