A Fano, cittadina del nord delle marche, si registra quasi un quinto dei casi italiani di Dengue. Sono 105 su un totale di poco più di 60mila abitanti. 572 in tutto quelli italiani. Tanti se si pensa all’aumento esponenziale che si è avuto in una sola settimana. L’amministrazione, guidata da sindaco Luca Serfilippi, eletto a giugno in quota Fratelli d’Italia, però, sembra serena, certa dei numeri in calo. E, soprattutto, consapevole delle azioni da mettere in campo.
Il Fattoquotidiano.it ha intervistato il primo cittadino nel pieno dell’emergenza.
Sindaco, Fano è il più grande focolaio di Dengue in Italia. Come siamo arrivati a questo punto?
Andando a campionario, i casi, mano a mano che si presentavano ai medici di medicina generale e al pronto soccorso, sono aumentati rispetto ad altre città dove non si è andato a cercare i casi ulteriori. Noi abbiamo questo dato così alto per questo motivo. Però i dati degli ultimi giorni mi confortano. Negli ultimi 5 giorni abbiamo avuto solo tre nuovi casi, la curva sta mano a mano diminuendo. Sia le azioni adulticide (disinfestazione di zanzare adulte ndr.) a seguito della richiesta dell’azienda sanitaria locale, sia il meteo che sta aiutando, sia le azioni con i larvicidi nelle pozze d’acqua e le azioni di precauzione chieste ai cittadini, stanno funzionando.
Il boom dei casi quindi è dovuto anche all’azione di ricerca dei casi fatta dall’Azienda sanitaria?
Sì, aver fatto la ricerca di altri casi è anche indice di sicurezza e trasparenza. Altra cosa importante, che rassicura, anche perché poi si crea allarmismo, è che negli ultimi giorni l’istituto zooprofilattico sta facendo giornalmente la conta delle zanzare infettate e non c’è nemmeno un caso. Quindi le zanzare rimaste sono senza virus. Mi pare di capire che le azioni intraprese e il monitoraggio ci dicono che il problema si sta risolvendo.
Che avvisaglie ci sono state prima del boom?
Diversi cittadini lamentavano febbre alte a 39-40 che perdurava per una settimana. Visto che con la tachipirina scendeva e poi risaliva si sono chiesti che cosa fosse. L’azienda sanitaria territoriale ha fatto accertamenti. Il primo caso è stato a Centinarola, poi sono esplosi. L’impennata grossa c’è stata coi risultati dell’Iss di circa 50 casi validati in un giorno solo, ma che risalivano a 3 settimane prima. Questo dato ci ha fatto impennare. Altrimenti negli ultimi 10 giorni i nuovi casi si contano sulle dita di una mano.
Parliamo di disinfestazione. Sono state fatte?
Abbiamo fatto 3 notti di disinfestazione in tutte le aree urbane. Ora probabilmente le rifaremo perché così prevede il protocollo. E sarà una pietra tombale sulla vicenda. Comunque il Coc, il centro delle emergenze comunale, è sempre rimasto aperto, dal primo caso.
Ne erano state fatte altre prima?
Io sono arrivato da giugno. Abbiamo fatto qualche disinfestazione adulticida e un po’ di larvicida con le pasticche. Però questo ci serve da lezione per il prossimo anno, vanno fatti i larvicida a primavera, quando si formano le zanzare.
Dopo l’incremento dei casi la Regione vi ha supportato in qualche modo?
La Regione ha attivato il Gores, che monitora, prende i dati dall’Azienda sanitaria territoriale e li tramanda all’Istituto superiore di sanità. Ci aiuta nel monitoraggio. Poi le azioni le individua l’Ast insieme all’istituto zooprofilattico e le ordinano al comune. Quindi io eseguo.
Vi sentite assistiti a sufficienza dalla Regione o da Roma. O servirebbero aiuti ulteriori?
Noi fino a oggi abbiamo fatto tutto da soli, se serviranno nuove azioni, in base alla curva, io ho chiesto aiuto anche alla Regione e allo Stato perché sono tutte spese che ci stiamo sobbarcando noi, anche se sono per la tutela della salute e non ci sono limiti.
Parliamo della polemica per il “kit” acquistabile in farmacia a prezzo calmierato (un kit composto da pasticche larvicida, repellente antizanzare e dopo-puntura ndr). È un’iniziativa d’accordo con il comune o è stata messa in campo autonomamente dalle farmacie?
Abbiamo chiesto un’azione di supporto alla nostra azienda dei servizi. Principalmente per le pasticche larvicide, perché il Comune lo sta facendo nelle vie pubbliche, ma è importante il contributo dei privati. Aset ha comprato questi kit composti da tre contenitori, le pasticche, il repellente e il dopo-puntura. È un’iniziativa dell’azienda dei servizi, condivisa inizialmente con noi. Per noi la priorità è sempre stata il larvicida, il kit è più una operazione di promozione del kit, ma si possono acquistare separatamente. La polemica nazionale mi sembra più per cavalcare la sponsorizzazione del kit, rispetto all’azione che abbiamo voluto condividere dall’inizio che è quella della partecipazione dei cittadini.
L’utilizzo del larvicida ce l’ha consigliato l’istituto zooprofilattico. Fino a qualche giorno fa erano ancora 25 gradi, le larve continuano a riprodursi. Quindi è fondamentale, soprattutto in questo periodo in cui piove e poi fa di nuovo caldo, utilizzare i larvicida.
Sono previsti fondi per il kit
Sì, rispetto a un prezzo 23 euro, le farmacie vendono il kit a 15. Quindi gli 8 euro di differenza sono messi dall’azienda dei servizi.
A oggi i casi sono 105 ma secondo alcuni esperti potrebbero aumentare esponenzialmente. Cosa state mettendo in campo per arginarli?
Se le temperature si rialzano, quando il tempo tornerà bello, noi siamo pronti con altre azioni adulticide.
Di questi casi, diversi sono ricoverati.
Nessuno è grave, sono tutte persone in osservazione e circa il 30% dei ricoveri firma le dimissioni volontarie. Gli altri ricoveri che ci sono, da come mi dicono, comunque non sono gravi. Il virus ha colpito più che altro persone adulte dai 25 anni ai 50 anni. Questa è la forbice, ci sono anche bambini e anziani, però non sono i tipici fragili.
Ci sono, secondo lei, responsabilità specifiche?
È un virus che è stato preso fuori e portato in Italia. Ma con questo clima è presente ovunque. È chiaro che se la popolazione di zanzare è bassa il virus circola meno, se la presenza di zanzare è alta questo si alimenta. Poi dipende da quanto viene campionato sui soggetti che vengono contagiati. Se molte persone restano a casa e non lo segnalano all’autorità sanitaria, o questa non fa i prelievi, è una febbre alta che dopo qualche giorno passa.