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Israele chiede ai Caschi Blu di ritirarsi da un’avamposto al confine col Libano. No dell’Onu: “Rimaniamo qui”

Israele chiede ai Caschi Blu al confine libanese di farsi da parte, ma dall’Onu arriva immediato il rifiuto a lasciar passare le truppe di Tel Aviv. Mentre va avanti il pesante scambio di bombardamenti tra lo Stato ebraico e Hezbollah, con il primo che ha compiuto anche limitate incursioni di terra in territorio straniero, preoccupano le richieste avanzate dai militari fedeli a Benjamin Netanyahu che hanno chiesto alla missione di pace Onu nel Paese, Unifil, di ritirare i caschi blu da un avamposto lungo la Linea Blu. Richiesta che potrebbe anticipare una nuova operazione di terra nel Paese dei Cedri.

Nello specifico, si tratta dell’avamposto 6-52 presidiato da un singolo plotone irlandese. Il capo delle operazioni di pace delle Nazioni Unite, Jean-Pierre Lacroix, citato da Ap, ha affermato che le forze di peacekeeping resteranno nelle loro posizioni, nonostante la richiesta di Israele. La forza Onu è “l’unico canale di comunicazione tra le parti – ha spiegato – E sta anche lavorando con i partner per fare il possibile per proteggere la popolazione”. L’area è teatro di intensi combattimenti tra l’Idf e Hezbollah: alcuni degli scontri, sottolinea l’Irish Times, hanno avuto luogo a meno di 2 chilometri dall’avamposto irlandese.

La forza di pace Onu Unifil, di cui fanno parte oltre 1.000 soldati italiani, ha poi dichiarato ufficialmente che non lascerà le posizioni che tiene nel sud del Libano, malgrado la richiesta da parte di Israele di “ricollocarsi”, si legge in un comunicato ufficiale. “I peacekeeper restano in tutte le loro posizioni e la bandiera delle Nazioni Unite continua a sventolare – si legge nella nota – Stiamo riaggiustando le nostre posizioni e attività, abbiamo i nostri piani di emergenza e siamo pronti ad attivarli se si rendesse assolutamente necessario. Noi continuiamo a sollecitare il Libano e Israele a impegnarsi di nuovo per la Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza, con le azioni e non a parole, come unica soluzione in grado di riportare nella regione pace e stabilità”.