È il premio più noto e prestigioso in assoluto e con un assegno di tutto rispetto. Fra qualche giorno inizierà la settimana in cui si conferiscono i Premi Nobel. I vincitori delle varie sezioni saranno annunciati tra il 7 e il 14 ottobre a Stoccolma. Per il Premio per la pace, il più prestigioso dei sei Nobel, gli esperti ritengono che quest’anno è più difficile che mai prevedere la scelta del Comitato norvegese del Nobel, che sarà rivelata venerdì 11 ottobre. La rivista Nature, in vista della premiazione, ha stilato un identikit del vincitore rielaborando tutti i dati relativi ai 346 premi e 646 vincitori che si sono succeduti dal 1901 quasi ogni anno, salvo alcune interruzioni dovute alle guerre.
Per vincere la medaglia essere uomo aiuta moltissimo: le donne vincitrici sono solo il 4%, esattamente 26 su 646. Mentre in tutto il XX secolo solo 11 premi sono stati assegnati a donne, a partire dal 2000 ne sono arrivati altri 15, un passo avanti. Altro fattore importante per gli aspiranti vincitori è la posizione geografica: per avere le migliori possibilità, è meglio nascere e lavorare nel Nord America, che ha infatti totalizzato il 54% di tutti i premi, mentre l’Europa offre probabilità leggermente inferiori. Solo 10 vincitori finora provengono da paesi a reddito medio-basso, e la maggior parte di questo piccolo gruppo si era trasferita in Nord America o in Europa al momento della consegna del premio.
Inoltre, si può aumentare notevolmente le possibilità di ottenere un Nobel lavorando nel laboratorio di un ricercatore che ne ha già uno o che lo vincerà in futuro. L’esempio più eclatante è quello di John Strutt, che vinse un premio Nobel per la Fisica nel 1904 per il suo lavoro sulle proprietà dei gas. Strutt ha 228 ‘discendenti’ a loro volta insigniti con il Nobel: una rete tentacolare che unisce i suoi studenti, i loro studenti e così via, di generazione in generazione.
La migliore possibilità di stringere tra le mani un Nobel arriva a 54 anni, mentre l’età media dei vincitori è di 58. Il più giovane è Lawrence Bragg, che aveva 25 anni quando vinse il premio per la Fisica nel 1915 insieme a suo padre William Bragg, per il loro lavoro sull’analisi delle strutture cristalline utilizzando i raggi X. Il più anziano, invece, è John Goodenough, che ha vinto, insieme ad altri due ricercatori, il premio per la Chimica nel 2019 all’età di 97 anni, per aver sviluppato le batterie agli ioni di litio.
Il più prestigioso dei riconoscimenti arriva, in media, circa 20 anni dopo il proprio lavoro, ma questo lasso di tempo si sta allungando sempre più: prima del 1960, i vincitori hanno aspettato in media 14 anni, mentre dal 2010 l’attesa si è allungata a 29 anni di media. Un percorso inverso ha seguito la percentuale di vincitori solitari: a partire dalla metà del XX secolo è molto diminuita, soprattutto per il Nobel in Fisiologia o Medicina.
A dominare il campo sono solo cinque aree tematiche, che rappresentano più della metà dei premi assegnati: fisica delle particelle, biologia cellulare, fisica atomica, neuroscienze e chimica molecolare. E sempre da cinque è costituito il ristrettissimo gruppo di ricercatori che ha vinto un secondo premio Nobel: il chimico britannico Frederick Sanger, il fisico e ingegnere John Bardeen e i chimici Barry Sharpless e Linus Pauling (la cui seconda medaglia è stata per la Pace), tutti e tre statunitensi, e infine Marie Curie, che lo vinse per la Fisica nel 1903 e per la Chimica nel 1911, la sola ad aver ottenuto il premio in due distinti campi scientifici.