Rivelare quanti stabilimenti balneari, quanti bar, quanti tassisti e quante lavanderie godono della flat tax riservata alle partite Iva con ricavi fino a 85mila euro metterebbe a rischio le “scelte di politica monetaria e valutaria”. Parola del ministero dell’Economia, che con questa motivazione ha negato una parte dei dati chiesti dal fattoquotidiano.it attraverso un accesso civico. La direzione studi e ricerche economico-fiscali del dipartimento Finanze ha risposto alla richiesta di conoscere i redditi medi dichiarati da chi, in quelle categorie, ha aderito al regime forfettario, ma non ha fornito il numero dei contribuenti coinvolti. L’appiglio con cui si giustifica il diniego è perlomeno bizzarro se si considera che la politica monetaria è da 25 anni affidata alla Banca centrale europea.
La vicenda inizia in agosto, quando ilfattoquotidiano.it presenta istanza di accesso civico – una possibilità garantita dalla trasposizione italiana del Freedom of information act – per conoscere il numero dei ristoranti, bar, tintorie, noleggi auto, tassisti, autofficine, discoteche, stabilimenti balneari, idraulici, elettricisti e pelliccerie che godono della flat tax riservata al momento a chi ha ricavi sotto gli 85mila euro e sapere quanto hanno dichiarato nel 2020, 2021 e 2022. Si tratta di numeri non pubblici: al momento sappiamo solo che il regime agevolato che consente di pagare solo il 15% di tasse al posto delle normali aliquote e addizionali ha attirato sotto il suo ombrello 1,8 milioni di autonomi, ditte individuali e professionisti. La ripartizione tra categorie e i redditi sono ignoti.
Ai primi di settembre il Tesoro risponde allegando solo una tabella con i redditi. Dentro ci sono le medie tra quelli dei forfettari (a cui si applica la flat tax del 15%, ridotta al 5% nei primi cinque anni di attività) e di chi è nel regime “dei minimi“, ormai residuale, che consentiva ai giovani con partita Iva aperta prima del 2016 di versare solo il 5% fino al compimento dei 35 anni. Non è dato però sapere quanto sia ampia la platea da cui quelle medie sono state ricavate.
I numeri restano interessanti, soprattutto se confrontati con le medie dei lavoratori dipendenti – la categoria che per definizione non può evadere, al netto dei possibili lavoretti in nero – pari a 21.500 euro per il 2021 e 22.280 euro per il 2022. Un’avvertenza: per i forfettari il reddito tassabile si determina applicando dei coefficienti di redditività diversi a seconda dell’attività svolta ai ricavi o compensi dichiarati, al netto delle deduzioni. La tabella del Mef contiene il lordo che deriva da quel calcolo, ma a monte ci sono appunto le cifre che il contribuente comunica di aver incassato dai clienti. Per i balneari il reddito medio si è fermato a 14.688 euro nel 2020, 14.519 nel 2021 e 16.676 nel 2022. Nell’anno di piena ripresa del turismo post Covid avrebbero dunque portato a casa 1.389 euro lordi al mese. I bar e le pasticcerie, dopo un calo a 6.399 euro nel 2020, sono saliti a 7.922 euro nel 2021 e 9.356 nel 2022: 779 euro al mese. Le autofficine, volendo credere alle cifre inserite in dichiarazione, non hanno superato i 740 euro al mese. Cifre da povertà assoluta. Ristoranti, pelliccerie e lavanderie in regime forfettario hanno registrato a loro volta forti recuperi rispetto al 2020 ma i primi non vanno oltre i 973 euro al mese, i pellicciai non arrivano a 950, i tintori stanno sotto i 1000. Quanto ai tassisti, dopo un crollo a 5.200 euro nel 2020 il 2022 ha visto una risalita dei redditi “ufficiali” a 13.912 euro annui, pari a 1.159 lordi al mese.
Gli unici forfettari che superano le dichiarazioni dei dipendenti, con 23.149 euro di media nel 2022, sono idraulici ed elettricisti. Categorie per cui è probabile che la tendenza alla sottofatturazione sia stata contenuta dal successo dei bonus per i lavori in casa: per chiedere le detrazioni, il proprietario ha bisogno giocoforza della fattura e questo elimina l’incentivo ad accettare uno “sconto” in cambio di prestazioni in nero. Nella classifica dei più “benestanti” seguono le discoteche e sale da ballo, che hanno visto quadruplicare i redditi rispetto al primo anno dei lockdown arrivando a 18.753 euro di media.
La mancanza del numero di contribuenti coinvolti non consente però di capire quanto generalizzata sia stata la migrazione alla tassa piatta all’interno delle singole attività e quanto significative siano di conseguenza le medie. Ilfatto.it presenta allora richiesta di riesame al responsabile per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza del Mef, come previsto dalla legge. La risposta arriva a fine settembre. In premessa si ricorda che il decreto trasparenza del 2013 prevede che “chiunque ha diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione ai sensi del presente decreto, nel rispetto dei limiti relativi alla tutela di interessi pubblici e privati giuridicamente rilevanti”. Tuttavia, prosegue il documento, l’accesso incontra “un limite non superabile nelle cause ostative enunciate dall’articolo 5-bis”, tra cui i casi in cui “l’accesso è subordinato al rispetto di specifiche condizioni di modalità o limiti”. E “in detta fattispecie rientrano anche le categorie di documenti che le singole amministrazioni individuano come sottratte all’accesso“.
Fin qui – purtroppo – tutto come da eccezioni ed esclusioni previste per legge. A questo punto la responsabile della trasparenza ritiene di citare a sostegno del diniego una norma specifica: l’articolo 3, lettera a del decreto ministeriale 603 del 29 ottobre 1996, “recante il Regolamento per la disciplina delle categorie di documenti sottratti al diritto di accesso” del Mef. Che dice? Che per salvaguardare “la riservatezza dei processi di formazione, di determinazione e di attuazione della politica monetaria e valutaria” (sic), sono sottratti all’accesso “studi, relazioni, indagini ed elaborazioni finalizzati alla determinazione e all’attuazione della politica tributaria e alla quantificazione del gettito fiscale, dalla cui anticipata diffusione possa derivare pregiudizio alle scelte di politica monetaria e valutaria“. Ma, tre anni dopo il varo di quella norma, l’Italia come gli altri Paesi dell’Eurozona ha ceduto le competenze su quelle scelte all’Eurotower. La spiegazione, con tutta evidenza, non può essere quella. Quali siano i rischi che giustificano la mancata trasparenza resta insomma mistero.
Economia
Vietato sapere quanti tassisti e balneari hanno la flat tax. Il Mef: “Dirlo pregiudica la politica monetaria” (in mano alla Bce da 25 anni)
Rivelare quanti stabilimenti balneari, quanti bar, quanti tassisti e quante lavanderie godono della flat tax riservata alle partite Iva con ricavi fino a 85mila euro metterebbe a rischio le “scelte di politica monetaria e valutaria”. Parola del ministero dell’Economia, che con questa motivazione ha negato una parte dei dati chiesti dal fattoquotidiano.it attraverso un accesso civico. La direzione studi e ricerche economico-fiscali del dipartimento Finanze ha risposto alla richiesta di conoscere i redditi medi dichiarati da chi, in quelle categorie, ha aderito al regime forfettario, ma non ha fornito il numero dei contribuenti coinvolti. L’appiglio con cui si giustifica il diniego è perlomeno bizzarro se si considera che la politica monetaria è da 25 anni affidata alla Banca centrale europea.
La vicenda inizia in agosto, quando ilfattoquotidiano.it presenta istanza di accesso civico – una possibilità garantita dalla trasposizione italiana del Freedom of information act – per conoscere il numero dei ristoranti, bar, tintorie, noleggi auto, tassisti, autofficine, discoteche, stabilimenti balneari, idraulici, elettricisti e pelliccerie che godono della flat tax riservata al momento a chi ha ricavi sotto gli 85mila euro e sapere quanto hanno dichiarato nel 2020, 2021 e 2022. Si tratta di numeri non pubblici: al momento sappiamo solo che il regime agevolato che consente di pagare solo il 15% di tasse al posto delle normali aliquote e addizionali ha attirato sotto il suo ombrello 1,8 milioni di autonomi, ditte individuali e professionisti. La ripartizione tra categorie e i redditi sono ignoti.
Ai primi di settembre il Tesoro risponde allegando solo una tabella con i redditi. Dentro ci sono le medie tra quelli dei forfettari (a cui si applica la flat tax del 15%, ridotta al 5% nei primi cinque anni di attività) e di chi è nel regime “dei minimi“, ormai residuale, che consentiva ai giovani con partita Iva aperta prima del 2016 di versare solo il 5% fino al compimento dei 35 anni. Non è dato però sapere quanto sia ampia la platea da cui quelle medie sono state ricavate.
I numeri restano interessanti, soprattutto se confrontati con le medie dei lavoratori dipendenti – la categoria che per definizione non può evadere, al netto dei possibili lavoretti in nero – pari a 21.500 euro per il 2021 e 22.280 euro per il 2022. Un’avvertenza: per i forfettari il reddito tassabile si determina applicando dei coefficienti di redditività diversi a seconda dell’attività svolta ai ricavi o compensi dichiarati, al netto delle deduzioni. La tabella del Mef contiene il lordo che deriva da quel calcolo, ma a monte ci sono appunto le cifre che il contribuente comunica di aver incassato dai clienti. Per i balneari il reddito medio si è fermato a 14.688 euro nel 2020, 14.519 nel 2021 e 16.676 nel 2022. Nell’anno di piena ripresa del turismo post Covid avrebbero dunque portato a casa 1.389 euro lordi al mese. I bar e le pasticcerie, dopo un calo a 6.399 euro nel 2020, sono saliti a 7.922 euro nel 2021 e 9.356 nel 2022: 779 euro al mese. Le autofficine, volendo credere alle cifre inserite in dichiarazione, non hanno superato i 740 euro al mese. Cifre da povertà assoluta. Ristoranti, pelliccerie e lavanderie in regime forfettario hanno registrato a loro volta forti recuperi rispetto al 2020 ma i primi non vanno oltre i 973 euro al mese, i pellicciai non arrivano a 950, i tintori stanno sotto i 1000. Quanto ai tassisti, dopo un crollo a 5.200 euro nel 2020 il 2022 ha visto una risalita dei redditi “ufficiali” a 13.912 euro annui, pari a 1.159 lordi al mese.
Gli unici forfettari che superano le dichiarazioni dei dipendenti, con 23.149 euro di media nel 2022, sono idraulici ed elettricisti. Categorie per cui è probabile che la tendenza alla sottofatturazione sia stata contenuta dal successo dei bonus per i lavori in casa: per chiedere le detrazioni, il proprietario ha bisogno giocoforza della fattura e questo elimina l’incentivo ad accettare uno “sconto” in cambio di prestazioni in nero. Nella classifica dei più “benestanti” seguono le discoteche e sale da ballo, che hanno visto quadruplicare i redditi rispetto al primo anno dei lockdown arrivando a 18.753 euro di media.
La mancanza del numero di contribuenti coinvolti non consente però di capire quanto generalizzata sia stata la migrazione alla tassa piatta all’interno delle singole attività e quanto significative siano di conseguenza le medie. Ilfatto.it presenta allora richiesta di riesame al responsabile per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza del Mef, come previsto dalla legge. La risposta arriva a fine settembre. In premessa si ricorda che il decreto trasparenza del 2013 prevede che “chiunque ha diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione ai sensi del presente decreto, nel rispetto dei limiti relativi alla tutela di interessi pubblici e privati giuridicamente rilevanti”. Tuttavia, prosegue il documento, l’accesso incontra “un limite non superabile nelle cause ostative enunciate dall’articolo 5-bis”, tra cui i casi in cui “l’accesso è subordinato al rispetto di specifiche condizioni di modalità o limiti”. E “in detta fattispecie rientrano anche le categorie di documenti che le singole amministrazioni individuano come sottratte all’accesso“.
Fin qui – purtroppo – tutto come da eccezioni ed esclusioni previste per legge. A questo punto la responsabile della trasparenza ritiene di citare a sostegno del diniego una norma specifica: l’articolo 3, lettera a del decreto ministeriale 603 del 29 ottobre 1996, “recante il Regolamento per la disciplina delle categorie di documenti sottratti al diritto di accesso” del Mef. Che dice? Che per salvaguardare “la riservatezza dei processi di formazione, di determinazione e di attuazione della politica monetaria e valutaria” (sic), sono sottratti all’accesso “studi, relazioni, indagini ed elaborazioni finalizzati alla determinazione e all’attuazione della politica tributaria e alla quantificazione del gettito fiscale, dalla cui anticipata diffusione possa derivare pregiudizio alle scelte di politica monetaria e valutaria“. Ma, tre anni dopo il varo di quella norma, l’Italia come gli altri Paesi dell’Eurozona ha ceduto le competenze su quelle scelte all’Eurotower. La spiegazione, con tutta evidenza, non può essere quella. Quali siano i rischi che giustificano la mancata trasparenza resta insomma mistero.
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Giustizia & Impunità
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Milano, 25 feb. (Adnkronos) - La sentenza di condanna a cinque anni e tre mesi per Marco Albanesi, nella sua qualità di capo Unità manutentiva di Rfi, per disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni colpose, è sancita dalla "colposa sottovalutazione del rischio, a lui noto, di rottura del giunto isolante incollato ammalorato, all'altezza del Km 13+400", nel comune di Pioltello, che causò il deragliamento di un treno regionale che il 25 gennaio 2018 uscì dai binari causando la morte di tre passeggeri e di un centinaio di feriti.
Nella nota del presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia - la risoluzione del Csm consente di spiegare le sentenze più complesse in attesa delle motivazioni - si evidenzia come il collegio presieduto dalla giudice Elisabetta Canevini ha assolto gli ex dirigenti - l'ex ad Maurizio Gentile e gli ex manager Umberto Lebruto, Vincenzo Macello e Andrea Guerini - "tutti per non aver commesso il fatto", data "l'assenza di prova in ordine alla realizzazione di condotte commissive od omissive ad essi rimproverabili, considerazione dei rispettivi ruoli ricoperti all'interno dell'assetto organizzativo di Rete ferroviaria italiana, nonché degli effettivi flussi informativi circa l'ammaloramento del giunto e l'inadeguatezza della manutenzione che ne ha determinato la rottura la mattina del 25 gennaio 2018, cagionando così il tragico disastro".
Il Tribunale - in coerenza con l'indirizzo interpretativo già accolto dalla Suprema Corte di Cassazione nella vicenda relativa al disastro ferroviario di Viareggio - "ha escluso che le norme cautelari astrattamente violate, il cui rispetto avrebbe evitato il verificarsi del disastro, avessero ad oggetto specifiche cautele antinfortunistiche, ritenendo che in realtà esse attenessero alla gestione di un rischio ontologicamente diverso, relativo alla sicurezza della circolazione ferroviaria e alla tutela della pubblica incolumità: e sulla base di questo inquadramento giuridico della vicenda ha vagliato la sussistenza, e l'osservanza in concreto delle posizioni di garanzia riferibili ai singoli". Le motivazioni del processo di primo grado saranno rese note tra 90 giorni.
(Adnkronos) - Quello spezzone che manca, circa 23 centimetri, sbalzato a "diversi metri di distanza" è per la procura la causa del deragliamento e grazie a una telecamera che punta sul tratto ferroviario emerge che "I problemi che stava dando quel giunto duravano da qualche giorno". Al passaggio del treno su quel tratto si generano scintille, le prime scintille già a partire dal 17 gennaio, proseguono e aumentano intensità e frequenza" con l'incremento dell'erosione.
Il giorno del deragliamento "le scintille sono contenute al passaggio delle prime carrozze, poi c'è quasi una fiammata" mentre il convoglio viaggia a "140 chilometri l'ora", infine "basta scintille" perché "il giunto è saltato" e le ultime carrozze non viaggiano più sui binari. "Possiamo dire con certezza che è la rottura del giunto che ha determinato lo svio del treno" è la sintesi dei pm Leonardo Lesti e Maura Ripamonti durante la requisitoria. "E' evidente che questa rottura determina l'evento e la morte di tre persone e il ferimento di circa 200" di cui deve rispondere "chi non ha provveduto alla corretta manutenzione del giunto" che si trovava "in condizioni di forte degrado" è la tesi della procura.
Su quella linea in cui passano circa 100 treni al giorno il malfunzionamento viene rilevato - secondo la tesi della procura fin dal febbraio 2017 o addirittura anche prima - ma la sostituzione dei giunto non arriva mai, la strategia di Rfi, per la pubblica accusa, sembra essere "il giunto si cambia se è rotto, se non è rotto si tira avanti". L’incidente mortale di Pioltello "non è un fatto occasionale, ma riconducibile alla colpa che arriva fino all'amministratore delegato Gentile". Il non aver riparato il giunto lungo i binari "è una sorta di scorrettezza nei confronti dello Stato" ma "anche una forma di slealtà" nei confronti di chi viaggiava: "c'erano 250 passeggeri, gente che andava a lavorare e si fidava del treno". Una tesi accusatoria che non ha convinto il tribunale.
(Adnkronos) - Lebruto e Macello, presenti in aula, si sono lasciati andare a qualche lacrima di commozione dopo l'assoluzione, mentre alcuni dei passeggeri che viaggiavano sul treno deragliato hanno lasciato l'aula in silenzio e con tutt'altro stato d'animo. Di fatto il tribunale ha condannato solo l'allora capo dell'Unità manutentiva di Rfi Marco Albanesi (la procura aveva chiesto 6 anni e 10 mesi) per disastro ferroviario colposo, omicidio e lesioni colpose, ritenendolo responsabile sul territorio del mancato controllo o meglio come "colposa sottovalutazione del rischio" come spiega lo stesso Tribunale. Lui, in solido con il responsabile civile Rfi, dovrà risarcire le parti civili (una cinquantina) con una provvisionale di 25mila per ciascuno dei passeggeri che si sono costituiti nel processo e di 50mila al sindacato Filt - Cgil Lombardia.
Gli ex manager per cui la procura aveva chiesto la condanna sono invece stati assolti dall'accusa di disastro ferroviario colposo e omicidio e lesioni colpose "per non aver commesso il fatto" e "perché il fatto non sussiste" rispetto all'accusa di omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. I giudici hanno anche assolto - come chiesto dalla stessa procura - Moreno Bucciantini, allora capo reparto Programmazione e controllo dell’Unità territoriale linee Sud di Rfi, Ivo Rebai, ai tempi responsabile della Struttura operativa Ingegneria della Dtp e Marco Gallini, allora dirigente della Struttura organizzativa di Rfi.
Sono le 7.01 del 25 gennaio 2018 quando il treno 10452 esce dai binari e tre delle sei carrozze, dopo il deragliamento, si ribaltano. Tra le lamiere della carrozza numero 3 muoiono Pierangela Tadini, 51 anni, Giuseppina Pirri, 39 anni, e Ida Maddalena Milanesi, 61, dottoressa dell'ospedale neurologico Carlo Besta di Milano. Dall'ispezione della sede ferroviaria "viene accertato sul binario una rottura della superficie della rotaia" che diventerà il 'punto zero' per l'inchiesta.
(segue)
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Luca Attanasio, "convinto che la sua missione istituzionale non potesse prescindere dall'impegno sociale, è sempre rimasto a fianco degli ultimi, esprimendo l'ideale del diplomatico dal volto umano, nella certezza che nessuno, in qualsiasi parte del mondo, dovesse essere lasciato indietro". Lo ha affermato il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ricordando in Aula l'ambasciatore Attanasio, ucciso insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo in un agguato nella Repubblica democratica del Congo il 22 febbraio di quattro anni fa.
"Oggi rendiamo omaggio alla memoria di un uomo -ha aggiunto il presidente della Camera- che ha dedicato la propria esistenza al servizio del Paese e a sostegno della cooperazione internazionale. Ma non possiamo non ricordare il coraggio e l’alto senso del dovere dimostrati dal carabiniere scelto Iacovacci che, nel tentativo di proteggere l’ambasciatore, non ha esitato a fargli da scudo con il proprio corpo. Un gesto nobile e generoso che gli è valso il conferimento alla memoria della Medaglia d’oro al valor militare e che riflette i valori più autentici che contraddistinguono le donne e gli uomini dell’Arma".
"Un ringraziamento va anche a tutto il personale civile e militare che, spesso esponendosi a pericoli estremi, svolge un ruolo cruciale nella promozione della pace e dell’assistenza alle popolazioni più vulnerabili in zone di crisi e contesti ad alto rischio. A loro esprimo la mia profonda gratitudine e riconoscenza. Ai familiari dell’ambasciatore Luca Attanasio e di Vittorio Iacovacci, oggi qui presenti, desidero rinnovare la vicinanza mia personale e della Camera dei deputati. Il loro -ha concluso Fontana- è il dolore dell’Italia intera, che non può e non deve dimenticare il sacrificio di chi l’ha servita con onore e disciplina". L'Aula ha quindi osservato un minuto di silenzio.
Kinshasa, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), Karim Khan, è arrivato nella Repubblica Democratica del Congo. Lo ha comunicato il suo ufficio, mentre è in atto una recrudescenza dei combattimenti nella parte orientale del Paese. Nelle ultime settimane, l'M23, sostenuto dal Ruanda, ha conquistato due importanti città nella Repubblica Democratica del Congo orientale, rafforzando così il suo potere nella regione da quando ha ripreso le armi alla fine del 2021.
"Siamo estremamente preoccupati per i recenti sviluppi in Congo, sappiamo che la situazione è grave, soprattutto nella parte orientale", ha detto Khan ai giornalisti al suo arrivo nella capitale Kinshasa. "Il messaggio deve essere trasmesso in modo molto chiaro: nessun gruppo armato, nessuna forza armata, nessun alleato di gruppi armati o forze armate ha un assegno in bianco. Devono rispettare il diritto umanitario internazionale".
Secondo gli esperti delle Nazioni Unite, l'M23 è supportato da circa 4.000 soldati ruandesi. Sin dalla sua rinascita, gli scontri tra il gruppo e le forze armate congolesi hanno provocato una crisi umanitaria in una regione flagellata da tre decenni di guerre. "Questo è il momento in cui vedremo se il diritto penale internazionale può soddisfare le richieste avanzate dal popolo della Repubblica Democratica del Congo, ovvero l'applicazione equa della legge", ha affermato Khan. "Il popolo della Rdc è prezioso quanto il popolo dell'Ucraina, il popolo di Israele o della Palestina, le ragazze o le donne dell'Afghanistan", ha aggiunto.
Khan incontrerà il presidente Felix Tshisekedi, alcuni ministri, il rappresentante nazionale del Segretario generale delle Nazioni Unite Bintou Keita, nonché le vittime del conflitto e membri della società civile. La prima indagine avviata dalla Cpi nella Repubblica Democratica del Congo risale al 2002. Da allora, il tribunale ha condannato tre persone per crimini commessi nel Paese. Nel 2023, la procura della Cpi ha inoltre avviato un'indagine sulle accuse di crimini commessi a partire da gennaio 2022 nella provincia del Nord Kivu, nella parte orientale della nazione. L'ufficio di Khan, che ha visitato il Paese nel maggio 2023, ha dichiarato all'inizio di questo mese che l'attuale situazione nella Rdc orientale "fa oggetto di un'indagine che è in corso".
Roma, 25 feb. (Adnkronos Salute) - "L'impegno di Danone per far conoscere alle persone l'importanza di un microbiota in salute nasce 35 anni fa, quando lanciammo Activia, un prodotto che ha la vocazione di migliorare il benessere intestinale di tutti gli italiani. Oggi diamo un'accelerazione a questo impegno grazie alla nuova campagna con la quale lanciamo un nuovo strumento: un questionario online molto semplice, creato su basi scientifiche e in grado di dare un risultato, una specie di assessment, sullo stato di salute del microbiota intestinale dei rispondenti". Così Yoann Steri, digital & data director di Danone Italia, in occasione dell'evento 'Innovazione e benessere: il microbiota al centro', organizzato dall'azienda, illustra l'iniziativa del questionario online validato scientificamente da Giovanni Barbara, tra i massimi esperti di microbiota, che analizza lo stato del microbiota intestinale e consente, in modo semplice, di indicare come le abitudini alimentari e, in generale, lo stile di vita influenzano lo stato del microbiota.
"Attraverso il questionario, il rispondente può avere indicazioni e risultati che gli permettono di migliorare il suo stato di salute attraverso l'analisi di diversi fattori, come lo stress, l'attività fisica, la qualità del sonno e la nutrizione, in cui Activia ha un ruolo molto importante", conclude.
Roma, 25 feb (Adnkronos) - "A due anni dalla tragedia di Cutro, parteciperò questa notte alla veglia sulla spiaggia di Steccato di Cutro e alle varie iniziative promosse dalle associazioni della società civile che ringrazio per l’impegno quotidiano". Lo dice il deputato Paolo Ciani, segretario di Democrazia solidale e vicecapogruppo del Pd-Idp, sull’anniversario della tragedia di Cutro.
"Ricordare le oltre cento persone che andavano protette e invece sono morte sulle nostre coste è un dovere, anche perché ancora devono avere giustizia; così come è un dovere denunciare le politiche sulle migrazioni messe in campo da questo governo, che osteggiano il soccorso in mare e di fatto considerano la vita dei migranti, vite di scarto", prosegue Ciani.
"Gli inutili e costosi centri in Albania sono il monumento eretto con le tasse degli italiani per mostrare questa logica. Noi vogliamo contrastare in ogni ambito la “cultura dello scarto” e non ci rassegniamo alla logica e alla narrazione del “migrante invasore”. Proponiamo l’implementazione di ingressi legali, accoglienza diffusa, investimenti sull’integrazione, corridoi umanitari per situazioni di vulnerabilità, tutela dei diritti umani. Le persone migranti non sono nemici; il dieci per cento della nostra popolazione non ha cittadinanza italiana: basta dipingerli come “il nemico'", conclude.