Sport News

Viaggio dentro l’isolamento del basket in Russia: tra Superleghe fallite e aumento dei fan, così cerca una strada per tornare grande

Ricordate quando il CSKA Mosca dominava in Eurolega? Era tra le migliori squadre di basket d’Europa, oggi il club russo è finito nel dimenticatoio. Tante le porte chiuse negli ultimi due anni: “Non potete partecipare per ragioni politiche“. Il motivo è ben chiaro e noto: dopo la prima invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin, la Russia è stata bandita da tutti i tornei internazionali. Nel calcio e nel basket. Esclusione dall’Eurolega per CSKA Mosca, UNICS Kazan e Zenit San Pietroburgo e dall’Eurocup per il Lokomotiv Kuban Krasnodar, fino a data da destinarsi. Con ulteriori sanzioni ai singoli club: ritirata la licenza annuale a Unics Kazan, Zenit San Pietroburgo e Lokomotiv Kuban Krasnodar e sospensione dell’accordo decennale in essere con il CSKA Mosca, socio fondatore del massimo campionato continentale. Attualmente l’unica in Russia con un marchio serio e una competitività degna del livello europeo, è comunque rimasta tra le 13 società con una licenza A, con l’opportunità di rimanere in costante contatto con i vertici dell’organizzazione. La domanda sorge spontanea: come si è evoluto il movimento del basket russo? Due anni dopo la decisione, l’esodo dei giocatori più forti ha portato a inevitabili cambiamenti. Un sistema da ricostruire a livello economico e finanziario e un marchio da far tornare in auge. Per l’Europa, il basket russo è praticamente inesistente. E nonostante la nazionale – di cui Andrej Kirilenko ne è il presidente della federazione – non abbia più un degno avversario contro cui giocare c’è chi spera che la situazione possa presto tornare alla normalità. “Spero che l’EuroLeague, come società privata, diventi una delle prime organizzazioni europee a includere nuovamente le squadre russe tra i suoi membri”, parola del direttore esecutivo dell’Euroleague Head Coaches Board (EHCB) Goran Sasic. “Non sono così pessimista. Un caso simile è già accaduto nella storia. A metà degli anni ’90, la Jugoslavia fu soggetta a sanzioni sportive per un periodo di tre anni (1992-1995). A mio avviso, anche le sanzioni sportive contro la Russia dureranno tre anni. Questa è la mia previsione”. E nel frattempo, con il CIO (Comitato internazionale olimpico). si discute per trovare un terreno comune.

Prima la Superlega, poi l’ipotesi Dubai
Fantascientifico, come le parole pronunciate da Andrei Vatutin, era stato il suo piano (in pieno stile calcistico) da attuare in parallelo all’Eurolega. Una Superlega di basket da gestire sulla falsa riga della massima competizione europea cestistica. 18 squadre coinvolte (tra cui diverse attualmente ancora in Eurolega), tutte proveniente dall’Est Europa: 5 russe, 4 turche, 3 greche e serbe, una bulgara, ungherese e montenegrina. In palio, un montepremi di 4 milioni di euro, 3 in più rispetto a quelli che riserva l’ECA (Euroleague Commercial Assets). Una ribellione al sistema che però non si è mai concretizzata.

Naufragata l’idea Superlega, è poi spuntata un’ipotesi alquanto bizzarra che avrebbe dovuto coinvolgere Dubai. In assenza di tornei europei, qualsiasi esperienza internazionale è preziosa per i club russi: ma davvero qualsiasi. Al momento, però, anche questa ennesima opzione tentata si è conclusa in un nulla di fatto. Due i motivi: nonostante i grandi investimenti e la ricerca di nomi pregiati (anche dal mondo Nba), la lega araba è ancora in fase di formazione sia come organizzazione che come squadra. Inoltre, il campionato arabo starebbe negoziando da ormai 3 anni con ECA per un accordo che prevedrebbe l’introduzione di alcune loro squadre in Europa (che soprattutto a livello economico e commerciale rappresenterebbero un’incredibile risorsa). La loro pazienza, però, sta terminando. Intanto, la Russia studia la prossima mossa.

La composizione della United League
Pochi fondi, ridotte possibilità di ingaggiare i giocatori più forti che, a loro volta, non sono attratti dalla destinazione. Questo il triste epilogo di Runa e Minsk: la prima ha dovuto rinunciare all’iscrizione al nuovo campionato per motivi finanziari mentre, la seconda, aveva un roster di così basso livello che ha preferito ripartire dal basso. Così, la United League è composta da solamente 12 squadre: 11 russe e una kazaka (Astana). Lo scorso anno, la vincitrice del campionato ha guadagnato 15 milioni di rubli (circa 143mila euro): ora, il montepremi potrebbe aumentare. Nonostante tutto, però, il campionato russo non nutre di grande appeal nel resto del mondo: secondo la classifica di Eurohoops, la United League non rientra tra le migliori 10 leghe europee. Le conseguenze di non essere più sotto i riflettori dei palcoscenici più importanti.

Appeal e competitività del basket in Russia: la situazione
Evgenij Baburin, cestista russo del Niznij Novgorod, in una recente intervista ha dichiarato: “Forse vale la pena organizzare più competizioni, non necessariamente professionistiche, ma a livello cittadino, così che il basket diventi più vicino alla gente. È anche importante creare campi da basket accessibili, soprattutto nelle strade, in modo che le persone possano giocare e godersi questo sport”. E in effetti, nonostante le squadre non siano formate da campioni (escluso il CSKA), c’è stato un evidente aumento dei tifosi sugli spalti e i social sono cresciuti. Dunque, gli sforzi ci sono e vengono apprezzati dai diretti interessati, nonostante la quantità limitata di risorse. Gli unici che, forse, non credono nel processo di crescita sono alcuni addetti ai lavori: diversi quotidiani sportivo online posizionano la pallacanestro nel loro menù principale dopo calcio, hockey e pattinaggio. Per di più, c’è chi come il sito gazeta.ru non aggiorna la sezione da mesi.

Americani in Russia: quanto ha inciso il caso Griner?
La migrazioni di talenti ha impoverito, senza dubbio, la forza di un campionato diventato semi-sconosciuto in Europa. Un belga, qualche francese e due nigeriani. Poi, quasi a sorpresa, tantissimi americani. Nonostante una vicenda, diventata caso nazionale. Il fatto in questione riguarda Brittney Griner, cestista americana WNBA delle Phoenix Mercury arrestata il 17 febbraio 2022 all’aeroporto di Sheremetyevo (Mosca) con l’accusa di traffico di stupefacenti per essere in possesso di alcune cartucce di olio di cannabis. Arresto che è arrivato una settimana prima dello scoppio della guerra in Ucraina: così la campionessa olimpica di Rio 2016 e Tokyo 2020 si è ritrovata coinvolta in una vicenda che ha incrociato i rapporti diplomatici ai massimi livelli tra Mosca e Washington. Negli Stati Uniti è scattata la mobilitazione per chiedere la sua liberazione. Inizialmente condannata a nove anni di reclusione, i mesi di prigionia sono stati dieci, prima di uno scambio di prigionieri con il trafficante di armi Viktor Bout. Poi, il 9 maggio dell’anno successivo è tornata in campo, in America. Il caso Brittney Griner, però, non ha influito in maniera considerevole sulle decisioni degli altri americani (anche se, ovviamente, non stiamo parlando dei giocatori più forti del pianeta).

In una situazione d’emergenza come quella vissuta tra Russia e Ucraina, però, anche una semplice firma sul contratto non è più considerata una garanzia. Questo, il caso di Quinndary Weatherspoon: il 27enne americano – ex giocatore Nba di San Antonio e Golden State – aveva inizialmente firmato un accordo con l’Avtodor Saratov. Nonostante il pagamento del primo stipendio, il cestista non si è presentato ai voli di linea e non ha risposto a chiamate o messaggi. Secondo fonti locali, la decisione di Witherspoon di non trasferisti in Russia sarebbe collegata agli attacchi di droni ucraini contro Saratov, luogo in cui gli era stato affittato un appartamento. La paura per la sua incolumità hanno dunque preso il sopravvento e superato qualsiasi tipo di vincolo contrattuale.

Dagestani basketball e 3×3
Non solo la pallacanestro come la conosciamo normalmente. Ci sono altre specialità che fanno da contorno in Russia e che stanno riscontrando parecchio successo. In primis i tornei 3×3, come confermato dallo stesso Kirilenko: “Negli ultimi 5-6 anni siamo riusciti a strutturare seriamente la disciplina 3×3. Non era male, ma non c’erano risorse. Ora questo è un vero e proprio campionato nazionale, che attira sempre più partecipanti. Alle Olimpiadi di Parigi, le nostre squadre del campionato non avrebbero giocato peggio di quelle che si sono presentate”. E poi c’è il dagestani basketball (o wrestball): il primo sport al mondo che unisce wrestling e pallacanestro.

La nazionale russa alla ricerca di avversari
Le Nazionali russe però hanno guardato le ultime Olimpiadi da casa. E, come accade per il calcio, anche il Team Russia di basket per non rimanere “disoccupato” ha cercato disperatamente degli avversari. Non con grandi risultati, visto che sono stati perfino truffati da un hacker. La scorsa estate, la nazionale russa ha organizzato un evento amichevole, chiamato “Coppa dell’Amicizia“, con l’obiettivo di disputare qualche partita. In questo test avrebbe dovuto giocare contro la squadra locale del Perm, la Nazionale del Venezuela e quella della Colombia. Quello che doveva essere un torneo di buon livello si è trasformato però in una farsa. Christian David Mosquera Duran: questo il nome dello studente colombiano trasferitosi a Kazan (per studiare architettura) che con un indirizzo e-mail fasullo è riuscito a ottenere il finanziamento del viaggio e dell’alloggio per l’intera squadra presso un hotel a quattro stelle, ingannando i funzionari russi. Non per la vera squadra colombiana, ma per un gruppo di dilettanti allo sbaraglio. E così anche l’unica competizione organizzata dalla Russia ha perso di credibilità. Questa, dunque, l’attuale situazione delle squadre di basket russe. In bilico tra la speranza di tornare dove gli compete e la realtà di un movimento indubbiamente penalizzato da quel che ha comportato l’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin.