Era noto come Ferocity ai tempi delle Bestie di Satana, quando tra gli anni ’90 e i 2000 la setta si rese responsabile di tre omicidi, di un provocato suicidio e di diverse efferatezze nel Varesotto. Mario Maccione era il più giovane del gruppo: il “medium”, convinto di poter contattare forze demoniache e soprannaturali.
Al tempo aveva 16 anni, oggi 43: dopo una condanna a 19 anni (ne ha scontati 13 e mezzo tra indulto e buona condotta) nel 2017 è tornato libero. Oggi vive nel Sassarese con la sua prima fidanzata e ha inaugurato una nuova attività, rivelata dal settimanale Giallo: uno sportello di ascolto per aiutare le persone in difficoltà.
Maccione conta già su un certo seguito online: inizierà dai social con un sostegno virtuale, poi ci saranno colloqui individuali a pagamento: “Farò una diretta con ognuno di voi di dieci minuti. Parleremo di stress, ansia, depressione, attacchi di panico e di qualsiasi altro problema che abbia bisogno di ascolto e supporto… 5 euro è una piccola somma, prenotati per parlare con me”
Al Corriere della Sera, l’ex “bestia di satana” ha raccontato come è nata l’idea di sostenere il prossimo: “Alcune persone mi hanno chiamato per raccontarmi angosce e ansie simili a quelle che ho vissuto io. Non voglio sostituirmi a un professionista, non sono laureato: ma sento di poter aiutare gli altri”.
Parole che hanno innescato la rabbia dei famigliari delle vittime, a distanza di due decenni. “Il lupo cambia il pelo ma non il vizio. Sto cercando di ‘disintossicarmi’, evito di leggere qualunque notizia sulla vicenda. Ma tutto ciò ora mi sembra assurdo, se non pericoloso, come pericoloso è quel personaggio”, ha dichiarato a Giallo Michele Tollis, papà di Fabio, il diciannovenne ucciso e sepolto in un bosco di Somma Lombardo, dopo essere stato attirato in un agguato con la diciannovenne Chiara Marino. I due furono massacrati a martellate, la notte del 18 gennaio 1998, da Maccione e gli altri della banda.
Nono sono le uniche vittime. Mariangela Pezzotta, fu uccisa il 24 gennaio 2004 da Andrea Volpe e Elisabetta Ballarin. Andrea Bontade invece fu indotto al suicidio: il ragazzo si schiantò in auto contro un muro nel settembre 1998.