Marco Masini è stato uno dei simboli della musica italiana degli Anni 90 e da allora non si è mai fermato. A sette anni di distanza dall’ultimo disco, esce “10 Amori”, ossia la celebrazione dei 60 anni dell’artista, ma anche il punto di vista dei rapporti umani e della società di oggi. Appuntamento live nei palasport il 18 ottobre 2025 al Palazzo dello Sport di Roma, il 24 ottobre 2025 all’Unipol Forum di Milano e il 25 ottobre 2025 al Nelson Mandela Forum di Firenze
Cosa ha rappresentato per te l’amore nel passato e oggi?
L’amore rappresenta innanzitutto una forma di autostima che tu devi avere per te stesso. Quindi la prima cosa che devi fare è amare te stesso perché poi se non sei riuscito ad amare te stesso, non sei riuscito neanche ad amare gli altri e non riuscirai domani ad amare gli altri. Quindi per me l’amore è una scuola, una scuola dove ogni giorno riesci a conoscere sempre di più i tuoi aspetti più forti, più deboli. Ogni forma d’amore ti tira fuori qualcosa di diverso, anche perché è sempre imprevedibile. Di conseguenza rappresenta una sorpresa. Ha sempre rappresentato per me una sorpresa e rappresenterà una sorpresa domani.
C’è mancanza di amore nella società di oggi?
No, non c’è mancanza di amore. C’è un consumo diverso dell’amore, tutto oggi si consuma molto più rapidamente, di conseguenza anche l’amore. Prima c’era la scoperta dell’anima gemella, oggi c’è l’algoritmo che ti dice quale può essere la tua anima gemella. Prima c’era un amore per la famiglia, per i valori, per le cose che comunque duravano…Oggi non c’è più quel tipo d’amore stesso che finisce prima e quindi fa durare meno le cose o forse sono le cose che comunque non sorprendono più a far finire prima l’amore.
”Era il nostro patto, fammi vivere per sempre e non ti ucciderò”. È una delle frasi di “Allora ciao”, in che senso è stata la parola ucciderò?
Si muore spesso d’amore, si muore dentro d’amore e molti amori ti uccidono, ti sgretolano, ti fanno in mille pezzi e a volte ti ricompongono.
“Non è una scelta” racconta di un amore con una differenza d’età. È ancora un tabù oggi? E perché vale più per le donne più mature rispetto agli uomini?
Ma io non so perché valga più per un altro… So solamente che attraverso l’amore verso chi è più giovane di te ci sia insita anche una sorta di apprendimento di quello che è un futuro che sta arrivando. Una cosa che da solo o con chi ha la stessa tua età non potresti imparare. Amando chi è più giovane ami anche il futuro, forse ti senti anche immerso in maniera più profonda nel futuro che sta arrivando.
In “Dovevamo essere noi” dici “abbiamo fatto solo un indelebile casino”. Qual è il casino più grosso che hai combinato in gioventù?
Ho dato uno schiaffo a mio padre, proprio perché quando si è giovani non si capiscono gli insegnamenti dei genitori quando tu sei adolescente. Alla fine anche se il linguaggio non è il tuo, ma se riesci a metabolizzarle e a capirle e a metterle a fuoco, crescendo ti accorgi che si sono avverate tutte.
“Una vita che odora di vero mi fa più paura che stare da solo”. È questo uno dei motivi per cui, secondo te, le nuove generazioni faticano ad avere rapporti “dal vivo”?
I social hanno portato le persone a costruire rapporti da casa, da ‘remoto’. La tecnologia ha aiutato in certi settori, ha penalizzato forse parecchio nel settore dell’amore stesso, cioè nel sentimento e nella scoperta del sentimento stesso. Di conseguenza l’amore in questo momento è penalizzato proprio dal fatto che, grazie alla tecnologia e grazie alle community, oggi riesci a fare tutto quello che facevi quando uscivi da casa. Relazioni ed altro.
“Due fidanzati degli anni ’30” è la celebrazione dell’amore di un tempo. Perché si fatica a stare tanti anni insieme?
Non è che si fatica a stare insieme tanti anni, è il mondo che è cambiato completamente e che ci dà opportunità diverse rispetto a quello che avevamo prima. Prima non c’era assolutamente niente di tutto questo e tutto ci sorprendeva. Andavamo alla ricerca insieme delle sorprese.
Quali sono, secondo te, le differenze maggiori tra le coppie sposate di allora ed oggi?
Oggi non ci sorprende più niente, abbiamo l’opportunità e la possibilità di mettere in discussione non solo noi stessi ma anche la persona che ci sta accanto attraverso anche dei commenti, attraverso i like, i non like, i mi piace, i non mi piace e quindi spesso diamo ascolto agli altri. Anche gli altri sono molto condizionanti nella nostra vita e spesso, diciamo, battezziamo Vangelo, quello che gli altri dicono senza ascoltare i nostri sentimenti e senza ascoltare il nostro cuore in maniera più forte rispetto a una realtà contemporanea che purtroppo non ci porta più a scoprire niente.
Cosa diresti e che consigli d’amore daresti al Marco Masini di “Disperato”?
Nessun tipo di consiglio perché qualsiasi consiglio che potrei dare adesso potrebbe condizionare come un po’ succede quando si vedono film di fantascienza, dove si parla di viaggi nel tempo. L’andamento degli eventi non va assolutamente forzato, non va assolutamente cambiato, altrimenti magari mi ritroverei adesso in una situazione diversa da quella nella quale mi ritrovo che sento mia e che mi ha riempito di soddisfazioni. Attraverso tutti gli sbagli, attraverso tutti gli errori che ho fatto, sono cose che mi hanno portato a una grandissima vittoria su me stesso.
Che rapporto hai con il Festival di Sanremo?
Ottimo, non a caso il mio più grande direttore artistico era nato a Sanremo, Mario Ragni. Sanremo mi ha dato la vita, tra virgolette, perché mi ha dato la possibilità di arrivare a tutti in un momento dove non c’erano i canali di comunicazione ci sono oggi, dove non si poteva fare un disco in casa propria e farlo arrivare a tutti. Come oggi dovevi passare attraverso una selezione importante. Non escludo assolutamente l’ipotesi di ritornarci magari nel 2097 (ride, ndr).
Ti piacerebbe andare al Festival di Sanremo 2025?
Vado a Sanremo quando voglio far sapere a tutti quanti una mia opinione, un mio punto di vista, una storia, una canzone e la voglio raccontare a tutti. Per adesso questa canzone e questa storia non ci sono.
Il ritorno nei palasport come lo vivi?
Lo vivo come un’attesa, una curiosità ma più che altro come una voglia di riportare tutti quanti in quei palasport, cioè nei palasport degli Anni 90, quando ho iniziato. Vorrò assolutamente cercare il modo di far respirare nuovamente a tutti coloro che verranno un’aria diversa, proprio l’aria degli Anni 90. Lo farò attraverso dei piccoli dettagli, delle piccole cose che insieme alla mia scuola di produzione, cercheremo di realizzare perché quando ascolti delle canzoni che fanno parte del tuo passato è anche molto bello ritrovare gli stessi odori e ritrovare le stesse atmosfere.