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Il Burkina Faso nazionalizza le sue miniere (d’accordo con la Russia): “Non ci servono le multinazionali, sappiamo estrarre l’oro”

Il governo del Burkina Faso, guidato da una giunta militare golpista al potere dal 2022, intende revocare i permessi di estrazione mineraria a diverse aziende straniere che operano nel suo territorio. Il leader della giunta Ibrahim Traore ha affermato, come riportato dalla Reuters, che “sappiamo come estrarre il nostro oro e non capisco perché dobbiamo […]

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Il governo del Burkina Faso, guidato da una giunta militare golpista al potere dal 2022, intende revocare i permessi di estrazione mineraria a diverse aziende straniere che operano nel suo territorio. Il leader della giunta Ibrahim Traore ha affermato, come riportato dalla Reuters, che “sappiamo come estrarre il nostro oro e non capisco perché dobbiamo permettere che le multinazionali lo facciano”. E ha aggiunto che “revocheremo le autorizzazioni concesse” senza però specificare quali e quanti di questi permessi verranno cancellati. Il Burkina Faso è il quinto produttore mondiale di oro e nella nazione africana sono attive società minerarie canadesi, inglesi, australiane e russe. Queste ultime non saranno penalizzate perché il governo locale ha stretti rapporti, economici e militari, con Mosca mentre si è allontanato dall’Occidente, con cui in passato le relazioni erano ottime.

Il colpo di stato militare in Burkina Faso è stato facilitato dal peggioramento della situazione interna dovuto all’insurrezione dei gruppi radicali islamici legati allo Stato Islamico ed al-Qaeda. Le formazioni terroristiche operano con relativa impunità nella regione del Sahel e dal 2015 hanno ucciso migliaia di persone tra Burkina Faso, Niger e Mali. I tentativi di contenimento, coordinati dalla Francia, che è l’ex potenza coloniale della regione, non hanno avuto successo e le fragili basi delle semi-democrazie locali sono state travolte dagli eventi. Nell’agosto del 2020 un gruppo di colonnelli ha deposto il Presidente del Mali Ibrahim Boubacar Kaita, nel 2022 è toccato al Burkina Faso e nel luglio 2023 è stato rimosso il governo del Niger. Le tre nazioni del Sahel hanno diverse caratteristiche in comune. Sono tra le più povere del mondo, sono soggette a crisi alimentari, una percentuale significativa della loro popolazione è analfabeta, hanno un territorio esteso e in parte desertico che non può essere controllato in maniera efficace dalle forze di sicurezza e sono state sottoposte, per decenni, ad uno stretto controllo politico-economico da parte della Francia.

Il paradosso è che la regione del Sahel è una delle più ricche al mondo per quanto riguarda le risorse minerali ma questa abbondanza non ha generato alcuna crescita economica a causa di corruzione, sfruttamento occidentale e cattiva gestione degli affari statali. Il Niger è il primo produttore al mondo di uranio ma possiede riserve di altri minerali, mentre il Mali detiene riserve di oro, manganese e litio. In Burkina Faso, oltre all’oro, si possono trovare diamanti, zinco, manganese, fosfati ed altre risorse.

L’insofferenza nei confronti di Parigi, maturata in seguito al fallimento delle campagne anti-terrorismo ma suscitata da radici più profonde, è stata sfruttata dalle giunte golpiste che hanno virato su uno stretto rapporto con la Russia di Vladimir Putin. Il Cremlino non contesta la violazione delle norme democratiche come, invece, fanno l’Unione europea e gli Stati Uniti e potrebbe avere avuto un ruolo nella formazione dell’Alleanza degli Stati del Sahel (AES). L’AES è una confederazione, formata dalle tre giunte golpiste che si oppone al neocolonialismo, alle politiche della Francia e dell’organizzazione regionale ECOWAS. Tra gli obiettivi dell’AES ci sono la formazione di una zona di libero scambio, la crescita industriale ed economica della regione e, in ultima analisi, la fusione in un unico Stato. Si tratta di un progetto a lungo termine ma, al momento, Mosca è interessata alla stabilizzazione delle nazioni coinvolte.

In Mali la Russia ha dato vita ad una cooperazione militare che prevede l’addestramento delle forze armate e di sicurezza locali volta ad affrontare la minaccia terroristica, mentre dal punto di vista economico sono stati lanciati progetti congiunti nel settore delle risorse naturali, dei trasporti, dell’energia e dell’agricoltura. Mosca elargisce, inoltre, aiuti agricoli e alimentari per sostenere i bisogni del Mali. In Burkina Faso ha promesso di inviare ulteriori aiuti e osservatori militari per potenziare le capacità di difesa della nazione africana ed è stato siglato un accordo di cooperazione per la costruzione di una centrale nucleare. In Niger il governo locale ha chiesto alle forze armate americane di lasciare il Paese e ha annunciato l’avvio di strette relazioni con Mosca. Tutte e tre le nazioni hanno siglato un accordo con la Federazione russa per la fornitura di tecnologica per le comunicazioni e la sorveglianza satellitare, un tentativo di potenziare il controllo territoriale ma anche una strada che può essere sfruttata da Mosca per incrementare la presa sul Sahel.