Giustizia & Impunità

Familiari delle vittime Covid: a volte le richieste di giustizia dal basso disturbano

Dovevo arrivare a settant’anni per avere ancora dubbi sull’onestà delle persone. Dovevo arrivare a settant’anni per capire che i cittadini spesso si comportano, e si infervorano, come in un vecchio bar sport dove tutti insieme guardavano l’evento sportivo nell’unico televisore di paese. Dovevo arrivare a settant’anni per convincere tutti che occorrerebbe smetterla con il fazionismo di appartenenza alla destra e alla sinistra politica e inneggiare all’ultima parola della omonima canzone di Giorgio Gaber, che sicuro di destra non era, che con voce decisa dice: Basta!

Dovevo arrivare a settant’anni per voler credere ancora nella giustizia terrena, e in particolare nella giustizia della magistratura, nonostante personali esperienze non brillanti per equità e trasparenza.

Ho lottato tutta la mia vita con impegno per fare qualcosa per i più deboli, in particolare se sono, loro malgrado, pazienti, forse anche al limite dell’ossessione che può farmi solo male. In questa ottica si deve collocare l’aver accettato di fare il Consigliere dell’Associazione Sereniesempreuniti dei familiari delle vittime Covid che ha come terreno di nascita quello della Bergamasca, dove il virus ha colpito duro.

Sono orgoglioso di aver convinto Piero Chiambretti a fare da testimone a questa associazione, perché non potevamo avere un testimonial più coerente con il fatto che anche lui abbia avuto una vittima per il Covid in sua madre, oltre ad essere stato lui stesso colpito in modo importante – per cui ha deciso di rendersi utile per non far perdere la memoria di quello che è capitato ai cittadini italiani tutti. Ancor più orgoglioso sono per il fatto di aver conosciuto una bella persona, non solo fisicamente, che fa parte del team degli avvocati che difendono appunto la memoria e che cercano di portare luce tra le tenebre: Consuelo Locati.

Dovevo arrivare a settant’anni per capire che a volte le persone che vogliono giustizia dal basso disturbano. E’ di questi giorni la notizia dell’apertura dei lavori della Commissione parlamentare sul Covid. Una commissione che dovrebbe essere composta da tutti i componenti delle fazioni politiche per discutere serenamente sul cosa e perché. Invece evidentemente non piace. Così alcuni giornali cercano di mettere bastoni fra le ruote. Il primo, a fine agosto, lanciando strali su una legittima donazione economica alla Associazione; il secondo, il 3 ottobre, parlando di legittimi eventuali risarcimenti economici nella causa civile intentata dai familiari delle vittime. Due non notizie, la seconda peggio della prima visto che è ovvio che una causa civile debba avere come corrispettivo, per essere ammessa a giudizio, una quantificazione eventuale del danno.

Qual è la notizia? Perché creare scompiglio inutile? Perché invece non si parla dei lavori della Commissione? Perché non si parla invece di cosa ha deciso il 25 settembre (e sarebbe ora, visto che ha in mano la causa dal dicembre 2020!) il giudice civile, Mario Tanfera, sull’ammissione delle prove? Perché non si parla invece di cosa ha deciso il 3 ottobre il Giudice delle Indagini Preliminari, Anna Maria Gavoni, sulla possibilità di archiviare qualunque procedimento mandato da Bergamo a Roma oppure fare l’imputazione coatta per mandare a processo molte persone che nel periodo acuto pandemico erano nella stanza dei bottoni? Perché la politica in questi quattro anni non ha fatto, sull’esperienza avuta, nulla di reale per migliorare il nostro Sistema Sanitario Nazionale? Forse tutti i familiari persi non sarebbero morti invano.

Attendo notizie utili a tutti i cittadini scritte da giornali e giornalisti realmente indipendenti. Perché bisogna non dimenticare e vedere bene nella nebbia dell’umanità.