“Si parco, no stadio”. Con questo slogan sabato 28 settembre un centinaio di persone si sono riunite per un’assemblea pubblica, organizzata dal “Comitato Stadio Pietralata No Grazie” e dal “Comitato Si Parco No Stadio” che si è svolta nell’area che sarà destinata al futuro stadio dell’As Roma, previsto appunto tra via di Pietralata e via Tiburtina.
L’incontro, che ha visto la partecipazione di tante realtà in difesa dell’ambiente e che si oppongono alla speculazione edilizia, ha raccolto la volontà di opporsi alla costruzione della grande opera in un territorio già fortemente urbanizzato.
Una battaglia lunga, iniziata già da diversi mesi, che vede da un lato la società sportiva capitolina e il comune di Roma, dall’altra diversi comitati di cittadini che si oppongono alle grande opera per diverse ragioni. Secondo i cittadini le criticità sono legate al consumo di suolo, alla salvaguardia del Parco di Pietralata, alla sicurezza del terreno, oltre che alla viabilità e in generale all’impatto dell’opera sulla città.
“Il progetto dello stadio di fatto andrebbe ad impattare in maniera devastante sia dal punto di vista ecologico che dal punto di vista della qualità della vita dei cittadini della zona. In primo luogo, la sottrazione di spazi verdi pubblici destinati alla cittadinanza – si legge nel rapporto dei comitati – L’area verde di 14 ettari sulla quale dovrebbe sorgere lo stadio, da PRG vigente del 2008 è destinata a diventare un parco pubblico aperto a tutti i cittadini, compreso tra Via dei Monti di Pietralata e via dei Monti Tiburtini. Si tratta del risultato di una battaglia portata avanti dai cittadini negli anni ‘90, che ha portato alla sottoscrizione di un ‘patto’ tra la cittadinanza e le passate amministrazioni, per preservare questa grande area verde. La realizzazione effettiva del Parco di Pietralata, che i cittadini attendono da più di 20 anni, potrebbe essere la vera “ricucitura” di questo quartiere, che, se si presenta in stato di degrado e abbandono, lo deve al susseguirsi di amministrazioni comunali che non sono state in grado di portare a termine ciò che è invece era previsto. La zona ad oggi appare ancora totalmente naturale, con la presenza di alberi ad alto fusto e ulivi secolari, vegetazione protetta anche dal Regolamento del Verde dello stesso Comune di Roma. Il Parco di Pietralata, che darebbe ampio respiro ad un territorio già pesantemente urbanizzato e cementificato verrebbe tolto alla collettività e questo appare come un danno evidente, anche in considerazione del fatto che il IV Municipio è tra i più inquinati di Roma. Un parco di 14 ettari, tutelato e valorizzato, aiuterebbe a rendere più vivibile il nostro quadrante e sarebbe un argine all’eccessivo consumo di suolo pubblico che è nei fatti nelle intenzioni programmatiche dell’azione amministrativa e che più volte è stato riportato come grave problema da arginare. La decisione presa all’epoca, di concerto con cittadini, associazioni, parte politica, era quella di tutelare questo spazio verde, ampliarlo e renderlo fruibile a tutti i cittadini e trasformarlo in un parco pubblico a tutti gli effetti, è stata cancellata con un “colpo di spugna”, accettando di prendere in considerazione una proposta progettuale che di fatto la elimina totalmente per sostituirla con nuove e frammentate aree con piccole alberature che mai potranno sostituire quella esistente che di fatto è attualmente un luogo naturale, rifugio di numerose specie selvatiche – scrivono ancora – Inoltre aumenterebbe il fenomeno di Hotspot, ossia di punto caldo, dovuto alla cementificazione che contribuirebbe ad un drastico innalzamento delle temperature in area dove già la situazione è critica proprio a causa dell’eccessivo consumo di suolo pubblico (dallo studio CNR l’intera Tiburtina e le zone adiacenti raggiungono punte di calore urbano di 48,5° C e solo un aumento di autentiche aree verdi pubbliche potrebbe fermare il fenomeno)”.
Nonostante le perplessità e le richieste di chiarimenti, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, il 24 luglio scorso in Campidoglio, a margine di una riunione con il vicepresidente della Roma Ryan Friedkin e la ex Ceo Lina Souloukou, che sembrava voler dare un’accelerata ai lavori sull’area di Pietralata e quindi alla presentazione del progetto definitivo dello stadio della squadra capitolina, ha dichiarato che la struttura “sarà monumentale e green. Sarà uno stadio di categoria top, uno degli stadi più belli del mondo con alcune caratteristiche che faranno felici i tifosi, a partire dalla più grande Curva Sud esistente. Abbiamo apprezzato il fatto che il progetto sia unico e sia stato molto pensato per le caratteristiche di Roma, della sua storia e quindi uno stadio che si integra con le caratteristiche monumentali e storiche della città”.
In questo contesto, circa un mese fa, mentre a Roma le temperature superavano i 40 gradi e in città divampavano diversi incendi, il Fattoquotidiano.it è andato a vedere l’area, analizzando le criticità con i cittadini. Tra loro anche Fabiana Ciciriello, biologa, che per oltre 20 anni ha vissuto nell’area interessata e che a metà agosto ha subito il primo sfratto utile a liberare l’area.
“È anche una questione di vivere meglio insieme. Molti paesi del nord Europa hanno adottato questo modello, io vivevo in Olanda e nel mio palazzo al piano terra c’erano le galline e loro sfruttavano l’aria calda prodotta dalle galline e la sfruttavano per riscaldare il palazzo e poi c’erano gli orti davanti casa”, spiega Ciciriello.
E rilancia: “Pensa se qua facessero una biblioteca, con degli orti cittadini di cui tutti potevano beneficiare. Però ci vuole una visione, quindi consiglio a chi deciderà di venire a vedere quello che loro cancelleranno”
E dai comitati chiariscono il punto: “Cosa vogliamo fare, considerare esigenza collettiva lo stadio o il bene pubblico e i servizi che occorrono ad un quadrante che è fortemente urbanizzato e cementificato?”.