Dalla collaborazione tra Stabilo e Dolce&Gabbana alle cartolerie di Gucci e Louis Vuitton, il fashion non rinuncia a carta e penna
Le cartolerie sono da sempre state un luogo ameno. Per grandi e piccoli, si sono contraddistinte per essere luoghi incredibilmente affascinanti, dove si scoprono nuovi oggetti del desiderio e dove si respira un buon profumo di carta. Molte di queste non sono mai state solo appannaggio dei bambini e dei primi giorni scolastici, ma posti di culto degli adulti dove anche quel set di post-it colorati a forma di cuore può diventare l’oggetto di cui non si sapeva di avere bisogno, indispensabile per la scrivania dell’ufficio. Ancora, alcune cartolerie sono delle vere e proprie boutique dagli arredi curatissimi e con una selezione di prodotti da cancelleria esclusiva.
Non c’è voluto molto quindi affinché la moda, e su tutti i brand del lusso, puntassero gli occhi sulla cancelleria dando vita a collaborazioni con marchi pionieri del settore o sviluppando delle capsule brandizzate. L’ultima arrivata è la partnership tra Stabilo e Dolce&Gabbana. Il brand di Domenico Dolce e Stefano Gabbana ha stretto un accordo con l’azienda tedesca specializzata in creazione di penne e colori per lanciare sul mercato quattro evidenziatori in edizione limitata (già sold-out online nonostante il costo di 29,99 euro), personalizzati con le stampe che negli anni hanno caratterizzato l’estetica del brand italiano: il carretto, l’animalier e le maioliche. Gli evidenziatori sono poi contenuti all’interno di una confezione curata nei minimi dettagli e caratterizzata dal motivo iconico del carretto siciliano, proponendosi – si legge nella nota ufficiale di Dolce&Gabbana – “come perfetto elemento di arredo”. Dalla cartoleria all’arredo è un attimo. Ma quella tra Stabilo e Dolce&Gabbana è solo l’ultima delle collaborazioni tra la moda e il mondo stationary.
Nel 2013 Louis Vuitton ha inaugurato a Parigi il Cabinet d’Ecriture, una cartoleria a Place Saint-Germain des Prés dove era possibile trovare oggetti come penne da collezione realizzate a mano, calamai in cristallo e custodie in pelle di prima qualità. L’obiettivo per la casa di moda francese era celebrare la prima collezione di penne lanciata da Louis Vuitton nel 1980. Ma da quando le Maison del lusso proponevano ai propri clienti fedelissimi le penne personalizzate ad oggi si è assistito ad un processo di feticizzazione della cancelleria. I brand, e i clienti, sembrano aver sviluppato una certa ossessione per il settore al punto che dopo l’esperimento di Vuitton, marchi come Hermès, Tiffany, Karl Lagerfeld e Versace (solo per citarne alcuni) hanno lanciato le loro collezioni di cancelleria. Alcuni, tra cui Karl Lagerfeld, chiamando alcuni pionieri del settore come Faber Castel, altri proponendo una ricca selezione di penne, quaderni, colori, porta carte direttamente customizzate con il design del brand.
Gucci, nel 2021, ha catalizzato l’attenzione della Milano Design Week quando ha aperto la sua cartoleria in Via Manzoni e alcuni dei pezzi presentati sono diventati parte integrante della sua collezione cartoleria. Oggi, il brand di proprietà di Kering, vanta una sezione fissa dedicata proprio alla cartoleria con prezzi che spaziano dai 155 euro per dei post-it logati a 590 euro per un porta matite in tessuto GG Supreme. I rivenditori multibrand hanno presto captato questo interesse e hanno creato delle sezioni dedicate solamente alla cancelleria. Su Farfetch è possibile acquistare un set di matite firmate MSGM per 36 euro ma anche quaderni di Versace, Serapian Milano e Dolce&Gabbana per un prezzo che oscilla tra i 70 e i 220 euro.
Spendere oltre 100 euro per un quaderno nell’epoca del metaverso e dell’intelligenza artificiale, sembrerebbe paradossale ma non lo è se si guarda ai dati di vendita dei prodotti da cartoleria, soprattutto di segmento alto. Qui entra in gioco tanto l’affermazione di uno status quanto, un potente appeal democratico. C’è chi, con un certo snobismo, per sottolineare il suo stato sociale, acquista un agenda da 200 euro o un porta penne da 300 euro, e chi decide di acquistare un quaderno logato da 70 euro, giusto per avere un prodotto del suo love brand.
Non va inoltre sottovalutato che, per quanto sia facile e immediato scrivere una e-mail, oggi la moda tiene tantissimo alle buone vecchie maniere e tra gli addetti ai lavori – e non solo – fioccano carte intestate e biglietti di ringraziamento rigorosamente scritti a mano su carte più o meno lussuose. Giusto per citare un episodio recente, Giorgio Armani si è premurato di scrivere personalmente un biglietto di ringraziamento su carta intestata a tutti i giornali che hanno celebrato il suo novantesimo compleanno. Un gesto di incredibile eleganza che detta ad oggi scuola di buone maniere.
Che la moda ci tenga moltissimo alla cancelleria, nonché all’affermazione del suo status quo, lo ha spiegato anche Jess Cartner-Morley sul The Guardian in un articolo del 2015 dal titolo Do the write thing: why fashion has a fetish for stationery. Qui racconta del feticismo di Tom Ford ai tempi di Gucci di pretendere solamente penne e matite nere e degli oggetti che adornavano la scrivania di Yves Saint Laurent. “Lavorava alla scrivania alla quale il suo bisnonno, un avvocato, aveva redatto il contratto di matrimonio di Napoleone e Giuseppina. Su di essa c’erano due lampade d’epoca, un vaso di fiori e un barattolo di matite HB blu; non era permesso altro. […]”. Poi ricorda: “Quando ho intervistato Diane von Furstenberg , sembrava contenta che indossassi una camicetta vintage firmata DVF, ma è stato solo quando ho tirato fuori la mia agenda, esattamente uguale alla sua, gialla con un nastro di seta tagliato a forma di freccia, che mi ha sorriso con approvazione”. Insomma, anche penne e quaderni sono una questione di moda.