Gli scontri alla manifestazione pro Palestina di sabato? Rispetto ad altre proteste è andata anche bene, perché poteva essere un Genova bis. Ci sono state manifestazioni per i vari G7, G8, G20, ad esempio negli Usa, infinitamente più violente di queste. Quindi, stiamo calmi e diamo una misura alle cose: nelle democrazie e non solo ci sono sempre manifestazioni che possono dare adito a qualche occasione di violenza, al di là della presenza di infiltrati e provocatori, come è stato certamente nel caso di Roma”. Così, ai microfoni di Uno, Nessuno, 100Milan, su Radio24, il filosofo Massimo Cacciari si esprime sugli scontri avvenuti sabato scorso a Roma durante la protesta pro Palestina.

“Questi sono problemi del tutto relativi rispetto a quelli che dobbiamo affrontare – ribadisce Cacciari – e cioè quello che si sta profilando in Medio Oriente, e non solo, e soprattutto la crescita di un disordine globale che nessuno riesce più a governare. Qui la novità assoluta è che neppure gli Usa riescano a governare più questo disordine e questa crisi dell’impero americano è una cosa drammatica per l’Occidente. È una situazione di totale cecità da parte di tutte le potenze decisive – sottolinea – perché non sanno più come orientare le politiche israeliane. E a questo si aggiunge che non si capisce più nulla di cosa si voglia fare nel conflitto tra Ucraina e Russia. Certo, questa guerra è completamente diversa, ma i due conflitti possono alla fine entrare in sinergia tra di loro e determinare una situazione che davvero sfugge a ogni forma di controllo. È davvero incredibile che dall’Europa non venga un grido di dolore che chieda un cessate il fuoco“.

Circa le commemorazioni per il 7 ottobre, il filosofo osserva: “Non ce lo dimentichiamo certamente, ma si sono aggiunti altri ricordi. Dopo il 7 ottobre, ci sono stati 50mila morti a Gaza, non so quanti in Libano. E adesso siamo tutti col fiato sospeso per quello che succederà con l’Iran“.
E commenta il comunicato odierno di Hezbollah che ha definito “una entità cancerosa” da eliminare lo Stato ebraico: “Ormai è il bene contro il male, ma quando non è più semplicemente propaganda, la guerra è destinata a diventare assoluta, perché non c’è nessuna trattativa possibile col male. E quindi – conclude polemicamente menzionando alcuni generali celebri della Seconda Guerra Mondiale – facciamo questa guerra assoluta e finiremo con un vincitore e un vinto netti. Allora che si dica chiaramente che non c’è più diplomazia, né politica. Ma ci sono i militari, Eisenhower, Patton, Rommel e facciamo la guerra“.

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