Difesa pervicace del suo “grande disegno culturale” e invettiva veemente contro la sinistra “marxista-comunista” e “un determinato sindacato” (la Cgil): è questa la sintesi del fluviale intervento del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, intervistato dal direttore di Rainews Paolo Petrecca, all’apertura del convegno ‘L’Italia dei conservatori: Europa, futuro, libertà’, tenutosi ieri a Roma.
L’ex consigliere politico di Matteo Salvini ribadisce la “rivoluzione culturale” rappresentata dall’introduzione del voto in condotta e dell’educazione civica nelle scuole. E inserisce nel suo monologo un attacco alla segretaria del Pd Elly Schlein, tacciata di “non capire” il senso di una società liberale: “Il discorso della condotta e dell’educazione civica sono fondamentali, e non perché io abbia in mente uno Stato autoritario o repressivo, come dice scioccamente una certa sinistra, ma perché il principio di responsabilità individuale è fondamentale in una società liberale. E la società liberale non è una società anarchica, dove ci sono solo diritti e zero doveri. Anarchia e comunismo, per fortuna, sono stati sconfitti dalla storia. Quando Elly Schlein parla solo di diritti e non di doveri, non capisce che senza i doveri i diritti non esistono”.
Poi punta il dito contro le occupazioni scolastiche: “Di fronte a scuole devastate all’indomani delle occupazioni dico che si tratta di teppismo e chi rompe paga. Io le ho viste: credetemi, una cosa raccapricciante. Persino i cessi hanno distrutto. E mi indigna il fatto che ci siano stati uomini politici che abbiano considerato politiche queste azioni. In una società democratica autorità e rispetto dell’autorità sono fondamentali – continua – Il termine ‘autorità’ è stato considerato una bestemmia dal ’68, con delle finalità politiche e culturali molto chiare e molto evidenti. Ma ora basta, perché altrimenti ognuno fa quello che vuole e la società implode. Guardate che all’estero non è così, solo qui sono rimasti ancora affezionati a questi residui sessantottini una certa sinistra e un certo sindacato, che è ritornato ad essere la cinghia di trasmissione del partito, come era un tempo”.
Nuovi strali del ministro contro la sinistra, rea di non condividere il suo concetto di patria, di lavoro e di merito: “La parola patria è fondamentale, appartenere a una comunità con le sue radici, i suoi valori, la sua identità è un bene, anche per integrare gli stranieri. Questi sono concetti che dovrebbero essere condivisi anche da una sinistra di buon senso e illuminata. Ma questa purtroppo non è una sinistra illuminata. Mi hanno addirittura criticato perché voglio dare centralità alla parola lavoro, che si sposa con la parola impegno”.
Valditara ribadisce che vanno valorizzati gli istituti professionali e aggiunge: “La cultura del lavoro deve essere insegnata sin dalle scuole elementari, tutti i ragazzi devono capire che il lavoro è bello. Portiamo uno di questi meravigliosi manufatti fatti da artigiani ai bambini di 7-8 anni per far capire la bellezza del lavoro. Allora capite che tutto questo è un grande disegno culturale“.
E riparte con una nuova filippica contro la sinistra, scomodando Antonio Gramsci: “Lo dicevo prima a Chicco Testa: sono stato attaccato duramente da una sinistra marxista-comunista che mi ha accusato di volere lo sfruttamento dei nostri studenti. Gramsci era un rispettabilissimo pensatore e un uomo molto intelligente, ma era comunista, aveva una sua visione di scuola molto diversa dalla mia. Lui voleva il percorso unitario uguale per tutti. Se c’era formazione professionale, si doveva fare soltanto dentro la scuola, non in collegamento con le imprese, altrimenti era sfruttamento di capitale. Mi hanno attaccato – aggiunge – perché ho sottolineato nell’educazione civica l’importanza della proprietà privata. E cosa è questo, se non un rigurgito di vecchie idee neo-comuniste che sanno di stantio? C’è un determinato sindacato e una determinata opposizione politica che evidentemente sono rimasti indietro con la storia e che sanno solo inventarsi tanta strumentalizzazione e tante sciocchezze gonfiando dati.”.
“Ma che studente era Valditara?”, chiede nel finale Petrecca.
“Secchionissimo all’università – risponde titubante il ministro – Al liceo studiavo soprattutto quello che mi piaceva e quindi che ho rischiato di non essere ammesso alla maturità“.