“Noi siamo una minoranza profetica però dobbiamo essere consapevoli che i nostri avversari non sono la maggioranza, ma una minoranza. Il nostro obiettivo principale è quello di rendere consapevole la maggioranza del paese che non ha potuto esprimersi e non può farlo in virtù di una sfiducia nella politica e di indifferenza nei confronti di questioni cruciali come quelle che questa legge affronta in maniera sbagliata e che noi dobbiamo combattere”. Così Rosy Bindi parlando dal palco dell’assemblea dei referendari contro l’autonomia. Secondo Bindi quindi, nella battaglia contro l’Autonomia differenziata firmata Calderoli, vanno coinvolti soprattutto gli italiani che hanno deciso di non votare, ormai senza fiducia nelle istituzioni.

Il nemico da abbattere, ha aggiunto, “è la propaganda degli avversari” alla quale “noi non siamo allenati”. “Noi non sappiamo praticare la propaganda perché sappiamo che questa legge non è frutto degli errori del passato – ha proseguito – Lasciatemelo dire: superiamo i sensi di colpa. Io non ho mai amato il nuovo titolo V ma consentire di affermare che questa legge è l’applicazione del 116 è davvero sbagliato. Dobbiamo avere il coraggio di dire con forza, nel merito, il resto spetta alla corte costituzionale, che questa legge è responsabile di una cultura sovranista che tiene prigioniero il regionalismo e le autonomie italiane. L’autonomia differenziata di Calderoli è frutto di una cultura sovranista“. Il referendum, quindi “non può spaccare il Paese” ma “deve unirlo” e per questo va vinto soprattutto al nord.

“Questa battaglia noi la facciamo per salvare la nostra costituzione, se vinciamo questo salta il gioco, il giocattolo. Se salta l’autonomia, saltano anche il premierato e la riforma della magistratura – ha concluso – Così salveremo la carta costituzionale”.

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