La nuova Commissione Ue rallenta la road map del Green Deal. E si teme che prosegua lo smantellamento iniziato nella passata legislatura. Questa volta tocca al regolamento contro la deforestazione (Eudr- European Union Deforestation Regulation) approvato a maggio 2023 (entrato in vigore a giugno 2023) e la cui applicazione era prevista dal 30 dicembre 2024 per le grandi aziende e sei mesi dopo per le piccole e medie imprese. L’intenzione non sarebbe quella di modificare il testo, ma Bruxelles, sotto le pressioni del Partito popolare europeo, ha proposto di posticipare l’applicazione di 12 mesi, dando seguito anche a quanto detto poche settimane fa, nel corso della conferenza di presentazione del suo nuovo esecutivo: “Oggi le priorità sono sicurezza e competitività”. E il regolamento sulla deforestazione obbligherebbe le aziende dei Paesi membri a mostrare che non contribuiscono al suo aumento con prodotti importati e immessi sul mercato come olio di palma, carni bovine, soia, caffè, cacao, legname, gomma e prodotti derivati. Si vieta, dunque, la commercializzazione nell’Ue di questi prodotti, se provenienti da terreni deforestati dopo il dicembre 2020. Diversi i settori coinvolti, a iniziare dall’industria della carne. Tant’è che, in Italia, hanno subito manifestato la propria soddisfazione per la proposta di rinvio il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, Coldiretti e Filiera Italia. Nei mesi scorsi, inoltre, avevano espresso le loro preoccupazioni anche i vertici dell’Unic-Concerie italiane, appoggiati dal ministro del Made in Italy, Adolfo Urso. Il problema non riguarda solo l’Italia, tra i Paesi che hanno remato contro, ma anche la Germania, mentre pressioni sono arrivate da Stati Uniti e, in particolare, paesi come Brasile e Indonesia.

La proposta del rinvio – Così, nelle scorse settimane, il Ppe ha chiesto all’esecutivo europeo un rinvio della stretta sui prodotti a deforestazione zero. E Bruxelles ha risposto, assicurando che la proroga non metterà “in alcun modo in discussione gli obiettivi o la sostanza della legge”. Tra l’altro, per quanto importante, si tratta di una norma che, come sostenuto da diverse associazioni ambientaliste, non è neppure particolarmente ambiziosa, dato che si limita solo a poche materie prime e i loro prodotti derivati e non prevede obblighi per le banche. Data la “natura innovativa” del regolamento, però, il calendario rapido e la varietà di parti interessate internazionali coinvolte “la Commissione ritiene che un periodo aggiuntivo di 12 mesi per l’introduzione graduale del sistema – ha chiarito in una nota – sia una soluzione equilibrata per supportare gli operatori di tutto il mondo nel garantire un’implementazione fluida fin dall’inizio”. Questo a tre mesi dalla data di attuazione prevista. D’altronde, ha ricordato Bruxelles, “diversi partner globali hanno ripetutamente espresso preoccupazioni sul loro stato di preparazione” per attuare le norme “più di recente durante la settimana dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York”. Perplessità manifestate anche tra alcuni Paesi europei, a partire dall’Italia. La parola passa ora al Consiglio europeo e al Parlamento europeo.

Le pressioni del Partito popolare europeo – Che ruolo abbia avuto il Ppe in questa decisione lo mostra anche la reazione del capogruppo del partito, Manfred Weber, che tanto filo da torcere aveva dato a Ursula von der Leyen nella passata legislatura (“Non abbiamo bisogno di un’Europa proibitiva”), passando più tempo a demolire il patto verde Ue che a contribuire al suo sviluppo e provando persino una possibile virata a destra per le elezioni. “Sono lieto che Ursula von der Leyen abbia seguito la mia iniziativa di posticipare” l’attuazione del regolamento sulla deforestazione. Insieme ai nostri agricoltori, stiamo proteggendo l’ambiente ed evitando un mostro burocratico” ha detto questa volta. Anche Peter Liese, portavoce della politica ambientale del Ppe si è espresso in modo netto sull’applicazione imminente del regolamento: “Ci avrebbe fatto sprofondare in un caos irresponsabile”. Ma a Bruxelles non sono tutti d’accordo. Il gruppo dei Socialisti e democratici ha già manifestato la volontà di opporsi “a qualsiasi tentativo di riaprire o indebolire la sostanza della legge sulla deforestazione dell’Ue”. Per l’eurodeputata Kathleen Van Brempt “questo ritardo avrebbe potuto essere evitato se la presidente von der Leyen avesse emanato le linee guida necessarie per le aziende e i Paesi interessati in modo tempestivo”.

Le reazioni in Italia – Tra i primi a commentare la proposta di rinvio, il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. “La proposta italiana vince ancora. Avevamo sottolineato come fosse impraticabile l’applicazione del regolamento – ha detto – senza creare un mercato illegale parallelo e danneggiando di fatto l’intero sistema produttivo collegato alle importazioni del mondo agricolo e legate anche ad altri fattori di sviluppo”. L’annuncio rappresenta una buona notizia anche per Coldiretti e Filiera Italia. Per entrambe “si tratta di un regolamento che, seppur condivisibile nell’obiettivo di ridurre le importazioni di prodotti derivanti da deforestazione, rischia di provocare un appesantimento burocratico e operativo per i produttori dell’Ue, in particolare, per agricoltori e allevatori italiani che, ad oggi, rischiano l’interruzione della fornitura di mangimi per le produzioni zootecniche”. La colpa sarebbe della stessa Commissione e dei ritardi “nella messa a disposizione delle informazioni e dei sistemi informatici necessari per il rispetto degli obblighi previsti dalla norma”. Nonostante per il regolamento sia già stata condotta una consultazione pubblica, comunque, la Commissione ha anche annunciato che saranno pubblicati ulteriori documenti, tra cui una guida in 11 capitoli, per rispondere a domande e perplessità degli operatori interessati dalla misura e alle prese con i nuovi requisiti richiesti.

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