Cinema

A Napoli nelle bancarelle dei dvd pezzotto si trova ancora Loro 1 e 2: così si buca la censura

“A volte penso addirittura che Napoli possa essere ancora l’ultima speranza che resta alla razza umana”. Era lapidario lo scrittore, regista e tanto altro Luciano De Crescenzo quando rifletteva sulle contraddizioni e i contropiedi della sua amata città. E quando meno te l’aspetti alla Duchesca, zona di traffici all’interno della Maddalena, a poca distanza dalla Stazione Centrale, sulla bancarella dei dvd ‘pezzotti’ (neologismo che ha fatto recentemente il suo ingresso ufficiale nel vocabolario della lingua italiana Treccani), trovi seppellito sotto custodie e astucci Loro 1 e 2, il film ‘censurato‘ di Paolo Sorrentino. E pensare che a breve sbarca, il 24 ottobre, nelle sale cinematografiche italiane l’atteso Parthenope, l’ultima fatica del regista napoletano, premio Oscar nel 2013 con La grande bellezza, miglior film in lingua straniera.

E chi poteva immaginare che proprio il personaggio Jep Gambardella (interpretato da Toni Servillo), immerso nella bellezza di Roma e della sua storia ma anche nello squallore e superficialità dei nostri tempi, diventasse ispiratore di un altro film impellente per Paolo Sorrentino uscito nel 2018 e diviso in due parti: Loro 1 e Loro 2. Una pellicola necessaria per capire e comprendere, negli anni del tramonto, il berlusconismo. Una storia che narra appunto le vicende professionali, politiche e private di Silvio Berlusconi, interpretato da uno straordinario Toni Servillo, e con una monumentale Elena Sofia Ricci nel ruolo di Veronica Lario, oltre le tante figure di contorno che hanno adornato e adornano le corti dei miracoli dell’ex cavaliere. Lo sguardo onirico, paradossale e indagatore – c’è dentro la stessa curiosità da bambino vista nel film Il Divo su Giulio Andreotti – ci svela – o tenta di farlo – l’uomo Berlusconi: sì, perché a 16 mesi dalla sua morte ancora non sappiamo chi veramente fosse veramente l’imprenditore ed ex presidente del Consiglio.

Un’opera cinematografica suddivisa in due parti: Loro 1 è stata distribuita a partire dal 24 aprile 2018, mentre la seconda parte, Loro 2, dal 10 maggio dello stesso anno, incassando complessivamente 6,5 milioni di euro. La pellicola è stata premiata con quattro Nastri d’argento e altri riconoscimenti importanti come sette David di Donatello, di cui uno assegnato a Elena Sofia Ricci come Migliore attrice protagonista.

Il film però all’improvviso, poco dopo l’uscita, scompare dai radar per ricomparire a pezzi solo in questi mesi sulla piattaforma TikTok. Un successo clamoroso con un numero di visualizzazioni crescente, che rende alcune scene virali e scatena commenti e riflessioni sugli anni del berlusconismo. Particolare che ha fatto sorgere la domanda: “Perché è scomparso Loro 1 e 2?”. E in una recente intervista con lo youtuber Dario Moccia proprio l’attore protagonista, Toni Servillo, ha commentato dicendo che ciò che sta avvenendo, la diffusione sui social della pellicola, è “un bene” dal momento che non c’è altro modo per vedere il film, che evidentemente “è stato acquistato da chi non ha interesse che si veda in Italia”. Il riferimento è preciso e riguarda l’acquisto dei diritti di Loro 1 e 2 da parte di Mediaset, ossia l’azienda della famiglia Berlusconi, il cui amministratore delegato è Pier Silvio – che ‘casualmente’ non ha mai effettuato una distribuzione digitale e una messa in onda in chiaro del film, tranne una sola volta nel 2019 a tarda notte su Mediaset Infinity, sul canale a pagamento Premium Cinema Emotion.

Censura? Boicottaggio? Pare proprio di sì. In Italia, a differenza dell’estero, l’opera di Sorrentino non è visibile, è stata ritirata dal cinema e mai stata trasmessa in tv. Insomma, legalmente e per ragioni politiche, come se si vivesse in Egitto, Cina oppure Ungheria, Loro 1 e 2 è stato censurato. Un’opera immateriale cancellata; tranne nell’anarchica Napoli, dove dicendola alla De Crescenzo “vive l’ultima speranza che resta alla razza umana”. Sulle bancarelle dei dvd pezzotto quel film è circolato e lo si trova ancora.

Nel regno della contraffazione, la censura imposta da Mediaset – come direbbe il grande Totò – ha fatto fetecchia. Nessun inno all’illegalità, sia chiaro: chi viola la legge del copyright merita pesanti sanzioni; però in questo caso l’atto d’illegalità ha bucato una anacronistica, arrogante e ingiusta censura di una azienda, Mediaset, che per decenni si è fatta anche Stato.