Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sconfitto su tutta la linea per quanto riguarda il caso di Artem Uss, la presunta spia russa fuggita dagli arresti domiciliari a Basiglio l’anno scorso. Il collegio disciplinare del Csm ha assolto i giudici della corte d’Appello di Milano, Monica Fagnoni, Micaela Curami e Stefano Caramellino, finiti sotto processo su ordine del ministro, che ha imposto l’incolpazione per “grave e inescusabile negligenza” a seguito della concessione degli arresti domiciliari ad Uss con braccialetto elettronico. Un’incolpazione coatta nonostante la richiesta di non luogo a procedere firmata dai vertici della procura generale della Cassazione, il Pg Luigi Salvato e l’avvocato generale Pasquale Fimiani.

La decisione della disciplinare del Csm che ha sbriciolato le accuse di Nordio per una vicenda che ha mostrato un ministro non capace di gestire un caso politico-internazionale come quello di Uss. L’uomo di affari e presunta spia viene arrestato all’aeroporto di Malpensa il 17 ottobre 2022 e trasferito nel carcere di Busto Arsizio. A novembre 2022 i giudici della Corte d’Appello di Milano concedono i domiciliari “rafforzati” dal braccialetto elettronico, ma il 17 marzo 2023, all’indomani del via libera all’estradizione negli Usa, Uss riesce a disattivare il braccialetto e a scappare.

Fino alla fuga, ha ricordato la procura generale della Cassazione, “le autorità competenti non hanno valutato l’ordinanza della Corte di Appello di Milano come inadeguata. Non c’è stato un ricorso per Cassazione. Lo stesso ministero della Giustizia non ha ritenuto di richiedere la custodia cautelare in carcere”. Il ministro della Giustizia, aggiungiamo noi, se avesse considerato abnorme l’ordinanza aveva il potere di chiedere ai giudici di fare retromarcia senza essere accusato di interferenza, dato che c’era un’estradizione di mezzo (articolo 714 c.p.p.).

Invece Nordio, dopo la concessione dei domiciliari a cui sono seguite le lamentele americane, il 9 dicembre 2023 ha rassicurato le autorità Usa e ha inoltrato quella risposta a Milano. Con l’evasione, però, il caso è diventato politicamente ultra sensibile e quindi Nordio ha pensato bene di scaricare sui giudici la responsabilità di una fuga piena di misteri e complicità e ha promosso un’azione disciplinare. La supposta e imposta accusa di “grave e inescusabile negligenza” però si è dissolta e c’è stata l’assoluzione dei giudici milanesi così come chiesto dalla procura generale della Cassazione, rappresentata in aula da Mariella Demasellis e dai difensori degli incolpati, Giuseppe Ondei, Claudio Castelli, Domenico Airoma.

La sostituta pg della Cassazione ha chiesto l’assoluzione “per essere rimasto escluso l’addebito”. È la linea tenuta dalla procura generale quando nella primavera scorsa aveva chiesto il non luogo a procedere: si sosteneva che per contestare l’accusa, poi imposta dal ministro Nordio, “non è sufficiente l’errata valutazione del fatto. Se ciò fosse, al giudice disciplinare verrebbe dato il potere di imporre al magistrato la propria interpretazione della legge” violando così “l’articolo 101 della Costituzione”, secondo il quale il giudice è soggetto soltanto alla legge. Cioè l’opposto di quello che ha ritenuto il ministro della Giustizia che è stato smentito in punto di diritto.

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