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Cern, abbiamo un problema: cacciati i russi, si apre un buco nei conti da 40 milioni di franchi svizzeri

L'Organizzazione europea per la ricerca nucleare ha chiuso le porte a centinaia di scienziati russi che dal prossimo 30 novembre rischiano l'espulsione dalla Confederazione elvetica

Era nato alla fine della Seconda Guerra mondiale per unire le nazioni attraverso il dialogo e lo scambio intellettuale: con Mosca aveva cominciato a collaborare nel lontano 1955, durante la Guerra Fredda. Adesso però il Cern di Ginevra ha deciso di tagliare i suoi legami con la Federazione. L’Organizzazione europea per la ricerca nucleare, tra […]

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Era nato alla fine della Seconda Guerra mondiale per unire le nazioni attraverso il dialogo e lo scambio intellettuale: con Mosca aveva cominciato a collaborare nel lontano 1955, durante la Guerra Fredda. Adesso però il Cern di Ginevra ha deciso di tagliare i suoi legami con la Federazione. L’Organizzazione europea per la ricerca nucleare, tra i più grandi istituti di ricerca europei, ha chiuso le porte a centinaia di scienziati russi che dal prossimo 30 novembre rischiano l’espulsione dalla Confederazione elvetica. Per il Cremlino si tratta di una decisione “politicizzata”, “inaccettabile”.

Era già accaduto: durante la guerra in Bosnia negli anni ’90, la Jugoslavia era stata sanzionata ed esclusa. La Russia non è mai stata membro Cern e il suo status di osservatore, ottenuto nel 1991, è stato sospeso qualche settimana dopo l’avvio del conflitto in Ucraina nel 2022 per “uso illegale della forza”. Questo però finora non aveva impedito però ai fisici russi di continuare a partecipare a sviluppo e progressi del progetto Lhc, Large Hadron Collider (l’acceleratore di particelle più potente al mondo).

La Russia ha contribuito finora non solo col suo know how prestato ai dipartimenti del Cern, ma anche finanziariamente, versando il 4,5 % dei fondi per la ricerca negli ultimi 30 anni: l’Organizzazione dovrà ora far fronte a un buco di 40 milioni di franchi svizzeri.

Pochi mesi dopo la decisione dell’espulsione, pensando a quanti cervelli sarebbero tornati in patria, Michail Kovalchuk, presidente dell’Istituto nazionale di ricerca Kurchatov, ha detto “per noi questo è un regalo”. Sembrano concordare, per motivi opposti, i fisici stranieri delusi dall’allontanamento dei colleghi russi: questa mossa spingerà gli esperti tra le braccia dell’industria militare russa e peggiorerà lo stato del conflitto contro l’Ucraina, un vero favore fatto al Cremlino. Si dice basta ai russi, ma non del tutto, perché rimane aperto il canale con l’istituto di ricerca nucleare russo Jinr. Sito a Dubna, Mosca, è finanziato per l’80% dallo Stato russo.