Con tutta la catena di comando spazzata via dall’inchiesta di Procura di Milano, la Curva Nord dell’Inter già prova a riorganizzarsi con nuovi capi e nuove regole. Gli ultras nerazzurri hanno informato la questura sulle nuove dinamiche: al secondo anello verde di San Siro, dal prossimo 27 ottobre (giorno di Inter-Juventus), ci sarà lo striscione “1969 uniti fieri mai domi”. Nino Ceccarelli, capo storico, è la figura di garanzia del direttivo. È un volto noto della criminalità milanese. A suo carico 12 anni di galera, tatuati sul corpo con dodici foglie. Reati da stadio per lo più, detenzione di coltelli, pestaggi come quello che portò alla morte del tifoso ascolano Nazzareno Filippini. Era il 1988. Per quei fatti Ciccarelli se la cavò con un’accusa poi caduta per rissa. A metà anni Novanta fu coinvolto in un’associazione a delinquere per spaccio in curva. Ceccarelli è tra i pochi capi ultras non indagato nell’inchiesta, ma destinatario di una perquisizione da parte della Squadra mobile. In carcere sono finiti tutti gli altri: da Marco Ferdico a Renato Bosetti, da Giuseppe Caminiti a Mauro Nepi e Matteo Norrito. In carcere c’era già Andrea Beretta, dopo l’omicidio di Antonio Bellocco, l’esponente della ‘ndrangheta in curva.
“È giusto riconoscere come la deriva che ci ha travolto sia stata anche conseguenza della nostra leggerezza nel monitorare la gestione organizzativa ed economia della Nord”, scrive la Curva Nord dell’Inter, in un lungo comunicato pubblicato sui social. “La tempesta mediatica e giudiziaria che si è abbattuta sulla Nord, questa volta ha rischiato veramente di cancellare 55 anni di storia ultras nerazzurra. Il cuore della Nord però si sta dimostrando più forte di tutto e ne stiamo uscendo ancora una volta più forti e consapevoli degli errori commessi“. Di quale errori si autoaccusano gli ultras nerazzurri? Aver concentrato il potere (tradotto: la gestione dei soldi) nelle mani di poche persone.
“I proventi della Nord sono sempre stati suddivisi sui vari gruppi della curva che attraverso la distribuzione di gadget e adesivi si autofinanziavano per aiutare i propri frequentatori ad abbattere un minimo i costi di trasferta, contribuire alle spese comuni per la realizzazione di coreografie e partecipare ai costi per gli strumenti del tifo come tamburi megafoni e bandiere”, prosegue la Curva. “Questa struttura organizzativa ed economica di curva ricalcava quanto accade più o meno in tutte le curve ma quale è la differenza e come si è arrivati all’escalation economica che ha risvegliato gli evidenti appetiti speculativi di qualcuno? La nostra realtà è cambiata dal momento in cui tutta la gestione di biglietti, materiale e contributi alla curva e stata concentrata su poche persone che dirigevano e controllavano tutti i conti. Questo nuovo sistema gestionale, iniziato dopo il periodo pandemico, ha permesso a poche persone di gestire progressivamente volumi di denaro sempre maggiori grazie anche all’unificazione della curva dietro un unico striscione che identificasse tutto il movimento ultras nerazzurro”.
Gli ultras sostengono di non essersi accorti di nulla, nonostante tutto avvenisse davanti ai loro occhi: “Il fatto che tutto funzionasse al meglio, i risultati positivi della squadra e la qualità organizzativa di chi gestiva la Nord, ha illuso tutti che si fosse raggiunto il perfetto equilibrio di curva senza rendersi conto di ciò a cui si contribuisse. Chi gestiva la Nord, col consenso dei frequentatori ignari, ha acquisito totale libertà nella produzione di materiale, reperimento contributi, sponsorizzazioni e facoltà nella scelta della quota di sovrapprezzo per la ridistribuzione dei biglietti. Tutte queste attività speculative non hanno mai sfiorato neppure i frequentatori più vicini al direttivo che intanto, grazie alle innegabili capacità nel valorizzare il ‘brand’ Curva Nord ha potuto far lievitare esponenzialmente i ricavi. Dei presunti profitti derivati da altre attività poi nessuno era a conoscenza e tutti siamo stupiti da quanto abbiamo appreso come tutti dalle ricostruzioni mediatiche”, si legge nel comunicato.
Da oggi qualcosa cambierà, sia nella catena di comando che nelle attività della Curva, compresa la gestione dei biglietti. “La Nord si è riorganizzata azzerando l’economia di curva e ritornando alla ripartizione in gruppi che coordinano il tifo rispettando la propria geografia di curva e ripartendosi negli abituali settori storicamente occupati nel Secondo Anello Verde”, si legge sempre nel comunicato. “La gestione del tifo sarà condivisa da un direttivo composto da un rappresentante per gruppo e non vi sarà più alcun servizio biglietteria. Quindi i biglietti, soprattutto per le trasferte, dovranno esser acquistati individualmente dai frequentatori”. “Con questo nuovo assetto e la ripartizione dei ruoli in totale trasparenza, siamo certi che la Nord non offrirà mai più il fianco a speculazioni ed opportunismi e si tornerà ad una struttura fondata sul merito e non sul profitto – prosegue la tifoseria organizzata -. Per quello che riguarda gli striscioni in trasferta la Nord sarà rappresentata dal drappo Secondo Anello Verde. Per gli incontri casalinghi dato il divieto disposto dalla questura degli striscioni Old Fans, Boys Viking e Brigata a cui son ricondotti alcuni indagati, tutti i gruppi hanno deciso di continuare ad aggregarsi dietro uno striscione comune di cui sarà richiesta regolare autorizzazione”. Lo striscione sarà appunto “Dal 1969 Uniti, fieri e mai domi”.