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Chiara Ferragni, chiusa l’inchiesta per truffa aggravata sul Pandoro-gate e le Uova di Pasqua: “Ingiusto profitto per 2,2 milioni di euro”

Al centro dell'inchiesta ci sono due iniziative commerciali che hanno sfruttato l'immagine dell'imprenditrice digitale e la sua enorme influenza sui social: il pandoro "Pink Christmas" di Balocco, lanciato per il Natale 2022, e le uova di Pasqua "Dolci Preziosi"

La Procura di Milano ha chiuso le indagini preliminari nei confronti di Chiara Ferragni e altre tre persone per l’accusa di truffa aggravata legata a presunte operazioni di pubblicità ingannevole. Al centro dell’inchiesta ci sono due iniziative commerciali che hanno sfruttato l’immagine dell’imprenditrice digitale e la sua enorme influenza sui social: il pandoro “Pink Christmas” di Balocco, lanciato per il Natale 2022, e le uova di Pasqua “Dolci Preziosi” del 2021 e 2022. Entrambe le operazioni, secondo l’accusa, avrebbero ingannato i consumatori, prospettando un legame con iniziative benefiche inesistente o comunque non veritiero. Per la Procura, l’ingiusto profitto contestato a Ferragni sarebbe di poco più 2 milioni e 200 mila euro.

Il meccanismo, ricostruito dalla Guardia di Finanza, era semplice ed efficace: Chiara Ferragni pubblicizzava i prodotti sui suoi canali social, seguiti da milioni di persone, sottolineando il nobile scopo dell’acquisto. In realtà, le donazioni all’ospedale Regina Margherita di Torino e all’associazione “I Bambini delle Fate” sarebbero state minime rispetto ai ricavi generati dalle vendite, gonfiate da prezzi esorbitanti. Il pandoro, per esempio, era venduto a circa 9,37 euro, tre volte il prezzo di una versione ‘standard’ (3,08 euro), un rincaro giustificato dalla “limited edition” e dalla promessa di sostenere la ricerca contro i tumori infantili.

Le indagini hanno evidenziato come la campagna fosse supportata anche dalla credibilità di Chiara Ferragni, influencer da circa 30 milioni di follower, il cui nome avrebbe contribuito a conferire fiducia ai consumatori sull’iniziativa. La Procura, guidata da Marcello Viola, non ha dubbi: si è trattato di una “pianificazione” accurata per “indurre i consumatori in errore”, sfruttando la credibilità e la popolarità dell’influencer. Un’operazione che, se confermata in giudizio, potrebbe costare cara a Chiara Ferragni e ai suoi collaboratori. Oltre alla stessa Ferragni, sono finiti nel registro degli indagati: Fabio Damato, ex braccio destro dell’imprenditrice; Alessandra Balocco, amministratore delegato dell’azienda dolciaria; e Francesco Cannillo, presidente del Gruppo Dolci Preziosi.

La difesa di Chiara Ferragni, affidata agli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, si dichiara serena e fiduciosa: “Riteniamo che questa vicenda non abbia alcuna rilevanza penale e che i profili controversi siano già stati affrontati e risolti in sede di Agcm”. E ancora: “Avvieremo al più presto un confronto con i Pubblici Ministeri e confidiamo in una conclusione positiva della vicenda. Chiara Ferragni ha fiducia nel lavoro della magistratura e che la sua innocenza venga acclarata quanto prima”. L’Antitrust ha già applicato una multa di oltre 1 milione alle società riconducibili a Chiara Ferragni e di 420mila euro a Balocco per pratica commerciale scorretta.