Cronaca

La corsa contro il tempo degli abitanti che devono lasciare le Vele di Scampia: “Non ci affittano casa, andremo a vivere in strada?”

Nelle Vele di Scampia dopo la tragedia ora è emergenza abitativa. Il cedimento di un ballatoio lo scorso 23 luglio ha causato la morte di 3 persone e il ferimento di altre 12 (tra cui 7 bambini), ma ha pure riacceso i riflettori sulla pericolosità delle tre strutture ancora in piedi e sulle centinaia di famiglie indigenti che ci abitano in attesa di un alloggio dignitoso. I controlli effettuati ad agosto hanno confermato ciò che appare evidente ad occhio nudo ormai da almeno un decennio. Un degrado strutturale tale da imporre immediatamente lo sgombero della vele celeste, quella del crollo. Circa tre settimane fa sono stati notificati anche i primi 50 sfratti per gli abitanti delle altre due vele, la rossa e la gialla. “Entro novembre tutte e tre le Vele saranno sgomberate – dice la vicesindaca di Napoli e assessora all’Urbanistica Laura Lieto – ci siamo trovati a fronteggiare un’emergenza perché gli sfratti secondo il progetto ReStart Scampia dovevano essere graduali e in concomitanza con la costruzione e l’assegnazione dei nuovi alloggi che saranno ultimati nel 2027”.

Ora invece ci sono 335 famiglie che hanno circa un mese di tempo per trovare una sistemazione a cui si aggiungono i 219 nuclei della vela celeste, già sgomberati ad agosto, la maggior parte dei quali provvisoriamente ospitati dai parenti. “C’è un’emergenza abitativa – spiega il presidente dell’VIII municipalità Scampia Nicola Nardella – è un dato di fatto. Stiamo parlando di 219 famiglie della vela celeste, 184 di quella rossa e 90 della gialla a cui si aggiungono circa una cinquantina non censite per un totale di 543 nuclei, 1720 persone”. Per loro è stato previsto un contributo di autonoma sistemazione per pagare l’affitto intanto che procedono i lavori dei nuovi alloggi del progetto di riqualificazione dell’area ex lotto M. “Il problema però – ci dice Giuseppe Mancini del Coordinamento territoriale Scampia – è che al momento sono ben poche le famiglie che pur avendo il contributo hanno effettivamente trovato casa. Per stipulare un contratto di affitto molti chiedono la busta paga ma a Scampia il lavoro nero dilaga e la stragrande maggioranza di queste persone non ha un regolare rapporto di lavoro”. Poi c’è il pregiudizio. “Appena sentono che siamo delle vele ci dicono che non affittano – racconta Carmine, un abitante della ‘rossa’ a cui l’ordinanza di sgombero ha dato 20 giorni per trovare casa insieme alla moglie e ai tre figli – abbiamo avuto parecchie porte in faccia perché ci considerano il male di Napoli, ma non è solo un problema di chi lavora in nero e non ha la busta paga, non affittano nemmeno ai pensionati. Il problema – conclude – è che abitiamo qui, ormai siamo etichettati”. Le parole di Carmine sono confermate dai numeri. Su 250 famiglie che hanno chiesto e ottenuto il contributo di autonoma sistemazione poco più di una decina ha trovato casa (per lo più sul litorale Domitio) e a nulla sono valsi gli appelli lanciati dall’amministrazione comunale alla cittadinanza e nemmeno la garanzia di un aiuto economico statale che permetta a queste famiglie indigenti di pagare l’affitto pare sia servito a qualcosa.

“Ma io i proprietari di casa che non ci voglio affittare l’appartamento li capisco – ci dice la signora Maria che a breve dovrà lasciare la sua abitazione nella vela rossa – io vivo con mio figlio, ha 49 anni e lavora in nero per 150 euro alla settimana. Tu la affitteresti una casa a chi magari poi non ti può più pagare l’affitto? Certo, oggi abbiamo il sostegno economico, ma per quanto tempo?”. I timori degli abitanti di Scampia sull’ipotesi che il contributo possa venire meno nasce dal fatto che, nero su bianco, la sua copertura è prevista fino a dicembre 2024. “E’ vero, c’è una copertura dovuta a un prelievo dal Fondo di Riserva del Comune di Napoli fino a dicembre – spiega Nardella – ma questo non deve allarmare i cittadini che hanno fatto richiesta e hanno ottenuto il contributo per l’affitto perché c’è un decreto del governo che garantisce la continuità del finanziamento (che va dai 400 ai 900 euro a seconda del nucleo richiedente) fino all’assegnazione degli alloggi che saranno costruiti. I cantieri partiranno in questi giorni”. I soldi quindi ci sono, ma non è bastato ad abbattere il pregiudizio. In alternativa il Comune avrebbe potuto individuare delle strutture da affittare e assegnare provvisoriamente agli sgomberati. Ma come spiegano dall’assessorato all’Urbanistica i tempi sarebbero stati lunghissimi. Dal bando all’individuazione delle case fino all’assegnazione sarebbero passati mesi. Ma le vele andavano sgomberate subito per l’incolumità degli abitanti. Si è scelto quindi lo strumento più rapido del contributo di autonoma sistemazione.

Soldi subito in tasca alla persone che però devono provvedere da sole alla stipula di un contratto senza l’intervento dell’ente che eroga il sostegno. Sono previsti 7 milioni di euro per aiutare le famiglie a pagare l’affitto finché non saranno terminati i lavori delle nuove case. Secondo il cronoprogramma a partire da ottobre 2025 gradualmente saranno assegnati i primi 154 alloggi dei 433 totali previsti per il 2027 dal progetto ReStart Scampia. Ma l’emergenza e le preoccupazioni per i cittadini restano. “Per vedere le nuove case bisognerà aspettare da uno a tre anni – dice Carmine, abitante della vela rossa – ma visto che nonostante il contributo economico a noi delle vele le case non le affittano, tra 20 giorni – conclude Carmine – andiamo a dormire per strada visto che intanto abbiamo avuto lo sgombero e non tutti hanno parenti in grado di ospitarci?”.