Erano stato arrestati lo scorso 24 agosto ed è stata stata fissata per il 21 gennaio prossimo l’udienza con il giudizio immediato per quattro militanti di CasaPound Torino accusati di aver aggredito il giornalista del quotidiano La Stampa, Andrea Joly, la sera tra il 20 e il 21 luglio nel quartiere San Salvario, fuori dal circolo Asso di Bastoni, in via Cellini. Per un quinto indagato, come anticipato da alcuni quotidiani, il sostituto procuratore Paolo Scafi, che ha coordinato le indagini della Digos torinese, ha chiesto l’archiviazione.

I quattro militanti di estrema destra sono accusati violenza privata aggravata e lesioni personali aggravate. Andrea Joly era stato picchiato davanti al circolo di CasaPound, mentre stava filmando e fotografando con il suo smartphone una festa organizzata dai militanti. Le violenze erano state filmate anche da alcuni residenti. A rispondere delle accuse Igor Bosonin, 46 anni, già candidato sindaco per CasaPound a Ivrea e poi passato alla Lega, da cui è stato espulso dopo la vicenda: gli altri sono Euclide Rigato, 45enne tassista di Torino, Marco Berra, 35enne operaio di Cuneo, e Paolo Quintavalle, 33enne di Chivasso. Il quinto indagato non era stato sottoposto a misure cautelari.

Nell’ordinanza che ha applicato i domiciliari su richiesta della Procura, la gip di Torino Odilia Meroni aveva riconosciuto “il pericolo di reiterazione di reati della medesima indole”: le modalità dell’aggressione, abbinata al “futile movente” che l’avevano scatenata. Le immagini del pestaggio a Joly, spintonato, fatto cadere a terra e preso a calci, erano state riprese da diversi abitanti della zona, che avevano allertato le forze dell’ordine. Dalla vicenda era nato un caso politico: se la premier Giorgia Meloni aveva subito espresso solidarietà, condannando “con fermezza” l’”inaccettabile aggressione”, il presidente del Senato Ignazio La Russa aveva sentito il bisogno di sottolineare che Joly “non si era identificato” come giornalista e avrebbe dovuto essere “più attento” nella sua “incursione”, sottintendendo insomma che se la fosse in qualche modo “andata a cercare”.

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Familiari delle vittime Covid: a volte le richieste di giustizia dal basso disturbano

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