L’amministratore delegato di Meta vale 210,7 miliardi di dollari contro i 209,2 del fondatore di Amazon
Cambiamenti nella classifica dei ricchi del mondo. Secondo Bloomberg Billionaires Index, Mark Zuckerberg supera Jeff Bezos e conquista il titolo di secondo “paperone” alle spalle solo di Elon Musk. L’amministratore delegato di Meta vale 210,7 miliardi di dollari contro i 209,2 del fondatore di Amazon. Cifre stratosferiche ma ben lontane dai 262,8 miliardi del patron di Tesla, saldo nella sua posizione di uomo più ricco al mondo.
La ricchezza di Zuckerberg è legata a Meta, di cui ha circa il 13%. I titoli dell’ex Facebook sono saliti quest’anno di circa il 70%, aumentando la sua fortuna di 78 miliardi. E non è escluso che questa possa crescere ancora: l’amministratore delegato di Meta ha infatti solo 40 anni, meno dei 53 che ci sono voluti a Musk per costruire il suo impero e ben meno di Warren Buffett, che ha ammassato al sua ricchezza dopo i 65 anni. Zuckerberg ha fondato Facebook nel 2004 e l’ha quotata a Wall Street nel 2021: Meta è ora la sesta società al mondo per capitalizzazione di mercato con un valore di quasi 1.500 miliardi di dollari, più di Berkshire Hathaway di Buffett e della Tesla di Musk.
Il 2024 per l’ex Facebook si sta rivelando un anno positivo, con gli investitori che la spingono al rialzo dai risultati trimestrali del secondo trimestre, quando ha rivelato un aumento di ricavi del 22%, in quello che è stato il quarto trimestre consecutivo di crescita oltre il 20%. Eppure il 2021 e il 2022 non sono stati anni facili, fra l’aggiornameno della privacy di iOS, il sistema operativo di Apple, e il massiccio piano di taglio costi che si è tradotto nell’uscita di circa 21.000 dipendenti.
Wall Street ha gradito la mossa anche perché accompagnata dalla ripresa della pubblicità online grazie soprattutto alle campagne avviate dai colossi cinesi Temu e Shein. Anche se Meta continua a spendere miliardi di dollari nelle tecnologie per la realtà virtuale e aumentata necessarie per il metaverso, gli investitori si stanno mostrando più tolleranti sugli investimenti, almeno fino a quando la pubblicità, l’attività core della società, continua a correre.