Cronaca

Il biscottificio dedicato ai bambini ricoverati nell’ospedale di Treviso chiuso da anni: “Una presa in giro, ogni 6 mesi dicono che riaprirà”

Un tempo i bambini ricoverati nel reparto di pediatria dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso lasciavano le loro stanze e raggiungevano con grande eccitazione il Biscottificio in Pigiama. Sembrava di entrare in un mondo fatato, accanto ai letti del dolore, una vera cucina con cuochi dal cappello bianco, forni di cottura, stampini e tutto l’occorrente per […]

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Un tempo i bambini ricoverati nel reparto di pediatria dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso lasciavano le loro stanze e raggiungevano con grande eccitazione il Biscottificio in Pigiama. Sembrava di entrare in un mondo fatato, accanto ai letti del dolore, una vera cucina con cuochi dal cappello bianco, forni di cottura, stampini e tutto l’occorrente per confezionare profumate pizzette e fragranti dolcetti. Un modo per distrarsi, giocare e per fare qualcosa di utile, con l’aiuto di volontari e genitori. Per quasi due decenni quello strano, visionario biscottificio ha alimentato i sogni dei piccoli pazienti (molti dei quali oncologici), ha fatto fiorire un sorriso, ha portato un barlume nella loro sofferenza. Quando lasciavano l’ospedale, ricevevano perfino il diploma di “biscottiere scelto”, dopo aver seguito i corsi di cucina.

Da alcuni anni non è più così. Per ordine della direzione sanitaria l’attività era stata fermata ai tempi del Covid, nel marzo 2020, per motivi precauzionali. Dalla pausa si è passati alla chiusura. La cucina è stata smontata, la stanza svuotata, i tavolini e le attrezzature sono stati trasferiti in un magazzino a Castelfranco. Niente più biscotti, sotto la sapiente e appassionata direzione di Adriano Mellone, cuoco e insegnante in pensione all’alberghiero, già chef in prestigiosi ristoranti, che era riuscito a dar vita a un’idea nata dal primario Silvana Agostini e dalla maestra Marika Visentin.

“Ci stanno prendendo in giro, ogni sei mesi ci dicono che il Biscottificio in pigiama verrà riaperto. Ma non accade nulla – denuncia con amarezza il professor Mellone, un ottantenne molto vivace – Nel 2022 era stato annunciato che al posto dei dolci sarebbe stata installata una ‘stanza dei sogni’, per favorire l’applicazione della terapia del dolore ai piccoli pazienti. Ma da allora non si è visto ancora nulla. Poi ci è stato detto che sarebbe stata una questione di mesi. Adesso che bisogna attendere il trasferimento del reparto di Pediatria in un’altra parte dell’ospedale… Siamo stanchi di promesse”. Basta guardare le foto delle stanze trasformate in cantiere per capire che la “stanza dei sogni” è ancora un miraggio, mentre il biscottificio sembra destinato ad essere archiviato tra i ricordi belli.

Dai primi anni Duemila il Biscottificio ha beneficiato del contribuito dei pasticceri trevigiani. I giocatori del Calcio Treviso hanno finanziato l’acquisto di una piccola cucina. La nazionale di Rugby ha fatto pratica in reparto. La De Longhi ha regalato una macchina per fare i gelati. Un concorso vinto in Germania ha fruttato un piccolo gruzzolo. Gli istituti alberghieri della provincia hanno prestato il loro supporto. Osservatori sanitari erano arrivati perfino dal Canada e dalla Svezia, esportando nei loro Paesi l’iniziativa, attorno alla quale è stato un fiorire di altre attività, incontri di solidarietà, pubblicazione di libri di ricette, feste in piazza.

“Il direttore sanitario dell’Ulss 2, Francesco Benazzi, continua a promettere la riapertura. ‘A luglio… a luglio…’ mi ha detto, senza specificare di quale anno”, continua Mellone. “Devo prendere atto che il biscottificio, dopo vent’anni di onorato servizio, ha dovuto chiudere i battenti e ci dispiace constatare che la stanza dei sogni annunciata non sia ancora aperta”. Nel 2022 il primario Stefano Martelossi aveva dichiarato ai giornali locali: “Finora abbiamo effettuato le terapie del dolore nei day hospital, con la Stanza dei sogni potremo farlo in un locale ad hoc, con le attrezzature per il controllo non invasivo del dolore, la sedazione lieve per via intra-nasale, per diminuire i livelli di stress, paura e dolore”.

Si tratta di un progetto da oltre 100mila euro, ma non è ancora stato realizzato, mentre sono stati spenti i forni del biscottificio. Non sembra più esserci posto, in un ospedale che pure si allarga, per un’attività senza costo, con una funzione anche terapeutica, perché mirata a promuovere il benessere dei piccoli pazienti. Restano ricordi, letterine e poesie. Come quella di Nicolas: “Biscotti, pizzette e focacce/ fan sorridere tutte le facce/ Nel corridoio un profumino si spande/ fa scendere tutti dalle brande”.