Cronaca Nera

Dà fuoco alla moglie e la uccide a mani nude: fermato 65enne. Il racconto della donna prima di morire: “Mi ha chiuso nell’auto in fiamme”

È stata lei stessa a raccontare tutto alla figlia e alla polizia prima di morire in ospedale. Il marito ha dato fuoco all’auto con lei all’interno e poi – quando è riuscita a uscire dall’abitacolo – l’ha aggredita, immobilizzandola sull’asfalto e ponendole le mani intorno al collo per soffocarla. Gli agenti hanno così fermato per omicidio premeditato e aggravato il 65enne Giuseppe Lacarpia.

La segnalazione di un incidente stradale – È accaduto nella campagne di Gravina in Puglia domenica notte intorno all’1.40: la donna, Angela Turturo di 60 anni, era stata soccorsa e trasportata in ospedale. I poliziotti sono intervenuti dopo la segnalazione di un incidente stradale. Sul posto c’era una Fiat ferma di traverso sulla carreggiata avvolta dalle fiamme, mentre una squadra dei vigili del fuoco stava spegnendo l’incendio e il personale sanitario del 118 che stava prestando i primi soccorsi alla donna. Sulla strada di campagna c’era anche Lacarpia, che nella immediatezza ha riferito ai poliziotti di avere perso il controllo dell’auto che aveva terminato la sua corsa contro un muro. Quindi l’auto avrebbe preso fuoco proprio al centro della carreggiata. Infine ha detto di aver estratto la moglie dall’abitacolo. E anche l’uomo è stato trasportato in ospedale con un’altra ambulanza per lievi lesioni.

Il racconto della donna e il video – Gli investigatori hanno continuato ad indagare per accertare la dinamica. La svolta è arrivata poco dopo, quando la donna – prima di morire – ha raccontato in ospedale alla figlia e agli agenti presenti che era stato il marito a dare intenzionalmente fuoco all’auto per ucciderla e lo stesso avrebbe poi proseguito il proposito omicida, schiacciandola con il proprio corpo, cercando di soffocarla. “Mi voleva uccidere“, “Mi ha messo le mani alla gola“, “mi ha chiuso in auto con le fiamme“. Sarebbe state queste le ultime parole che Angela Turturo è riuscita a pronunciare prima di morire, svelando così alla figlia e alla polizia che quello che era successo poco prima non era un incidente. Una ricostruzione che sarebbe stata confermata anche dalle immagini che una giovane ha girato con il proprio telefonino quando si è fermata per strada perchè ha visto l’auto in fiamme, ha pensato ci fosse stato un incidente stradale e si è fermata per prestare soccorso. Le riprese mostrerebbero la brutale aggressione con l’uomo a cavalcioni della donna, stesa per terra, che infieriva su di lei.

Le cause della morte – Secondo quanto ricostruito, la 60enne era riuscita a lasciare l’auto, una Fiat, avvolta dalle fiamme. Fuori dalla vettura – e con ustioni parziali sul corpo – la 60enne è stata aggredita dal coniuge, che l’ha immobilizzata in posizione supina sull’asfalto, gravando su di lei con il peso del corpo (circa 100 chili) e posizionando le ginocchia sull’addome, esercitando, con le braccia, pressioni sullo sterno. Le susseguenti fratture costali e la frattura del corpo dello sterno hanno determinato la compressione del cuore ed il conseguente decesso della donna, per arresto cardiocircolatorio, avvenuto presso l’ospedale della Murgia.

Il tentato omicidio del figlio – La Procura di Bari ha così emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto, eseguito dagli agenti della squadra mobile di Bari e del locale commissariato, nei confronti del 65enne, che aveva precedenti per delitti contro la persona e contro il patrimonio. L’uomo si trova adesso al carcere del capoluogo pugliese. Secondo quanto trapela, Lacarpia era stato in carcere, quasi 15 anni fa, con l’accusa di avere tentato di uccidere il figlio intervenuto per sedare una lite tra i genitori. In quella occasione, il padre lo avrebbe ferito con un coltello. “Mamma mi disse che sentiva che l’avrebbe uccisa“, ha messo a verbale una delle figlie della coppia. È stata lei a raccontare agli agenti che il padre era spesso violento e che per ben tre volte la madre era finita in ospedale a causa delle aggressioni subite. “Era violento, si ammazzavano di botte“, avrebbe dichiarato sulle liti che avvenivano in casa tra i due coniugi. Sembra che le discussioni spesso fossero provocate dai debiti che l’azienda del 65enne, specializzata nell’allevamento di mucche e produzioni casearie, aveva contratto. La vittima spesso avrebbe lasciato la sua abitazione per rifugiarsi a casa delle figlie. “Stava da me o da mia sorella dieci giorni e poi tornava a casa”, ha riferito una delle figlie. L’uomo soffrirebbe di problemi neurologici per i quali è stato anche ricoverato per qualche tempo.