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Istat, vendite deboli anche in agosto. Rivista al ribasso la crescita del Pil nel secondo trimestre, migliora il potere d’acquisto

Agosto con il freno tirato per le spese degli italiani. Forse anche perché alle prese con i fortissimi rincari di tutto quanto ha a che fare con il turismo, sugli altri beni si è fatta economia. Le vendite al dettaglio sono diminuite dello 0,5% in valore e dello 0,4% in quantità rispetto a luglio. Rispetto all’agosto del 2023 si è invece comprato lo 0,2% in più, spendendo lo 0,8% in più. Se si tiene però conto dell’inflazione di agosto (1,1%) la tendenza è ancora quella di un raffreddamento dei consumi.

In agosto sono scese soprattutto le vendite di beni non alimentari. I confronti più penalizzanti rispetto all’anno prima sono quelli di abbigliamento e calzature (- 1,6% in valore), orologi e gioielli (- 1%), calzature (- 0,8%), mobili (- 0,8%) e prodotti elettronici (- 1%). Viceversa mostrano il segno più gli incassi per le vendite di profumi e cosmetici (+ 3,3%), di elettrodomestici (+ 2,4%) e di prodotti farmaceutici (+ 2,2%).

La tipologia di rivenditore che ha sofferto di più è stata quella dei rivenditori on line, con un calo tendenziale dei ricavi del 4,7%, deboli i piccoli negozi, soprattutto quelli non alimentari ( – 0,9%), mentre è andata bene la grande distribuzione (+ 3%).

Desta “preoccupazione” la flessione in volume registrata ad agosto dalle vendite al dettaglio, peraltro successiva alla revisione al ribasso della stima per il mese di luglio. “Peggiora”, dunque, una situazione che sul versante dei consumi, in particolare di beni, “risultava già fragile”, osserva l’Ufficio Studi Confcommercio.

“Dati negativi. Un calo in appena un mese dello 0,5% è davvero consistente. Un record che non si aveva dal settembre 2023, quando le vendite si abbassarono dello 0,6%”, sottolinea Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Secondo Assoutenti i dati sulle vendite al dettaglio “continuano ad essere deludenti e confermano il trend negativo della spesa da parte delle famiglie italiane”.

Dall’Istat sono arrivati altri dati. Innanzitutto la revisione sulla crescita del Pil del secondo trimestre dell’anno, rivisto in peggio. La crescita è indicata allo 0,2%, rispetto al trimestre precedente e allo 0,6% nei confronti del secondo trimestre del 2023, mentre i dati diffusi a inizio settembre indicavano rispettivamente + 0,2 e + 0,6%. A questo punto la variazione acquisita per il 2024, ovvero il risultato che si avrebbe a fine anno in caso di crescita zero negli ultimi due trimestri, è pari allo 0,4%, in ribasso rispetto a quella diffusa a settembre 2024 quando la variazione era stata stimata pari a 0,6%.

Un dato positivo riguarda il reddito disponibile delle famiglie, salito, tra aprile e giugno, dell’1,2% con uno stesso incremento per il loro potere d’acquisto. La pressione fiscale è stata pari al 41,3%, in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo comunica Istat.