“Comunque poi… si ma dopo le elezioni… poi dopo facciamo quello che dobbiamo fare!… perché adesso giustamente quelli si spaventano chissà poi… ci sono troppi riflettori… troppe cose… non ne vogliono pubblicità adesso”. “Luigi appoggia… Luigi appoggia te e basta!… Tutta la famiglia… tutti, tutti! Ha già dato, ha già dato disposizioni a tutti”. Luigi è “u Sciubbu” ma il suo vero nome è Carlo Mario Tallarico, il boss di Casabona, nel crotonese, che alle elezioni comunali del 3 e 4 ottobre 2021 ha fatto eleggere il sindaco Francesco Seminario del Pd. È quest’ultimo che, nelle intercettazioni registrate dai carabinieri, assicura il suo interlocutore che “dopo le elezioni facciamo quello che dobbiamo fare”.
Su richiesta della Dda di Catanzaro, il boss e il sindaco sono finiti in carcere assieme ad altri sei indagati mentre il gip di Catanzaro ha disposto gli arresti domiciliari per Anselmo De Giacomo, il candidato consigliere poi nominato assessore comunale da Seminario, che ha rastrellato voti grazie a Luigi Gagliardi. Arrestato perché ritenuto partecipe alla cosca Tallarico, Gagliardi sarebbe riuscito a fare eleggere l’assessore mentre era detenuto. Lo dice lui stesso e i carabinieri annotano nei brogliacci: “Se Anselmo ha preso tutti questi voti è stato solo esclusivamente a me… Mo che esco mi deve fare assumere nel volontariato così sono libero la mattina”.
Di cosa si tratta l’indagato lo spiega al fratello, Gerardo Gagliardi (non indagato), commentando nel 2021 la sua imminente scarcerazione dai domiciliari “grazie al sostegno – si legge nell’ordinanza – di un impiego di volontariato presso il Comune, promessogli dal sindaco Francesco Seminario, che gli avrebbe consentito di rincasare alle nove di sera”. L’intercettazione non si presta a diverse interpretazioni: “Il Comune mi prende! Ci ho parlato già con il sindaco… ci mancherebbe Gerà, dopo tutto quello che ho fatto”.
Per il procuratore reggente, Vincenzo Capomolla, e per i sostituti della Dda Paolo Sirleo, Domenico Guarascio e Pasquale Mandolfino, non ci sono dubbi sull’esistenza di “un autentico patto criminale attraverso il quale uno dei candidati alla carica di sindaco (Seminario appunto, ndr) ed altre figure al medesimo vicine si assicuravano l’impegno elettorale dei Tallarico e, in cambio, questi ultimi ottenevano la messa a loro disposizione da parte del sindaco così eletto per l’elargizione di una serie varia e nutrita di favori e benefici nei confronti della cosca tutta”.
Tra gli indagati politici, per i quali, è stato rigettato l’arresto, ci sono il vicesindaco Leonardo Melfi e il consigliere comunale Vincenzo Poerio. Questo si sarebbe poi interessato dell’assunzione di un ingegnere, Francesco Alessio, “figlio del defunto capoclan Domenico Alessio e nipote di Carlo Mario Tallarico”.
La lista di Seminario si chiamava “Ripartiamo”: da ieri il dubbio è che il sindaco del Pd (già primo cittadino di Casabona dal 1999 al 2009) sia ripartito “dalla ‘ndrangheta”. Nelle carte dell’inchiesta “Nemesis”, infatti, i pm ricostruiscono l’accordo tra la politica e la famiglia mafiosa facilitato anche da un altro indagato, Francesco De Paola, finito ai domiciliari perché accusato di aver mantenuto i contatti tra il sindaco Seminario e il boss “Luigi u Sciubbu”. Un accordo che non sarebbe stato solo a parole. Per gli inquirenti le promesse sono seguite dai fatti: il sindaco avrebbe garantito l’assunzione del presunto affiliato Giuseppe Pullerà alla “Tecnew Srl”, l’impresa che si occupava della raccolta dei rifiuti a Casabona.
Ma non solo, Seminario avrebbe lasciato che il figlio del boss, Ludovico Tallarico, “continuasse a operare nelle aree Pip (Piano per gli insediamenti produttivi, ndr) del Comune” anche se la Commissione straordinaria nominata dopo lo scioglimento aveva dichiarato la decadenza della concessione per la “Edil Tallarico Srl”. La stessa cosa fece su un’altra area Pip a favore dell’altro figlio di “Luigi u Sciubbu”, Francesco Tallarico (non indagato). E tra le assunzioni c’è pure quella di Maria Varamo, la compagna di Luigi Gagliardi, diventata “addetta alle pulizie presso i locali del Comune di Casabona in violazione della normativa vigente durante la pandemia da Covid-19. La donna (non indagata) è stata assunta e lavorava per l’amministrazione pur “non essendosi sottoposta alle dovute vaccinazioni e, quindi, non disponendo del cosiddetto green pass”.
A proposito di Gagliardi, oltre al posto di lavoro per la compagna e all’impiego nel volontariato, finalizzato a ottenere l’autorizzazione a rientrare a casa alle 21 pur essendo ai domiciliari, il do ut des con il sindaco Seminario comprendeva anche l’assegnazione di un alloggio popolare. “‘Vieni qua, vie’… gli ho detto al sindaco – sono le parole di Luigi Gagliardi – ‘A me mi devi dare la casa, punto! Vedi come cazzo devi combinare’… e la casa è uscita fuori”. Detto fatto: anziché essere restituito all’Aterp dopo la morte dell’assegnatario, un alloggio sarebbe stato dato all’arrestato per mafia “dapprima in via di mero fatto e, successivamente, in modo ufficiale” con un’ordinanza sindacale. Il tutto, secondo i pm, “in totale violazione dei criteri di priorità nell’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare”. Riferendosi ai politici indagati e arrestati, nell’ordinanza di custodia cautelare il gip Arianna Roccia parla di “un quadro allarmante caratterizzato da soggetti che, seppure non affiliati, gravitano intorno alla criminalità organizzata, asservendo (nel caso del Seminario) la propria funzione pubblica e i connessi poteri al sodalizio mafioso”.