Il portavoce annunciato. Potrebbe essere questo il titolo di quanto accaduto nel Comune di Rovigo, dove a giugno il centrodestra ha vinto le elezioni ed è diventata sindaca Valeria Cittadin, dirigente scolastica e già segretaria organizzativa della Cisl del Veneto. Il portavoce in questione è il collaboratore che Cittadin si è scelta dopo aver bandito una manifestazione di interesse, per tenere i rapporti con la cittadinanza, con la stampa, con i gruppi consiliari, con gli enti pubblici e le società partecipate. Le candidature presentate per un contratto a tempo pieno e determinato erano 19, ma a vincere è stato un ventenne già candidato con FdI alle recenti elezioni, alle quali ha raccolto 50 preferenze.
Il fatto è che il nome del vincitore, Filippo Zangheratti, studente di Scienze Politiche a Bologna, aveva già cominciato a girare ad agosto, quando il sindaco aveva manifestato la volontà di avvalersi di un collaboratore. Dapprima i malumori interni agli altri partiti della maggioranza, a cui non andava a genio una scelta mirata verso un giovane promettente, ma sicuramente inesperto e di chiara fede meloniana (si è iscritto al partito quando era ancora al 3 per cento). Così la sindaca ha dovuto optare per un decreto di manifestazione d’interesse, allargando la rosa dei papabili. Il posto, che vale 33mila euro all’anno e scadrà al momento del rinnovo del consiglio comunale, è apparso molto ambito, se il numero dei partecipanti è stato di 19 persone. La scadenza per presentare i curriculum vitae era il 21 settembre, la decisione è stata formalizzata una settimana dopo.
Il nome di Zangheratti, quindi, non ha stupito, ma ha scatenato le proteste. “Per un ruolo così delicato e complesso di una città capoluogo di provincia, come il portavoce del sindaco, mi chiedo se fosse necessario bandire una selezione, quando già da tempo si sapeva chi sarebbe stato predestinato tra i 19 candidati”: non usa alchimie giuridiche l’avvocato Palmiro Franco Tosini, già candidato alle elezioni di sindaco lo scorso giugno, con una coalizione civica di centrosinistra, parte del Pd compreso (ma spaccato). “Probabilmente gli altri 18 non erano elettori di Fratelli d’Italia e tantomeno sono stati aspiranti consiglieri del partito di Giorgia Meloni a sostegno di Valeria Cittadin. Non sono convinto, visto il pedigree, che il giovane portavoce possa essere un efficace collaboratore, in grado di rapportarsi con la stampa non solo locale e di supportare il primo cittadino nelle attività di rappresentanza”.
La sindaca, nel tentativo di mettere fine alle discussioni, ha dichiarato: “Non si tratta né di un portavoce né di un addetto stampa, il Comune ha già un ufficio stampa. Si tratta di una persona che mi affiancherà nella mia quotidianità, nelle attività connesse al mio ruolo istituzionale, non con un ruolo politico, ma con un ruolo di supporto”. In una parola: “E’ un ‘segretario personale’ del sindaco, se vogliamo definirlo così, qualcosa di diverso dalla segreteria del sindaco e dall’ufficio stampa. È un ruolo fiduciario, alla fine bisogna fare delle scelte e la mia scelta è stata questa”.
La dichiarazione serve per sgomberare il campo dagli equivoci, visto che nel bando non era richiesto il requisito dell’iscrizione all’Albo dei giornalisti. La sindaca ha aggiunto: “E’ una persona di 20 anni perché credo nei giovani. Conosco Filippo e mi piace per il suo modo di relazionarsi con le persone, ho visto come lavora, il fatto che sia giovane dev’essere visto come una potenzialità, non una mancanza di esperienza”. Intervistata dal Gazzettino, Cittadin ha respinto l’accusa di cooptazione per fratellanza: “Non ho fatto colloqui, ho solo guardato ogni curriculum arrivato. Non conta che fosse candidato di Fratelli d’Italia, poteva essere di qualsiasi partito”.