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Inizia la guerra dei commissari Ue: ‘Rimandati’ in 10 dalla commissione giuridica del Parlamento, anche Fitto. “Verifiche sui suoi immobili”

Pronti, via. L’esame dei nuovi commissari designati da Ursula von der Leyen si è già trasformato in una guerra tra i gruppi del Parlamento Ue. Già da giorni si era capito che alcuni dei componenti erano pronti a dare battaglia sui metodi di valutazione presentati circa due settimane fa dal presidente della commissione giuridica (JURI), […]

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Pronti, via. L’esame dei nuovi commissari designati da Ursula von der Leyen si è già trasformato in una guerra tra i gruppi del Parlamento Ue. Già da giorni si era capito che alcuni dei componenti erano pronti a dare battaglia sui metodi di valutazione presentati circa due settimane fa dal presidente della commissione giuridica (JURI), il liberale bulgaro Ilhan Kyuchyuk. Ma al termine della prima mattinata di confronto il risultato, secondo quanto appreso da Ilfattoquotidiano.it, mette in evidenza tutte le criticità legate alla nuova squadra del Berlaymont: ben 10 aspiranti commissari su 26 dovranno rispondere a questionari per chiarire alcune criticità nei loro profili. E tra questi c’è anche il candidato italiano Raffaele Fitto. Altri 13 dovranno invece ripresentare la stessa documentazione ma con informazioni più accurate, mentre solo tre hanno avuto il via libera di JURI.

I ‘rimandati’
La riunione della commissione JURI, che si occupa di valutare le dichiarazioni finanziarie dei singoli commissari designati e portare alla luce possibili incompatibilità con l’incarico o conflitti d’interesse prima che questi vengano auditi dalle commissioni parlamentari competenti per il loro portafoglio, è partita a rilento. Dopo più di un’ora di meeting non era ancora stata presa una decisione definitiva sul primo nome della lista che, essendo in ordine alfabetico, era quello della portoghese Maria Luís Albuquerque.

Un’impasse dovuta sia alla delicatezza del nome, che da quanto si apprende è uno di quelli sui quali sono state chieste informazioni aggiuntive, sia a una iniziale difficoltà nello stabilire come procedere nell’analisi e nella valutazione dei candidati. Dopo una lunga discussione, su questo secondo aspetto si è così deciso di chiedere un approfondimento al commissario designato nel caso in cui vi fossero dubbi fondati sulla completezza o veridicità delle informazioni fornite. È così che il numero dei profili ancora in stand-by è salito a dieci.

I nomi dei ‘rimandati’ sono segreti, così come tutto il processo decisionale che si svolge a porte chiuse e nella massima segretezza. Ma Ilfattoquotidiano.it, oltre al numero dei commissari ‘rimandati’, è in grado di confermare anche i nomi di quattro di quelli che verranno sottoposti al questionario aggiuntivo: si tratta dell’italiano Raffaele Fitto, della portoghese Maria Luís Albuquerque, della slovena Marta Kos e della croata Dubravka Šuica.

Fitto e il patrimonio immobiliare
Il nome di Fitto è stato al centro delle discussioni per più aspetti della sua dichiarazione. Il primo, ricordato recentemente anche in diversi articoli del Fatto Quotidiano, riguarda il risarcimento da oltre 400mila euro che deve, secondo la Corte d’Appello, alla Regione Puglia. Alcuni deputati, uno su tutti il coordinatore dei Verdi Sergey Lagodinsky, hanno chiesto che il politico di Maglie fornisse specifiche informazioni sulla vicenda, omessa invece nel documento presentato alla commissione. Il punto è andato ai voti, ma non ha trovato l’appoggio della maggioranza dei gruppi che ha motivato il rigetto spiegando che non si trattava di una questione strettamente finanziaria. Questo non ha salvato l’esponente di Fratelli d’Italia dalla richiesta di ulteriori chiarimenti da fornire alla commissione entro il prossimo giovedì. Ad attirare l’attenzione degli europarlamentari sono state le proprietà immobiliari dichiarate dal politico pugliese. Nella sua scheda, Fitto ha dichiarato di possedere sette appartamenti e di avere quote in altri tre, terreni, due garage e una cantina, oltre al 15% di una farmacia a Brindisi dal valore di 150mila euro.

Albuquerque, banche e ‘porte girevoli’
Come detto, buona parte della discussione ha ruotato intorno alla figura della portoghese Albuquerque. Su di lei si erano concentrate le attenzioni per quella che alcuni all’interno della commissione JURI hanno definito una storia di “porte girevoli“. Dopo due anni da ministro dell’Economia portoghese, dal 2013 al 2015, è diventata amministratore non esecutivo per il gestore di fondi britannico Arrow Global e, successivamente, direttore indipendente non esecutivo della banca d’affari Morgan Stanley Europe. Gli europarlamentari le hanno chiesto di fornire prove concrete che attestino la fine dei suoi rapporti lavorativi con queste firm. Anche perché a lei verrebbe affidata la delega ai Servizi Finanziari.

Marta Kos e l’attività di lobbying
Il suo passato in Kreab, società di lobbying nel settore della comunicazione, è ciò su cui la slovena Marta Kos, alla quale è stata data la delega all’Allargamento, dovrà fornire informazioni alla commissione JURI. Il suo passato, come emerso da alcuni articoli di stampa, solleva alcuni dubbi sulla sua trasparenza. Nonostante operasse a Bruxelles, non si è mai iscritta al registro della trasparenza delle istituzioni europee. Kos ha motivato questa sua scelta dicendo di non considerarsi una lobbyista e, quindi, di aver ritenuto di non dover inserire il proprio nominativo nella lista. Gli europarlamentari non sembrano essere d’accordo e hanno chiesto chiarimenti sul suo ruolo in Kreab. Difficile che possano accettare una ex lobbyista come membro della Commissione Ue. Starà a lei dimostrare di non esserlo stata.

Dubravka Šuica e le partecipazioni da vendere
Per Dubravka Šuica, invece, i problemi arrivano dalle sue partecipazioni in una società di spedizioni. Moglie di un ex capitano di navi da crociera, le è stata affidata proprio la delega al Mediterraneo. Non è però questa particolare tradizione di famiglia a crearle problemi, bensì le 69 azioni della compagnia di navigazione Atlantska Plovidba. Se vuole sperare di mantenere il suo posto al Berlaymont sarà costretta a venderle prima dell’entrata in carica.

Lo scontro in commissione. M5S: “Gravi lacune, è una farsa”
La partenza al rallentatore in JURI, però, è dovuta anche allo scontro che si è consumato tra i membri della commissione parlamentare. La Sinistra al Parlamento europeo (The Left), della quale fa parte anche il Movimento 5 Stelle, aveva convocato una conferenza stampa per giovedì intorno all’ora di pranzo per denunciare i paletti imposti alla commissione e chiedere maggiore libertà di azione. Una conferenza stampa, apprende Ilfattoquotidiano.it, alla quale ha provato a opporsi il presidente Kyuchyuk in quello che alcuni membri hanno definito un “tentativo di censura“. Così, nel punto a margine del meeting ha parlato anche il coordinatore di The Left in commissione JURI, il pentastellato Mario Furore: “Abbiamo chiesto lettere di integrazione, raccomandazioni, domande più specifiche perché se ci dobbiamo basare sui documenti confidenziali che oggi abbiamo ricevuto non possiamo svolgere al meglio la nostra funzione – ha affermato – Oggi questo processo ha mostrato tutte le sue lacune perché con una dichiarazione finanziaria molto scarsa o vuota abbiamo proprio dei problemi a dover chiedere poi quali sono gli eventuali conflitti di interesse”. E ha concluso dicendo che lo scrutinio dei commissari designati “è una completa farsa per come è concepito. Ci aspettiamo maggiore trasparenza da von der Leyen e dai suoi commissari. Se questa è l’Europa della trasparenza siano loro a essere trasparenti per primi con i cittadini”.

X: @GianniRosini