Partiti dal Belgio per creare una crema 'responsabile' che facesse cambiare idea a chi non ama mettere la protezione solare, oggi sono a capo di "Le Rub", colosso della cosmetica
Quando si pensa alle creme solari, forse il Belgio non è il primo posto che viene in mente. Eppure è iniziata lì la storia dei fratelli Kim e Raf Maes, fondatori del marchio di creme solari e doposole Le Rub. Rispettivamente nati come snowboarder e make up artist, hanno unito le forze per creare un prodotto ‘sexy’ che non riuscivano a trovare da nessuna parte, ispirandosi ai più bei ricordi estivi delle vacanze in Italia, dove hanno scelto di produrre.
I ricordi sotto al sole
Fateci caso: quanta gioia c’è nel veder rispuntare il sole dopo lunghe giornate di pioggia? Il sole è una naturale fonte di buonumore: ci dà energia, ci invita a passare del tempo all’aperto e migliora il mood perché lo associamo istintivamente alle vacanze, all’estate, al relax. Il sole ha molti effetti benefici sull’organismo, se preso con attenzione, ma sappiamo tutti quanto sia facile distrarsi. “Prima di intraprendere l’avventura nel mondo del suncare sono andato con i miei amici alle Hawaii – racconta Raf Maes, co-fondatore di Le Rub, a Fq Magazine – Ero a Maui in un posto bellissimo, chiamato Pools of ‘Ohe’o, avevano volato di notte e mi sono addormentato sulle rocce senza crema solare”. Risultato: una brutta scottatura nel giro di un paio d’ore. “Dopo quella volta ho imparato la lezione, diventando consapevole di quanto sia importante una corretta protezione”.
“Eppure siamo cresciuti nella stessa famiglia”, scherza la sorella Kim, che racconta di quando, da piccoli, la madre la rincorreva con la protezione spray. “Sono sempre stata molto attenta a mettere la crema ogni giorno – spiega – e faccio lo stesso coi miei figli, ma per molto tempo la crema non è stata un prodotto che amavo. Era lo step che amavo di meno nella skincare, ora la metto tre volte al giorno”. Pur sapendo che l’SPF è necessario per proteggere la pelle dal sole, Kim Maes non aveva trovato una crema davvero adatta a lei: “Erano sempre troppo spesse, o pesanti sulla pelle. Volevo un prodotto più sano, che mi facesse venir voglia di usarlo tutti i giorni”. Insomma: una crema che fosse utile ma anche glamour, divertente, attraente. Un po’ come quando non vedi l’ora di provare quel nuovo rossetto che hai comprato.
Già fondatrice della piattaforma beauty Blos, oggi Kim Maes è la responsabile Ricerca e Sviluppo del marchio Le Rub. Il fratello Raf, brand builder e fotografo, traduce la visione dell’azienda in un’estetica calda e sofisticata, con tutti i colori dell’estate mediterranea. Insieme, sono partiti da quella che avvertivano come un “vuoto” nel mercato europeo: un brand di solari che fosse sicuro per la pelle e per il pianeta.
La scelta di produrre in Italia
Così, hanno deciso di pensarci loro e lanciare il prodotto che cercavano ma non riuscivano a trovare: “Tipicamente, i brand di solari non sono molto sexy, sono più orientati alla farmaceutica – spiega Raf – non è facile fare un buon solare senza usare i filtri chimici. Tra i tanti laboratori che abbiamo contattato, solo uno ha raggiunto il risultato che volevamo”. Quel laboratorio si trova in Italia: una realtà piccola, ma molto ‘appassionata’ che usa solo prodotti locali, provenienti dal Mediterraneo. “Amiamo l’Italia – dicono quasi all’unisono – passiamo le vacanze qui, è una grande ispirazione per noi e per l’estetica del brand. Inoltre, molti prodotti beauty sono formulati proprio nel vostro Paese”. Guardando le foto scattate da Raf per il brand, è facile capire il fascino che l’Italia eserciti sui due fondatori. Si coglie il riflesso dorato del sole sulla pelle, il rumore delle onde sugli scogli, la sensazione del sale sui capelli dopo una nuotata, i colori accesi degli ombrelloni a strisce. Insomma, quella “vita lenta” ma lieta e spensierata, che il mondo ci invidia.
Perché dovremmo mettere l’SPF tutti i giorni
Nonostante siamo un Paese baciato dal sole (o forse proprio per questo) c’è ancora poca consapevolezza sull’uso corretto della crema solare. Anche in spiaggia, c’è chi la mette solo sulle spalle, o solo al mattino, perché “dopo le 4 il sole non scotta più”. Falso. C’è poi la grande questione culturale dell’abbronzatura. I solari in realtà non impediscono l’abbronzatura, ma la rendono meno traumatica per la pelle, colorandola senza scottarla. “Molti tornano dalle vacanze – racconta Kim – e cercano i sieri contro le macchie scure o l’iperpigmentazione della pelle. Senza rendersi conto che l’SPF permette di prevenirle”.
Non è un caso che l’idea dell’uso quotidiano dell’SPF sia arrivato in Europa grazie alla skincare coreana, che al contrario esalta una pelle chiara tutto l’anno. In questo senso, concordano i fratelli Maes, le donne sono più inclini a proteggersi rispetto agli uomini – se non altro per ritardare rughe e macchie – e in generale è cresciuta la consapevolezza sul tema.
Le cose stanno cambiando, affermano, ma lentamente. Nonostante molti studi abbiano evidenziato la correlazione tra eccessiva esposizione al sole, invecchiamento cutaneo e alcuni tipi di tumore della pelle, molte persone sono ancora scettiche all’idea di usare la crema solare ogni giorno. “C’è ancora molto lavoro da fare sul fronte dell’educazione – conclude Raf – La nostra sfida più grande è cambiare la mentalità stagionale. Mi spiego: tante persone ancora usano la crema solare solo in vacanza, quando dovrebbe essere parte della routine quotidiana. Anni fa, prima di iniziare a lavorare coi solari, io stesso mettevo la crema SPF quando andavo in montagna, ma non tutti i giorni. Ora, invece, è come lavarmi i denti”.
I filtri sicuri per i coralli (e per la pelle)
Proteggere la pelle non dovrebbe danneggiare il pianeta. Per questo Le Rub ha preferito i filtri fisici a quelli chimici, tradizionalmente meno usati perché più densi e vischiosi, ma meno impattanti sull’ecosistema marino. Nel 2018, le Hawaii hanno vietato l’uso di creme contenenti sostanze chimiche dannose per i coralli, come l’ossibenzone. Negli anni successivi, molte altre isole o località costiere ne hanno seguito l’esempio, come Aruba e Palau o Bonaire, nei Caraibi. Una misura d’emergenza per preservare la fragile salute delle barriere coralline, ed evitarne lo sbiancamento.
“I filtri che usiamo non danneggiano i coralli – afferma Kim – Continuiamo a tenerci aggiornati sui vari studi scientifici sui coralli. Al momento non ce ne sono tantissimi, in realtà, ma il nostro lavoro è strettamente legato a queste ricerche”. Anche la confezione in sé, dal design minimal e un po’ vintage, rispecchia la filosofia del brand. E pazienza se chi è abituato ai flaconi in plastica la trova scomoda: “È realizzata in alluminio, quindi è riciclabile all’infinito – precisa Raf Maes – È bella, ma soprattutto sostenibile”. La filosofia del brand è che le creme siano sicure per il pianeta, ma soprattutto per chi le indossa. “Non volevamo nanoparticelle o filtri chimici nei nostri solari”, spiega Raf Maes, elencando le lunghe ricerche degli ingredienti più sicuri basandosi sugli studi esistenti. E aggiunge: “Il brand è un’estensione dei nostri valori. Ci chiediamo sempre: lo metteremmo ai nostri figli?