Doveva essere l’ultimo fronte o quasi a riunire ancora Pd, M5s e Avs, dopo le tensioni sulla Rai e sul nodo Matteo Renzi, con Giuseppe Conte che aveva certificato la fine del contestato ‘campo largo’ e messo in dubbio pure gli accordi in vista delle prossime Regionali, in Emilia Romagna e Umbria, di fronte ai silenzi dem e di Elly Schlein sul futuro di Italia Viva nella coalizione progressista. Ma nemmeno la battaglia comune per il referendum contro l’autonomia differenziata – dopo il grande successo della raccolta firme, un milione e 300 mila – alla fine è riuscita a ridurre le distanze tra gli alleati, chiamati a raccolta da Cgil, Uil e da tante associazioni, nel tentativo di dare avvio a un percorso condiviso nella battaglia referendaria.

Così al Centro congressi Frentani a Roma, nel giorno dell’assemblea del comitato promotore del referendum contro la riforma Calderoli, quella che doveva essere la prima tappa del riavvicinamento, il primo scatto comune tra Schlein, Conte e il resto delle forze di opposizione dopo le tensioni, certifica invece le tensioni e gli imbarazzi tra partiti e anime progressiste. Conte nemmeno si presenta e diserta l’appuntamento, mandando in extremis la senatrice Alessandra Maiorino a sostituirlo per intervenire sul palco del comitato. Schlein si trincera o quasi nel silenzio, senza rispondere a domande sulle frizioni e sull’assenza del presidente 5 Stelle.

Tutto mentre Verdi Sinistra torna (così come la stessa Maiorino) attraverso le parole di Angelo Bonelli a chiedere spiegazioni ai dem: “Renzi? Ora dobbiamo pensare a far vincere il centrosinistra, con Orlando, De Pascale e Proietti in Liguria, Emilia Romagna e Umbria, ma dopo le Regionali serve un chiarimento politico. Perché il governo del paese passa per programmi credibili e persone credibili. La stagione del renzismo non ha rappresentato un elemento di credibilità, ma di profonda lacerazione nel paese. Non è una polemica, è un tema politico“, avverte l’esponenti Avs. E con lui pure il senatore Giuseppe De Cristofaro (che sostituisce all’evento il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, anche lui assente, ndr), che prova però ad evitare tensioni ulteriori: “Abbiamo una impostazione programmatico-politica molto distante da Renzi, eravamo all’opposizione del suo governo. Ora dobbiamo provare a tenere separate le due sfere, quella della costruzione dell’alternativa e la questione referendum”.

Schlein invece continua a non voler alimentare le polemiche e a non rispondere sui temi politici posti da M5s e Avs: “Conte? Oggi siamo qui per festeggiare un grande percorso referendario che ha portato alla raccolta di 1 milione e 300 mila firme, adesso la vera sfida è portare a votare i cittadini”, glissa la segretaria dem. Per poi evitare ulteriori domande dei cronisti. Ma a insistere sul nodo Renzi torna pure Maiorino: “Non mi sembra una novità che il M5S abbia detto no a Renzi, rappresenta un mondo assolutamente inconciliabile con il nostro. Anzi, riteniamo che una derenzizzazione farebbe bene anche al Pd”.

E l’assenza di Conte? “C’è stato un breve preavviso quindi non ha potuto essere presente”, prova a nascondere i segnali evidenti della tensione. “Noi oggi non faremo polemiche”, taglia corto Maria Elena Boschi per Italia Viva. E ancora: “M5s e Avs non ci vogliono? Se abbiamo ricevuto garanzie dal Pd sul nostro futuro? Siamo al lavoro sul territorio e sul piano nazionale, continueremo a farlo con perseveranza. Se altri vogliono polemizzare con noi, è un problema loro…”, fugge via a sua volta.

Chi prova ad allontanare le spaccature, temendo che possano influire pure sul percorso referendario, sono gli altri soggetti del comitato, a partire dai sindacati. E pure la storica esponente dem Rosy Bindi avverte: “I problemi della coalizione di centrosinistra sono i problemi della coalizione di centrosinistra. La battaglia sull’autonomia referendaria ha visto uniti tutti i partiti progressisti, insieme ai sindacati e tante associazioni. E mi auguro che si mantenga questa saggia distinzione, per l’importanza del referendum e della nostra Costituzione. E forse se si riesce a mantenere l’unità nella battaglia referendaria magari si fa un passo avanti anche nella politica”.

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